Capitolo tredici.

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Erano diversi giorni che ero lì, continuavo ad essere tormentata, non mi stavo poi godendo questa felicità. Provai a parlarle ma lei mi abbracciò e cercò di tenermi tranquilla, ci riuscì, per qualche minuto, poi i miei pensieri tornarono a tormentarmi, ma li scacciai come potevo. 
-Ehi, Laur. Diamo una festa?- Chiese, sorridendomi. -Ehm, e Dinah?- Le chiesi, impaurita. -Be' non la invitiamo.- Disse, incupendosi. -Sai che nelle feste si intrufola chiunque.- Le dissi. -Ma io sono stanca, sono settimane che ci nascondiamo qui, non voglio nascondermi. Voglio dare una festa e divertirmi, con te.- Mi disse, nervosa. -Non fare così, io ho paura di Dinah. Okay? Ho paura possa farti qualcosa.- 
Cercai in tutti i modi possibili di farle capire quanta paura mi facesse Dinah, ma non sembrava spaventata quanto me, così mi arresi. -Okay, daremo questa festa.- Sbuffai. Lei mi saltò in braccio e mi baciò. -Grazie, Laur, grazie. Ti amo così tanto.- Disse, tra un bacio ed un'altro. -Ora avviso Normani, Ally, Micheal, Dave e gli dico di portare degli amici.- Disse, prendendo il cellulare. -Per stasera? mh, pensi saranno pronti o insomma che non abbiano impegni?- Le chiesi, stranita. -Ma no, li conosco bene, e non diranno mai di no ad una festa qui, a casa di Normani.- Mi sorrise. Ero felice di vederla così esaltata. 

***
Come voleva Camila, tutti vennero a questa festa. Eravamo veramente in tantissimi, e Camila non pensava solo a me, come speravo, lei aveva più voglia di ballare, di divertirsi, mentre io se non bevevo o fumavo ormai, non riuscivo più a divertirmi. Ed odiavo questa situazione. Io sono semplicemente qui, seduta, sul divanetto a guardarla, è così bella mentre balla, mi sorride ogni tanto, mi ha chiesto di ballare spesso ma ho sempre rifiutato. Feci segno a Camila di andare a prendere qualcosa da bere, lei mi sorrise e mi disse di tornare presto. Speravo sul serio che bevendo, sarei riuscita a sciogliermi un po'. 
Andai in cucina, e presi una vodka dal bancone, posizionato accanto alla finestra. Non sapevo se attaccarmi alla bottiglia e bere finché non avrei ricordato  il mio nome, o tenermi stabile. Mi attaccai alla bottiglia senza pensare ed iniziai a bere. Bevvi circa mezza bottiglia di vodka e poi tornai da Camila. Mi avvicinai a lei che era ancora lì a ballare. -Me la lasci?- Chiesi a Normani, ridendo. -Uhm, certo.- Disse. -Amore.- Sorrise. La abbracciai e davanti a tutti la baciai. -Ma quanto hai bevuto?- Mi chiese, staccandosi. -Un po', ma ora non pensarci. Balla con me e basta.- Le dissi. Il suo viso un po' si spense, forse si stava pentendo di aver organizzato tutto questo. La presi ed iniziammo a ballare sul ritmo di quella musica, lei era fredda, ma lasciai stare. Mentre ballavamo guardai tra le altre persone che erano lì, e notai un amico di Dinah, salutarmi, ricambiai. Camila mi guardò un po' delusa. Ma continuai a lasciar stare. -Vado a prendere qualcosa da bere.- Disse, fredda. -Vengo con te.- Le dissi, ma lei mi bloccò. -Faccio da sola, torno subito.- Disse, freddamente. Lo sapevo quello sguardo. La delusione, l'incazzatura, e chi più ne ha più ne metta. Mi resi conta di essere rimasta da sola, tra tutte quelle persone che ballavano con qualcuno. Sembrava una di quelle feste a cui andavo con Dinah, un po' di nostalgia si fece spazio nel mio petto. Lei non mi faceva sentire così in colpa quando bevevo, accettava le mie stronzate, anzi le faceva con me. In fondo, mi sento in colpa solo perché l'ho delusa, e non dovrei deluderla, visto che la amo. Mi faccio schifo. Chiesi una sigaretta a qualcuno che era lì in mezzo, Dave credo, ed andai fuori a fumarla. -Hey- mi richiamò qualcuno. Quella voce mi era familiare, così rivolsi uno sguardo alla ragazza e notai che era Dinah. -cosa vuoi? perché sei qui? vuoi fare del male a Camila? Lasciala in pace ti prego. Non farle del male.- Dissi, frettolosamente. -Lolo, calma. Sono qui solo per divertirmi. Non voglio fare del male a nessuno, ho capito che tenerti chiusa a casa mia, picchiarti o altro non serve a niente, e che meriti di essere felice. Non mi ami, e non è colpa tua. Ma io ti amo, e non ti rovinerò la tua felicità.- Disse, seria. -Mi prendi in giro, vero?- Chiesi. -No, è che una chiamata mi ha fatto capire quanto ho sbagliato.- Disse, in risposta. -Che chiamata? cosa è successo?- le chiesi, buttando a terra la sigaretta ormai finita. -Beh, ecco dovrei parlarti proprio di questo. Ma prima, voglio chiederti una cosa.- Disse, abbassando lo sguardo. -Mi stai mettendo un po' di ansia, ma va bene. Dimmi.- Dissi, nervosa. Lei alzò lo sguardo e quando il mio sguardo incontrò il suo, mi sentii un po' scossa. -So che hai bevuto, si vede. Ma voglio chiedertelo ugualmente. Lolo, io ho bisogno di un tuo bacio. Dico sul serio. Ho bisogno delle tue labbra sulle mie. E' il mio modo di ricordarmi di te. Un ultimo momento, nostro. Forse non vuoi, perché ora stai con Camila. Ma te lo chiedo, con il cuore in mano, i tuoi baci mi fanno stare così bene. E so che è stupido, perché in tre anni non mi sono mai comportata così ed ora che tu hai voltato pagina, vengo qui a dirti quanto mi fanno bene le tue labbra. Ma ne ho bisogno. Un bacio, piccolo. Qualcosa che mi rimanga nel cuore, vedere il paradiso un'ultima volta. Poi ti dirò quello che devo dirti e me ne andrò, lo giuro.- Mi disse, con le lacrime agli occhi. Non la avevo mai vista così disperata e la conoscevo abbastanza da sapere che era sincera. -Okay, infondo è solo un bacio- Dissi. Lei mi guardò e mi sorrise. -Davvero?- Chiese. -Ho sempre fatto di tutto per renderti felice, quindi facciamo anche questo.- Dissi, avvicinandomi di più a lei. Vidi i suoi occhi brillare. Le presi il viso tra le mani, lei poggiò le mani sui miei fianchi, avvicinai le mie labbra alle sue. "Non è giusto" pensai. Stavo per tirarmi indietro, però Dinah fece sì che le nostre labbra si toccassero. Mi aspettavo un semplice bacio a stampo, però lasciai che la sua lingua si unisse alla mia, un bacio passionale, sentivo un po' il calore della passione ed anche Dinah. Mi staccai quando Dinah mi strinse di più a sè, tirando al suo bacino la mia gamba. -Basta così, okay?- Dissi, fredda. -Sì, grazie, mi eri mancata così tanto.- Sorrise. Spero solo che nessuno ci abbia visto qui fuori. -Però ora devo parlarti di qualcosa di serio, quindi lasciami parlare e non interrompermi. Qualche giorno fa, mi è arrivata una chiamata, era tua madre. Avevano ancora il mio numero, e pensavano tu stessi ancora con me. Piangendo mi ha detto che tuo padre, sta morendo. E vuole che tu vada lì, vuole vederti un ultima volta prima di morire. Forse non dovrei dirtelo così.- 
A quelle parole il mio cuore perse un battito. -Stai scherzando, vero?- chiesi. -no.- disse freddamente. Le lacrime minacciavano di uscire, ma trattenni tutto. 
Mio padre stava morendo, io lo avevo praticamente abbandonato. -Mi dispiace.- mormorò Dinah. Mi buttai tra le sue braccia, scoppiando a piangere. 

Stanza 147. // CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora