Capitolo 4

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Un'altra giornata ha inizio. Esco di casa con la cartella in spalle e mi incammino verso scuola. Osservo le persone che camminano, tutti indaffarati, chi con il cellulare tra le mani, chi con delle carte tra le mani, chi è di fretta per la scuola e chi per il lavoro. Poi vedo la strada piena di macchine imbottigliate nel traffico. Le persone hanno trovato nelle cose la loro comodità, i valori non esistono più ora conta solo una cosa, gli effetti materiali, e più precisamente il denaro. Ho sentito fatti allucinanti e tutti riguardanti il denaro. Persone che uccidevano la propria moglie, il proprio padre, la propria madre, il proprio fratello. Il denaro ci porta in fondo, dove non c'è via di scampo. Io pagherei tutti soldi e l'oro di questo mondo per riavere mia madre, per poterla abbracciare e sentire di nuovo il suo profumo, il suo calore.

Non mi fido di questa gente che mi sta camminando affianco, possono pugnalarti alle spalle senza pietà. Non credo che ci sia solo buono in noi. Dove c'è il buono c'è sempre e comunque anche il male. C'è chi il buono lo seppellisce per dare spazio al male, oppure chi fa il contrario. Ma molte persone scelgono la via del male. Perchè è quella più facile e meno complicata. Il male si può fare sia fisicamente che con le parole. Il male è la via dove ci sono meno insidie, dove si combatte di meno. Io non faccio parte di nessuna delle due vie e non ne ho seppellito una per dare spazio all'altra. Semplicemente io le uso entrambe.

Scorgo la grande struttura della mia scuola. Anche se la definiamo un inferno, l'istruzione è la miglior arma per distruggere l'ignoranza. L'ignoranza è il peggiore male che si può usare. Quando le persone sono ignoranti non ragionano, non usano il proprio cervello ma si fanno ingannare e usare facilmente.

"Hei Al."

"Kim." La saluto andandole incontro.

"Sta sera c'è una festa, tu verrai con me."

"Non lo so, non mi piace tutto quel casino."

"Oh è il momento di divertirsi un po'. Tu ci vieni e basta e non dire che io non mi faccio comandare da nessuno e bla bla bla."

Mi conosce troppo bene.

"Va bene Kim vengo a questa stupidissima festa, dove ci saranno miliardi di teste vuote che si ubriacheranno fino a vomitare l'anima, e altri miliardi di ragazzi che pomiceranno fino a riprodursi."

"Dio Al." Mi richiama.

"Che c'è ho detto solo la verità." A volte è troppo ingenua per tutto questo.

Ci avviciniamo al cancello della scuola e vedo ancora quel ragazzo seduto su quella panchina. Ancora il cappuccio e gli occhi bassi. Mi domando tanto che cosa fa, se è un lavoro quello di stare seduto su una panchina per un'intera mattinata. Distruggo quei pensieri per non fare qualcosa di stupido ed entro a scuola al suono della campanella. I ragazzi non entrano come mandrie impazzite come quando escono, ma vanno con calma aspettando quasi che un angelo li riporti nel loro letto.

***

"Al ci vediamo sta sera, ti vengo a prendere io." Mi saluta Kim con un bacio.

Sbuffo e ricambio il suo abbraccio. Le faccio un cenno come saluto e vado dritta alla biblioteca.

Sulla strada che porta alla biblioteca noto un birrificio, una persona a me familiare è seduto sulla sedia con la testa appoggiata al bancone. Sospiro pesantemente e mando un messaggio alla libraia dicendole che sarei arrivata con qualche minuto di ritardo.

Entro nella struttura e una puzza di alcool mi investe, facendomi tossire e quasi vomitare. Mi avvicino al barista con passo spedito.

"Quanto ha speso questo signore?" Domando.

Troverò la luce nel buio del tuo cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora