24. Tutte le lacrime che puoi versare

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Conduci la mia anima nella notte,
Possano le stelle guidare il mio cammino
Glorificato nel mio obbiettivo
Quando le tenebre prenderanno il giorno.

Intonate un canto, un canto di vita
Fatelo senza rimpianto
Dite a coloro che ho amato
Che mai li lascerò.

Il corpo cadeva docile dalla torre, un'intera vita finita in pochi secondi. La veste che si muoveva, tremule sotto i pochi spifferi di vento. Il tonfo sordo a terra, il rumore delle ossa che vanno in pezzi. Poi le urla, il dolore...sembrava che anche la foresta avesse percepito cosa fosse appena accaduto. I passi riecheggiavano tra le mura del castello. Distruzione, terrore...è questo che alimenta la guerra. Paura.

Il serpente si intrecciava nelle sue spirali, mentre il teschio dal quale era uscito svettata dalla torre di astronomia. Il nero degli occhi era profondo come le tenebre dell'inferno. Non era lo stesso colore degli occhi di Severus, era un nero che preannunciava la morte.

Il teschio si illuminò man mano che le bacchette venivano alzate in cielo, una lacrima scese sulla guancia della giovane che si affrettò ad asciugarla. Ben presto il marchio nero scomparì tra le nuvole mentre il rumore di un duello proveniva da poco lontano. Una vampata di fuoco incendiò qualcosa in lontananza. La casa di Hagrid era avvolta dalle fiamme mentre l'urlo disumano di Bellatrix rompeva la quiete del bosco.

I mangiamorte vennero verso di loro, Draco veniva trascinato per una manica da Piton. Severus mandó il ragazzo da Gideon e poi si girò verso Arya. La maschera del freddo mangiamorte era ben calata sul suo volto, cinico ed inespressivo. Eppure dentro gridava, in battaglia con se stesso.

-Portus- sussurró Arya e i suoi amici fecero lo stesso. Quando ognuno fu al suo posto le passaporte entrarono in azione, portandoli via da lì.

Arya e Severus atterrarono in un prato, la giovane guardò verso il cielo puntellato di stelle. Dopotutto era una notte stupenda.

Il mago entrò in una piccola casa tra gli alberi, la giovane lo seguì, posando la borsa all'entrata.

Un rumore di vetri infranti sferzò il silenzio, come una pugnalata nel cuore. Arya sussultò. Non perché non se lo aspettasse ma perché sentì il dolore che il mago stava provando come fosse il suo. Entrò nel piccolo salotto, mentre Piton faceva cadere a terra un vaso riposto su una mensola.

-Severus-

-Lasciami solo-

-Così puoi finire di distruggere tutto ciò che trovi a tua disposizione?-

-Williams vai fuori-

Il mago si girò verso di lei, aveva le pupille dilatate e uno sguardo folle, arrabbiato.

Arya mosse un passo nella sua direzione.

-Non avvicinarti-

Ne fece un altro.

-Williams-

-Severus- disse lei, sussurrando il suo nome dolcemente.

-Non voglio farti del male, vai via-

-No-

Arya arrivò davanti a lui e gli prese una mano, stringendola forte.

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