Le rivelazioni di Sir Nicholas

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Avevo perso l'armatura, la spada, l'onore; ero sporco e puzzavo. Mi avevano gettato in cella come un brigante, ricoperto di insulti e polvere. Non potevo cadere più in basso di così. Il mio nome non contava nulla, la mia parola non contava nulla. Che cosa potevo fare, se non disperarmi? Il viaggio del Cavaliere era stato stroncato prima ancora di cominciare. Ma da chi o cosa? Non avevo pregato abbastanza o il destino era semplicemente ingrato con me? Perché gli dèi mi punivano?
Con quelle domande in testa e il capo incassato tra le ginocchia, giacevo nelle segrete di Myr. Non ricordavo il percorso per giungere in cella, ero rimasto svenuto per tutto il tempo. Avevo ceppi alle caviglie e alle mani, catene che si aggrappavano al muro lercio e umido per bloccare ogni movimento; c'era pietra su tre lati della stanza e una serie di sbarre arrugginite sulla quarta. Oscurità negli angoli e una flebile luce dal corridoio che percorreva, presumibilmente, la prigione sotterranea per tutta la sua lunghezza.
Ero anche arrabbiato. Furioso, in realtà. L'inganno di Armando mi aveva aperto gli occhi sulla natura delle persone. Un Cavaliere non era necessariamente un individuo onesto e integro moralmente. Quel dettaglio mi disturbava e gettava ombre cupe sulla purezza del mio cammino.
Una mano delicata e dolce si posò sulla mia spalla.
« Mi dispiace che sia andata così. »
Guardai Elizabeth. Stava rannicchiata a pochi passi da me, incatenata al muro. Le escoriazioni e i lividi comparsi sulla pelle facevano immaginare le violenze che aveva subito prima di essere gettata nella cella. In pochi giorni la ragazza aveva perduto la casa, la famiglia, era stata picchiata e reclusa. Per causa mia, da un certo punto di vista. Eppure possedeva ancora la forza per consolarmi.
« Mi spiace per tutto ciò che ti è accaduto. » bisbigliai di rimando « Non lo meritavi. »
Lei sorrise e la stanza si colmò di luce.
« Tu sei un Cavaliere. Nelle tue vene scorre il sangue di nobili guerrieri. Riuscirai a cavartela. »
« Cavaliere? »
Una voce roca e strascicata proruppe da un angolo buio della cella. Osservammo con apprensione la figura di un vecchio che, zoppicando, raggiunse l'alone fosforescente delle torce per mostrarsi ai nostri occhi. Aveva gambe e braccia estremamente sottili, una pelle bruna e rossiccia, capelli bianchi e sfilacciati; lo sguardo perlaceo e traslucido evidenziava una cecità pesante.
L'anziano barcollò fino alla nostra posizione, poi cadde a terra come un sacco di patate. Mi posi davanti ad Elizabeth per proteggerla dal pazzo.
« Tu sei un Cavaliere? » biascicò il vecchio, apparentemente incolume.
« Lo sono. » risposi cauto « Inusuale, vero? »
« No. »
« No? »
« No. » confermò il vegliardo « Molti Cavalieri sono marciti in queste celle negli ultimi tempi. »
Quella rivelazione mi lasciò di stucco. Conoscevo le storie di alcuni Cavalieri che si erano macchiati di crimini contro la corona ed erano stati imprigionati a vita. Ma erano racconti passati e tali personaggi si contavano sulla punta delle dita.
« Hanno disertato? »
Il vecchietto scoppiò a ridere. Una risata rauca e priva di divertimento.
« Hanno semplicemente detto la verità. »
« La verità? Che cosa vai blaterando? »
« Che la guerra con le tribù degli Orchi Tribali è una farsa colossale, che il Re è morto e i signori feudali stanno prendendo il potere nel regno. »
« Tu sei pazzo. »
« Lo hanno detto in molti. E in molti non credono che io sia un Cavaliere. Sir Nicholas di Frescavalle. »
Un movimento impercettibile del braccio di Elizabeth mi fece intuire la verità. Non dovevo chiedere: la ragazza conosceva bene le genealogie dei vassalli del re, il loro aspetto e i tratti caratteristici. Quel lieve tocco valeva mille parole.
« Cosa ti è accaduto? » chiesi, restando comunque guardingo.
