Le Nacchere

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La foresta si diradò molto rapidamente, cedendo il passo ad un terreno più desolato e infertile. Daratan apriva la fila, le ampie falcate che superavano persino i massi più grandi; seguiva Elizabeth, sporca e affaticata per la fuga; infine, altrettanto malconcio ma non così esausto, veniva il sottoscritto. Con un occhio tenevo sotto controllo il sentiero da cui eravamo appena sbucati, con l'altro tentavo di assicurarmi che Elizabeth non scivolasse o mettesse un piede fuori posto. La strada, se così poteva essere definita, s'inerpicava come un serpente sulla collina rocciosa oltre la foresta. Il suolo accidentato e le numerose frane rendevano insicuri tutti gli appoggi. Persino il sole aveva deciso di renderci la vita difficile, accennando un rapido tramonto.
« Rallenta il passo, Daratan! Se proseguiamo in questo modo rischiamo di precipitare! » urlai.
Era Elizabeth che mi preoccupava: le caviglie deboli e i piedi scalzi potevano rivelarsi fatali per la ragazza. Ma Daratan non accennò a diminuire l'andatura; balzò invece su un macigno grande quanto un orco e si voltò per scrutare l'orizzonte.
« Girati, Alexander, e dimmi se intendi fermarti ora. » borbottò mio fratello, riprendendo immediatamente la fuga.
Mi girai, seguendo involontariamente il comando. Un brivido gelido mi corse lunga la colonna vertebrale. Boccheggiai.
Dalla schiera di aceri variopinti era appena fuoriuscita una creatura orribile: assomigliava molto ad un cane di grossa taglia dal pelo scuro, ma possedeva ben quattro paia di zampe chitinose e una testa da scorpione. La coda, che si agitava freneticamente, culminava con un pungiglione di un accesso blu elettrico. La mascella del mostro scattava e i suoi occhi rossi, sei in tutto, dardeggiavano nella mia direzione.
Poco dopo, altre tre creature identiche alla prima sbucarono alla luce rossiccia del tramonto e si cimentarono nella scalata della collinetta. Parevano a loro agio sul terreno in salita.
« Da q-quando... » il fiato era evaporato improvvisamente dai miei polmoni « ...da quando la Legione usa le Nacchere? »
"Nacchere" era il nome affibbiato dalla gente a quelle bestie metà cane e metà scorpione, principalmente per via del rumore che producevano quando erano in movimento. Un suono secco e ritmato, quasi musicale.
Clap, clap, clap. Ad ogni clap il mio cuore perdeva un battito.
Anche Elizabeth roteò appena il capo, incuriosita da quell'insolita canzone. Riuscii a vedere le sue pupille restringersi, le palpebre alzarsi e le labbra dischiudersi. Aveva delle belle labbra...per tutte le lame, come mi venivano in mente certe cose?
« Corri Elizabeth! Corri! » sbraitai al vento.
Daratan stava già in cima alla collina e guardava verso di noi con apprensione; tendeva entrambe le braccia come se potesse aiutarci o darci una spinta. In quel momento, tuttavia, l'unica possibilità di salvezza risiedeva nella forza delle nostre gambe.
I muscoli delle cosce dolevano e bruciavano, ma il ritmo prodotto dalle Nacchere in qualche modo mi fece andare più veloce. Tentai di ignorare la fatica che, lentamente e inesorabilmente, consumava le mie energie. In poco tempo raggiunsi la stessa altezza di Elizabeth: la afferrai per un braccio e cominciai a trascinarla su per il pendio. Lei emise parecchi gemiti perché i piedi strisciarono più volte contro le rocce sul terreno.
« M-mi dispiace...d-devo f-farlo... » balbettai.
Insieme percorremmo un buon tratto di strada in salita, sbatacchiando da una parte e dall'altra. Ma ogni centimetro percorso era insignificante rispetto ai diversi metri che le Nacchere guadagnavano ogni secondo che passava. Avevo il fiato corto e percepivo chiaramente il peso di Ambrinxer sulla schiena umida. Potevo estrarla e affrontare i mostri...no, idea stupida...erano in troppi e dovevo proteggere Elizabeth. La ragazza sembrava ormai più svenuta che presente; il suo respiro era simile ad un rantolo e le dita dei piedi sanguinavano copiosamente. Mi domandai, all'improvviso, che cosa stessi facendo. Era tutto inutile...
Clap, clap, clap.
Vicinissimi. Mi voltai un istante e distinsi chiaramente i tratti mostruosi e brutali delle Nacchere. Avevano la bava che colava dalle mascelle frontali, pregustavano il pasto imminente. La Legione Bianca non ci stava braccando, voleva la nostra morte.
Con uno sforzo privo di senso, diedi una vigorosa spinta ai fianchi di Elizabeth per farla andare un po' più su. Poi, maledicendo Armando e il suo esercito di codardi, afferrai l'elsa di Ambrinxer e mi voltai per affrontare le bestie.
« Vi ucciderò..dannati mostri... »
Sapevo di non poter vincere. Nemmeno al pieno delle forze sarei riuscito a destreggiarmi nel mezzo di tutte quelle zanne. Rimasi immobile e in posizione finché la prima Nacchera non fu a portata di balzo. Ecco che piegava le zampe posteriori, i sei occhi bramosi, le mascelle scattanti. Ecco che saltava, dispiegando le chele.
Ricevetti, improvvisamente, uno spintone. Ruzzolai su un fianco, prendendo una botta alla spalla destra. Maledizione: non avevo notato l'altra bestia in manovra di aggiramento.
Mi risollevai velocemente per parare il prevedibile attacco.
« VAI! » urlò un esausto Daratan. Era sceso dalla cima della collina e impugnava la lunga spada con entrambe le mani. Menava colpi spaventosi in un arco piuttosto ampio dinnanzi a sé. Le Nacchere, riunitesi per assaltarlo, provavano a rompere la difesa del colossale guerriero con finte e accerchiamenti. Gli animali parevano furiosi del mancato banchetto.
« VAI! ALEXANDER, VAI! » urlò nuovamente mio fratello.
« Daratan...io... »
Daratan tentò un affondo a sorpresa, ma la Nacchera più vicina scartò agilmente di lato.
« SCAPPA! Ti raggiungo appena mi libero di questi schifi. »
Era un bugia.
« Daratan, tu hai l'arma segreta...quella di cui mi parlavi nella foresta... »
« Non preoccuparti, è al sicuro... » borbottò mio fratello, tra una stoccata e l'altra « ...raggiungi il forgiatore Tor'Kha, lui saprà guidarti. »
Mi sollevai sputando polvere e raggiunsi la figura distesa di Elizabeth. Misi le mani attorno alla vita della ragazza e, con uno sforzo enorme, la sollevai da terra per adagiarla sulla spalla sana. Facendo molta attenzione, cominciai a risalire faticosamente la collina.
Percepivo chiaramente i rumori dello scontro che infuriava poco più in basso. Le Nacchere erano furibonde e i gemiti di Daratan si facevano più frequenti. Un ruggito agghiacciante seguì un urlo vittorioso del cavaliere: aveva colpito una delle creature. Le mie gambe guadagnarono forza e il mio cuore recuperò un poco di speranza. Giunsi sulla cima della montagnola di roccia e fissai il paesaggio che si estendeva oltre. Una landa desolata, priva di alberi, erba e villaggi, una piana grigia immersa in una debole foschia. Cominciai la discesa mentre Elizabeth mugugnava e si lamentava.
Alle mie spalle il clangore di spada e chele si affievolì lentamente. Quando superai il primo banco di nebbia, i rumori cessarono del tutto.
Piansi come un bambino mentre il sole tramontava all'orizzonte.

La Caduta di AlexanderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora