Ottava lettera.

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3 luglio. Ore 10:00 p.m. Scottsdale - Arizona.
Hem...
Okay Ro, lo so, tre lettere in un giorno forse sono tante ma ho bisogno assolutamente di raccontarti al più presto cosa è successo dopo che ti ho scritto la settima lettera.
Se ti ricordi, ti avevo scritto di aver sentito dei passi. Infatti, era appena tornato Lewis che aveva avuto la bella idea di venire in giardino, dove stavo io in quel momento. Così, appena lo vidi arrivare, presi velocemente la settima lettera e la penna con la quale ti stavo scrivendo e nascosi tutto velocemente dietro ad un cespuglio (non voglio che Lewis sappia che scrivo lettere alla mia io futura, mi prenderebbe per matta) e iniziai a far dondolare le gambe che penzolavano fuori dal muretto, battendo ogni tanto i talloni sui mattoncini. Appena mi vide, attaccò bottone :
L : Ehy.
R : Ehy ciao.
L : Che fai?
R : Stavo osservando il tramonto... Come è andato il pomeriggio?
L : Malissimo... Come al solito...
R : Che è successo??...cioè,  se vuoi parlarne...
Come posso essere tanto indiscreta a volte?
L : Mh.. Ma si dai, penso di aver bisogno di sfogarmi un po' e poi del resto tu sei mia cugina quindi...
Sono uscito con i miei amici e ci ho litigato, praticamente abbiamo fatto a botte ma per fortuna non è durata molto la rissa...
Solo in quel momento notai un livido sopra il sopracciglio sinistro, come avevo fatto a non notarlo prima? Forse ero troppo persa nei suoi occhi nocciola intensi... Ma che cavolo sto dicendo (o meglio dire, scrivendo)?
Ro, regolati.
R : Oh mio Dio, e quello?
Dissi indicando il livido che si era procurato.
L : No, non è niente in confronto ai "premi" che ho guadagnato le altre volte.
Le altre volte?
R : Fai spesso a botte?
L : No, non proprio spesso... Quando litigo di cose serie...non perché mi piaccia risolvere i problemi con le mani, ma con alcuni ragazzi non si puó ragionare a parole e bisogna difendersi.
R : Ah capisco... E tua mamma l'hai vista?
L : Purtroppo no, sono andato a cercarla ma non era a casa... Ho chiesto ai vicini e mi hanno detto che era uscita stamattina. Uff... Mi sarebbe anche piaciuto vedere Blue...
R : Mi dispiace tanto Lewis...
Mi lasciai trasportare dall'istinto e lo abbracciai.
R : Cosa fai di solito quando sei triste?
Dissi ancora fra le sue braccia.
L : Beh... O ascolto la musica o canto io qualche canzone.
Disse staccandosi.
R : Davvero?  E ti andrebbe di cantarmi una canzone adesso?  Ti preeego. Ho troppa voglia di sapere come canti.
Le parole mi scivolarono via dalla bocca senza pensare. Lui guardò prima me, che ero con le mani congiunte in preghiera, poi guardò il tramonto.
L : E va bene. Aspettami qui.
Io battei le mani emettendo un gridolino di felicità e lui fece un sorrisetto compiaciuto. Mentre aspettavo che tornasse Lewis, io ero un mix di ansia-curiosità-disagio-felicità-stress. Ero troppo curiosa e contenta di sentirlo cantare, ma allo stesso tempo un po' a disagio e in ansia. Infatti mi domandai : e se non mi piacesse come lui canta?
Dopo qualche minuto arrivò il ragazzo castano dagli occhi nocciola che si sedette vicino a me, con le gambe incrociate e la chitarra fra il busto e le cosce, e disse- questo pezzo si chiama "Paradise". Appena iniziò a cantare, subito mi ero innamorata di quella canzone, ma sopratutto, di quella voce. La musica era bellissima, la sua voce calda e melodica era un sogno e il testo meraviglioso. Era ricco di frasi d'amore e si chiedeva spesso cosa fosse il vero paradiso ( "what is the real paradise? "). Ero affascinata nel vederlo e ascoltarlo cantare e quando si faceva scappare qualche suo sorrisetto, non potevo non notare la sua meravigliosa fossetta. Ero stregata, stregata da lui. Quando finì la sua esibizione io non seppi che dire. Mi lasciai scappare un "wow" e lui sorrise. Poi iniziò a fissarmi e così io abbassai lo sguardo arrossendo. Il sole era appena tramontato e così alzai la testa per vedere piano piano il cielo diventare scuro, quando Lewis si avvicinò di scatto verso di me, mi prese il viso con le mani e mi diede un dolce e intenso bacio. Io non opposi resistenza. Sto dando il mio primo bacio, pensai. Sto dando il mio primo bacio a Lewis, mi ricordai. Sto dando il mio primo bacio a mio cugino, realizzai. A quel punto mi staccai da lui, ci guardammo qualche instante confusi, io mi alzai di scatto e corsi verso la mia stanza come una cretina. Lui rimase per un attimo immobile,  ma poi incominciò a seguirmi. Non fece in tempo a raggiungermi che io mi ero giá chiusa in camera. Urlò dall'altra parte della porta il mio nome, ma io non risposi. Lo urlò altre quattro o cinque volte e a quel punto dissi "lasciami da sola, ti prego". Lui non rispose e se ne andò.  Iniziai a piangere e sto piangendo tutt'ora.  Non è possibile che mi abbia baciata, avrà agito di impulso, è impossibile che lui provi qualcosa per me. Sono sua cugina cavolo. Però.. Se devo essere sincera... Quel bacio mi è piaciuto. No,  Roxanne no. È tuo cugino, basta. Devo dimenticare tutto,  devo dimenticare lui. Non andremo mai da nessuna parte noi due, meglio che non mi illuda.
Fine ottava lettera di Roxanne.

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