« Ho ucciso Re Borony III. »
Il silenzio calò sulla cella come un manto. Per alcuni secondi l'unico suono percepibile fu il gocciolio di una fonte lontana.
Quell'uomo aveva appena ammesso di aver assassinato il sovrano di Cardonia, Lessenia e Testenia. Tenendo fede all'incredibile e credendo alla morte del re, il mio primo pensiero fu rivolto agli dèi. Miriadi di possibilità mi passarono davanti agli occhi. Potevo seguire i principi del Codice e disprezzare Sir Nicholas...addirittura maledirlo...oppure potevo cambiare completamente ottica e rinnegare ciò che ero. Ascoltare un assassino, provare a ragionare, andando contro tutti i valori che mi avevano insegnato al Tempio di Alabastro.
« Questa informazione potrà sconvolgerti, se la prendi come unica. » proseguì l'anziano Cavaliere « Se, invece, guardi il quadro generale, potresti renderti contro di quanto è corrotto e marcio questo mondo. »
Presi fiato. L'umidità della cella mi riempì i polmoni.
« Raccontami la tua storia. »
Sir Nicholas si schiarì la voce e cominciò a parlare.
« Ero nella Legione Bianca a combattere gli orchi quando ci giunse la notizia di una breccia a Myr. Il nostro generale fu intransigente e rispedì tutto l'esercito qui, nella capitale. Fu una marcia dura e stancante. Quando arrivai, le mura erano intatte e non vi era segno di assedi o attacchi in corso d'opera. Strano, non credi? Tornammo sui nostri passi, avviliti ed esausti. A Nord di Roghestend, nella foresta, ci assalirono in gruppo. Soldati strani, mai visti prima di quel momento, con armature nere e grandi spade di ossidiana. Ci massacrarono, prendendoci sui fianchi e dalle retrovie. Quattrocento Cavalieri morirono quel giorno. Io sopravvissi miracolosamente e, insieme ad un compagno, trasportai il generale morente al sicuro. Lo portammo su una piccola collina e lo adagiammo all'ombra di un melo. »
Le palpebre di Sir Nicholas si chiusero e la sua mente si annebbiò. Attesi pazientemente che concludesse il discorso.
« La Legione Bianca era guidata da Re Borony, caduto in seguito ad atroci agonie ai piedi dell'albero. Non potemmo nulla contro la lenta ed inesorabile perdita di sangue. Noi eravamo feriti, ma restammo in piedi tutta la notte a vegliare su di lui. I guerrieri neri non si fecero più vedere. Quando all'alba ci trovarono non avevamo più forze. In seguito fummo accusati di insubordinazione e assassinio, imprigionati a vita senza processo. Così, dal nulla...la mia vita colò a picco. Non ricordo nulla di quella mattina, fatta eccezione per una forte botta alla nuca e la sensazione di cadere nel vuoto. Da allora sono qui, a marcire in cella. »
« Non...non ne sapevo nulla... »
Guardai Elizabeth per trovare una conferma. La ragazza scosse la testa mestamente, sgomenta quanto me. Se lei, che aveva lavorato nelle biblioteche reali, non conosceva quella storia, allora anche il resto della gente di Myr era all'oscuro.
Il vecchio Cavaliere ridacchiò.
« Non credo si sappia al di fuori di queste mura. Qualcuno ha preso il potere a Myr e sta muovendo i pezzi di una grande scacchiera. I signori ora sono liberi di agire come meglio credono, gli orchi non hanno più ostacoli al Sud e la Legione Bianca è stata rimpiazzata da altri soldati. E pensare che nel regno non si muove una mosca, persino qui in città pare tutto tranquillo. »
« Quindi non hai ucciso tu il Re! Hai tentato di proteggerlo! »
« Per me è come averlo fatto. Inoltre, l'accusa nei miei confronti è proprio questa. »
« Cos'è successo al tuo compagno? »
« Sir Wilson? Non ne ho la più pallida idea. »
Seguì un'altra pausa di silenzio. Se tutto ciò che aveva appena narrato Sir Nicholas corrispondeva a verità, il regno era in grave pericolo. Ma cosa potevamo fare noi dalla cella di una prigione?
Proprio in quel momento si udì un tonfo sordo e il tintinnio di un oggetto metallico che sbatteva contro il pavimento della prigione.  

La Caduta di AlexanderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora