Capitolo 9

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Esco dalla scuola sospirando, respiro a pieni polmoni la fresca aria autunnale. Chiudo gli occhi e mi sento più rilassata. Il vento mi smuove i miei capelli rossi, mentre ho ancora le palpebre serrate. Questo è uno di quei giorni che non mi va di fare nulla se non rintanarmi nella mia cameretta e restarci. Sento uno sguardo bruciare e perforarmi la pelle. Non accenno ad aprire gli occhi, so di chi è quello sguardo e non voglio ancora beccarlo con le mani nel sacco. Non capisco perché è sempre fuori quel vico ogni volta che lo vedo, non lo capisco e questa cosa non mi piace. Non mi piace non riuscire a capire. Vuole entrarmi nell'anima, ma la mia anima è chiusa ed impenetrabile. Apro i miei occhi grici e lo fisso, lui fa altrettanto. Mi squadra da testa a piedi e io non mollo il suo sguardo. Oggi indosso un paio di jeans strappati, una maglietta a mani corte con sopra un giubbino di jeans e le mie all star. Mi sento infastidita dal suo sguardo eloquente che non cessa a mollare.

Però poi i miei occhi vanno a finire su un'altra figura un po' più distante da me. Lo vedo appoggiato ad un muro mentre fuma una sigaretta indisturbato, è James. Ha dei lividi sparsi per la faccia e un occhio un po' malandato. Stringo i pugni perché mi sa che ho scovato l'aggressore. E mi sento stupida a non averci pensato prima. I miei occhi scommetto sono diventati più scuri, sintomi della rabbia trattenuta, quella rabbia che sta uscendo come un mostro da me. Mi avvicino con passo svelto al coglione e senza che mi faccio notare gli getto la sigaretta a terra. Dapprima fa uno sguardo arrabbiato ma poi quando scopre chi è che ha compiuto quel gesto strabuzza gli occhi, quasi come se fosse spaventato.

"Bene, bene. Qualcuno qui si è conciato male." Esibisco il mio sorriso finto. "Sai chi mi ha fatto questi?" domando con fare innocente facendogli vedere alcune cicatrici che sono rimaste.

Lui scuote la testa ed incomincia a tremare guardando i miei occhi. Nessuno mi ha mai visto incazzata nera, e adesso mi sembra la volta di esserlo.

"Ah no? Che c'è hai perso la lingua James, vuoi che te la ripeschi?" Con uno scatto gli tiro la lingua fuori mentre incomincia ad urlare per la sorpresa.

La stringo tra le mani facendolo ancora più male, poi gli e la lascio e mi pulisco sulla sua maglietta.

"E pure credo che sei stato tu a farmeli quelli. Anzi senza il credo."

"Johnson sei solo una mocciosa, te la meritavi quella lezione. Vuoi fare tanto la dura ma poi alla prima occasione ti fai prendere a calci in quel magnifico culetto."

Queste sue parole fanno accrescere dentro di me l'ira. Non doveva proprio dirlo!

Con tutta la forza che ho gli do un calcio lì dove non batte il sole. Lui geme dal dolore e fa per accasciarsi ma io lo tengo saldo per la maglietta.

"Ripeti quello che hai detto se ne hai il coraggio, oppure puoi dire addio al tuo giocattolo."

"Sei-i so-olo u-na m-occiosa." Balbetta preso dal dolore.

Gli sferro un altro calcio e lui geme ancora più forte. Incomincio a prenderlo a pugni e non riesco a fermarmi. Sento le parole di Jim rimbombarmi nelle orecchie. Io non voglio uccidere nessuno.

Vedo nero, anzi rosso. Le fiamme dentro di me si accendono e mi duole tutto, ho come mille fitte nello stomaco, me lo stanno lacerando. Qualcuno mi tira su. Vedo ancora rosso e non riesco a calmarmi.

Mi appoggio a un muro e chiudo gli occhi.

Li riapro e non mi piace affatto quello che vedo. James a terra con le mani sul suo "giocattolo" e la faccia piena di sangue mentre si contorce dal dolore. Non mi sento affatto dispiaciuta per lui e ho ancora dentro di me un moto di rabbia per quello che mi aveva fatto.

Troverò la luce nel buio del tuo cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora