Capitolo uno.

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Alzai lo sguardo verso l'orologio e vidi che erano le 12, rivolsi poi uno sguardo a Dinah che dormiva ancora, probabilmente troppo stanca dalla sera prima. Ormai non avevamo più orari, andavamo a letto quando ci pareva e ci svegliavamo quando ci pareva. Come al solito avevamo bevuto, ci eravamo fatte ed avevamo scopato.
-Buongiorno.- le sorrisi non appena notai che si era svegliata.
-Buongiorno.- ricambiò il sorriso, guardandomi come se fossi la cosa più bella del mondo.
Lei mi guardava sempre in quel modo, ed io adoravo vedere quanto le piacessi, stavamo insieme, però da parte mia non c'era poi amore, era più grande di me, era bellissima, aveva un auto, potevo drogarmi senza cacciare un soldo, ero libera di bere e potevo scopare con lei ogni volta che mi pareva; amavo più ciò che mi dava, che lei. Ne era consapevole, ma sperava sempre di riuscire a farmi innamorare. Per lei avevo perso tutto. I miei quando scoprirono del mio essere lesbica, mi cacciarono di casa e mi dissero di non farmi più vedere, così venni a vivere qui con lei.
Sono ormai tre anni che non vedo più la mia famiglia, nessuna chiamata, niente, non mi hanno cercata, mi odiavano e basta.
Sinceramente però non mi importa più, lei è diventata la persona che si prende cura di me, mi è rimasta solo lei.

-Vado a preparare la colazione?- chiese, sorridendomi.
-Sì, grazie.- dissi, per poi prendere il suo viso tra le mani e baciarla.
Lei mi sorrise staccando il bacio. -Cerca di non farmi eccitare di prima mattina.-
-Vuoi un po' di tregua eh?- Risi, ripensando alla sera prima.
-Beh, sì.- rispose alzandosi dal letto. Indossò la sua solita larga canotta bianca che lasciava intravedere i capezzoli. Aveva i capelli scompigliati e gli occhi stanchi, ma era comunque bellissima. Mi morsi il labbro inferiore nel vedere quanto fosse sexy. -Non mangiarmi con gli occhi, piccola.- Rise, per poi uscire dalla stanza.
Mi alzai dal letto, non appena lei andò in cucina, presi la mia t-shirt e la indossai insieme ai miei pantaloncini, leggermente trasparenti. Andai poi in bagno, mi diedi una sistemata ai capelli e poi mi lavai i denti.
Raggiunsi Dinah in cucina e la vidi preparare delle crêpes. -Crêpes? Di prima mattina?- chiesi. -Beh, di prima mattina proprio non direi, ma sì, non ti vanno?- chiese, un po' nervosa, pensando di aver fatto qualcosa di sbagliato. Era sempre così agitata, voleva sempre essere perfetta per me. -No, cioè sì, le voglio. Sta tranquilla.- le sorrisi. Lei si tranquillizzò e continuò a friggere. Andai dietro di lei e la abbracciai dai fianchi, poggiando la mia testa sulla sua spalla. -Ti amo, Lauren.- mi sussurrò, avvicinandosi alle mie labbra per baciarmi. La baciai, evitando così di rispondere, cercai di approfondire il bacio, ma lei si staccò. -Vorrei fare colazione.- mi riproverò. -Sì, scusa.- dissi, staccando l'abbraccio. Mi sentivo una merda, perché infondo io tutto quell'amore non lo meritavo, e sopratutto perché io non riuscivo a provare lo stesso, mi piaceva, ma nient'altro. Però ero troppo egoista per mollare tutto.
-Sono pronte!- esclamò porgendomi una crêpes ripiena di Nutella. Iniziai a mangiarla, senza dire niente. -Ah, amore, stasera ci hanno invitate ad una festa, o meglio, ad una cena.- Disse lei, con la bocca piena di crêpes. -Chi ci ha invitate?- chiesi, cercando di scacciare via i miei soliti pensieri. -Micheal, il tizio dai capelli colorati.- rispose lei, mangiando l'ultimo boccone di crêpes. -Ah, e chi ci sarà?- chiesi, incuriosita. -Non lo so, vuole fare una cena con tutti gay, lesbiche, insomma quel genere.- Rispose. -Ah, ma come mai?- chiesi ancora. -Non lo so, è un tipo strano.- rispose.

***
Ero ancora immersa nei miei pensieri, oggi continuavo a farmi schifo. -Ehi, Lauren, va tutto bene? Oggi ti vedo un po' strana.- Disse Dinah, avvicinandosi a me. -No, ehm, va tutto bene.- Risposi. -Sicura?- chiese ancora. -Sì, sicura.- risposi fredda. -Vieni a fumarti un po' di hashish con me dai, così ti calmi un po'.- Disse, mostrandomi i grammi presi qualche giorno fa. -Forse e la cosa migliore.- Risposi, prendendo le cartine dal cassetto del mio comodino. Gliele passai, e lei ne rollò due. La presi tra le labbra, avvicinai l'accendino ad essa, lasciai che il fuoco la facesse accendere per bene e poi passai a Dinah l'accendino. Aspirai il primo tiro, sempre la stessa sensazione. Sentivo il mio corpo rilassarsi ad ogni tiro. Davanti a me vedevo Dinah, avere un aspetto sempre più assonnato ed i suoi occhi diventare sempre più rossi, poi non capii più niente, stava facendo effetto. Dinah, si avvicinò a me ed iniziò a toccarmi. Sapevo già come sarebbe finita, anche stavolta ero finita a farmi per scappare dai miei pensieri, che mi logoravano dentro.

Stanza 147. // CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora