Capitolo 11

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Un uccellino solo, con un'ala spezzata per colpa della discesa in picchiata sbagliata. Si è scaraventato a terra perdendo l'equilibrio quasi perfetto dello svolazzare delle ali. Adesso è a terra, solo, e cerca in tutti i modi di rialzarsi, con tutte le forze rimastagli. Non piange, non chiede aiuto, non esterna le sue sofferenze, ma è lì immobile sperando nelle sue capacità per alzarsi e ritornare libero di volare e di sentire l'ebrezza del vento.

Dopo un po' riesce a mettersi in piedi con le sue zampette, facendo fatica per colpa dell'ala spezzata. Anche se con fatica è riuscito a mettersi in piedi senza all'aiuto di nessuno se non di se stesso.

Mi ricorda tanto me, così testarda e complicata. Complicata al punto di non riuscire a capirmi nemmeno io. Sono l'imperfezione in persona, ho mille difetti e qualche pregio che si può contare sulle punte delle dita.

Sono permalosa, schietta, amo la follia e le cose più complicate che ci siano. Mi piace poter lottare per avere una cosa e prendere la strada più difficile. Sono uno spirito libero e amo poter fare le cose più folli e impensabili, mi piace sorprendere e far restare tutti con gli occhi spalancati e la bocca spalancata. Odio le persone che cercano anche soltanto di provocarmi per ottenere una mia reazione, cosa che non avranno mai. In questi casi divento completamente un'altra persona, fredda e distaccata, dura e completamente menefreghista. Odio che qualcuno mi metta i piedi in testa tentando di calpestarmi, questa sarà una cosa che mai a nessuno riuscirà.

Mai nessuno riuscirà a controllarmi o a darmi ordini, semplicemente nessuno sarà mai capace di rammollirmi o indebolirmi a suo piacimento.

Mi fermo vicino ad un albero per prendere fiato. La corsa mattutina mi ha stancata contando il fatto che non sono riuscita a chiudere occhio. Ho pensato a tutta la sera alla conversazione tra me e Bradley. Ci azzecca sempre, riesce sempre a capire tutto e questo non mi piace. Mi mette terrore che qualcuno possa trovare qualcosa dietro la mia fortezza di cemento e la mia difesa di indifferenza e menefreghismo. Eppure io ho paura che lui possa sciogliere tutto, tutto quello che mi ero creata con sudore e fatica. Ma io non posso permetterglielo.

Indurisco il mio sguardo e incomincio a correre ancora più veloce. Non sento più le gambe e ho voglia di correre ancora più forte. L'aria mi manca ma io non voglio mollare, voglio essere libera per una volta. Evito per poco una coppietta di anziani, e questo mi fa cadere facendomi girare su me stessa. Sento un dolore cane dappertutto e gli anziani chiedermi se mi sono fatta qualcosa. Liquido velocemente la coppia e mi sdraio a pancia all'aria fregandomene minimamente di essere su un marciapiede.

Cerco di regolarizzare il mio battito facendo lunghi sospiri e dopo un po' ci riesco. Ho voglia di fare qualche pazzia, di sentirmi desiderata per una volta.

Prendo il cellulare che fortunatamente non si è fatto nulla e inoltro la chiamata con Kim.

Dopo due squilli risponde.

"Hei come mai mi chiami a quest'ora."

"Ti va di fare pazzie sta sera con me?" domando ancora con un po' di fiatone.

"Stavi correndo?"

"Sì allora?"

"Emh...Okay." Dice alla fine un po' titubante.

"Sta sera mettiti qualcosa di corto, facciamo impazzire un po' di teste. Ti vengo a prendere io, preparati."

"Dove andremo."

"Il bar dell'altra volta ci vediamo dopo." Chiudo la chiamata.

Non so perché voglio andare proprio in quel locale, ma so per certo che ci troverò anche Bradley ed io voglio che tra le teste da far impazzire ci sia anche lui.

Troverò la luce nel buio del tuo cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora