Cap 6

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Gli incontri più importanti sono già combinati dalle anime prima ancora che i corpi si vedano
(Paulo Coelho)




Seguendo mamma, papà, Kelly e con Frankie e Ian dietro di me, entrai nella sala conferenze dell'albergo.
Fui subito assalita dai flash e da uomini e donne elegantemente vestiti in giacca e cravatta, che mi porgevano il microfono o avevano un taccuino è una penna in mano. Si sporgevano su di me in modo violento e le loro voci si sovrapponevano una sull'altra, non facendomi capire nulla.
Non appena arrivai al tavolo sana e salva, mi sedetti e accesi il microfono davanti a me.
Indossavo una gonna avuta alta, aderente e lunga fino al ginocchio di color nero, un top bianco e un paio di tacchi altissimi e neri; eye-liner che evidenziava i miei occhi creando un effetto cat eye, ciglia lunghe evidenziate dal mascara, labbra colorate di rosso mattone e guance evidenziate da un rosa pescato.
Alla mia destra c'erano mamma e papà, mentre alla mia sinistra c'erano Kelly e Frankie e, alle mie spalle, in piedi, c'era Ian.
"Per favore, sedetevi, così possiamo dare inizio alla conferenza." Affermò Kelly al suo microfono.
I giornalisti si sedettero ognuno al proprio posto assegnato, mentre alcuni fotografi e cameraman rimasero in piedi in fondo alla sala o al lato di essa.
"Allora, possiamo cominciare" papà affermò al suo microfono "Chi vuole fare domande?"
Che domanda stupida! Tutti vorranno farmi almeno una dimanda!
Infatti tutti i giornalisti alzarono la mano.
Dopo aver ricevuto l'ok, una giornalista si alzò e, dopo essersi sistemata la gonna del tailleur nero che indossava ed essersi schiarita la voce, fece la sua domanda.
"Signorina Grande," la giornalista alzò la voce per farsi sentire "si vocifera che il suo ragazzo, Jake, sia stato avvistato in compagnia di una sua amica."
"Signora" risposi "sento Jake tutte le ore della giornata e le posso assicurare che ora è a Ney York nel suo appartamento con il suo cane, sua sorella e sua madre che no, non ho avuto modo di incontrare e conoscere." Ripreso fiato "Qualcun altro ha una domanda? Possibilmente interessante"
La donna si sedette e, subito dopo, si alzò un giornalista, anche lui elegantemente vestito in giacca e cravatta.
"Signorina Grande, la canzone Bang bang, registrata con Jessie J e Nicki Minaj, ha avuto molto successo. Lei pensa che, con questa canzone, l'album riscuoterà molta fama?" L'uomo si sedette, soddisfatto della domanda.
"La canzone è stata una idea di tutte e tre. Siamo amiche da un anno e mezzo e siamo molto legate. Se una ha un problema chiama le altre, che la aiutano.. Con questo le voglio che la nostra è una collaborazione, sì, ma non a fine di marketing, ma a scopo di amicizia.. Insomma, registrare la canzone e girare il video musicale è stata una occasione che ha permesso, a me e alle ragazze, di rivederci"
"Signorina Grande" un altro giornalista "questa notte è stata avvistata con suo fratello in una pizzeria italiana.. Ma il suo bodyguard dove era? Di solito è sempre accompagnata da lui, no? Anche perchè.." Ma lo interruppi.
"Di certo non le dico perché il mio bodyguard non c'era quella sera.. C'era mio fratello e mi bastava! Lui è sempre stato il mio bodyguard, fin da quando ero piccola e la sua presenza mi fa sentire più protetta di qualsiasi bodyguard al mondo"
"Le domande possono bastare, la conferenza è terminata.." mi alzai infuriata "e ora, se permettete, avrei delle prove da fare" e con un ghigno stampato in volto, mi allontanai dalla sala conferenze seguita dalla mia famiglia, Kelly e Ian.
Lasciai la sala gremita di giornalisti che bisticciavano tra loro.
Mi recai velocemente sul palco e afferrai il microfono, per poi cominciare a cantare.
Cantare è stata la cosa che ho amato di più al mondo e fare le coreografie con i ballerini e le due ballerine: i gemelli Scott e Brian Nicholson, Nekai Johnson e Tracy Takahashi erano più conosciuti rispetto agli altri.
Amavo loro quattro: erano il top ed erano perfetti.
A fine prove, pranzammo, ma non avevo fame, così decisi di rimanere sul palco a provare, ma senza microfono.
Mi sfilai i tacchi e mi sedetti sul bordo del palco con le gambe a penzoloni.
Era tutto vuoto e potevo osservare l'immensità dell'arena. Di lì a poco si sarebbe riempita di gente che mi avrebbe acclamato.
Improvvisamente qualcuno si sedette accanto a me. Voltai la testa verso destra e rimasi sorpresa. Pensavo fosse Frankie, ma in realtà era Ian. Sempre nella stessa divisa nera, camicia bianca, ma questa volta aveva staccato l'auricolare dall'orecchio. In mano aveva due sacchetti di McDonald's.
"Cheesburger o doppio cheesburger?" Chiese alzando prima un pacchetto e poi l'altro.
"Che ci fai qui?" Chiesi "E quando sei andato a prendere i panini?"
"Ah, aspetta: se rispondi alla mia domanda, io risponderò alle tue" mi affermò.
"Mi hai fatto venir fame, quindi.. Prendo il doppio, grazie!" E sorridendo strappai dalle sue mani il sacchetto con doppio cheesburger, patatine e una lattina di Coca-Cola. Aprii il tutto e cominciai ad addentare il panino.
Ian mi imitò, per poi cominciare a parlare.
"Dopo che sei uscita infuriata dalla sala conferenze, Frankie mi ha detto che oggi non avresti mangiato il 'pranzo dietetico'" e qui fece il segno delle virgolette con le mani "preparato accuratamente dal cuoco scelto da Kelly. Insomma, come fai a resistere con una fetta di carne striminzita e dei fagiolini lessi?!" Fece una faccia buffa e io risi "Così, mentre tu provavi sul palco, mi ha coperto mentre andavo al Mc qui vicino. Mi ha detto lui quali menù ti piacevano di più, e così li ho presi."
"Grazie" gli sorrisi "nessuno ha mai fatto questo per me"
Anche lui mi sorrise.
"Figurati" rispose. Dio quanto era bello. Quegli occhi di un azzurro ghiaccio che ti incantavano, che ti soggiogavano al primo sguardo.
"Si vede che è da tanto tempo che non mangi un cheesburger!" Affermò Ian con un sorriso ancora più largo.
Alzai un sopracciglio, non capendo.
Lui afferrò un tovagliolo dal suo sacchetto e si avvicinò a me, sempre più vicino. Ian avvicina il tovagliolo all'angolo della mia bocca, pulendomi.
Ma in quel momento non mi interessava la bocca sporca. Ero concentrata nel vedere Ian. Mentre mi sfiorava le labbra, aveva una espressione concentrata, come un pittore intento a concludere la sua opera, occhi leggermente serrati, mascella contratta e labbra serrate. Eravamo talmente vicini, che potevo sentire il suo respiro sul mio viso.
Improvvisamente incrociò il suo sguardo con il mio.
Non stavo capendo più nulla. Mi ero improvvisamente bloccata.
"ARIANA!" Kelly mi stava cercando.
"ARRIVO!" Mi alzai e mi pulii la gonna "ancora grazie, Ian" e lo baciai sulla guancia, prima di raggiungere la manager.


A fine concerto, feci un Meet & Greet e partecipò anche Frankie. Mia decisione dell'ultimo secondo. Anche i fan erano super contenti di conoscerlo e non ricorderò mai una coppia di gemelle che stettero mezz'ora a parlare con noi e che consigliarono a Frankie di farsi biondo.


Il giorno successivo ci alzammo presto: io avevo l'aereo per New York, mentre Frankie quello per Londra.
"Non voglio che ritorni a Londra" abbracciai mio fratello incollandomi al suo collo.
"Ti verrò a trovare al più presto, te lo prometto, sorellina" mi sussurrò all'orecchio, per poi baciarmi ripetutamente il capo.
Ancora attaccata al collo di mio fratello, chiusi gli occhi cercando di trattenere e mandar giù il magone, ma non ci riuscii e delle piccole lacrime rigarono il mio viso.
"Hey, piccola" Frankie si staccò da me e prese il mio viso tra le sue mani "non piangere" mi asciugò le lacrime.
"Lo sai che mi mancherai.. Dai, vieni con me a New York! Vieni a scattare lo shooting con me!" Proposi tra i singhiozzi.
Lui sorrise: "Magari, Ari, ma non sono un modello!"
"Non me ne frega, Fran!" E lo abbracciai di nuovo.
Lui mi baciò la fronte e mi disse che sarebbe venuto ad una tappa per venirmi a trovare e poi si allontanò, recandosi al suo gate.


Come mio solito, ero sul jet privato ed ero seduta vicino al finestrino con i miei jeans, snikers bianche, maglia verde smeraldo a maniche corte. A causa dell'aria condizionata troppo forte, indossai la felpa c'è mi regalò Niall Horan quando andai a trovare lui e la sua band alla tappa a Dublino: verde scuro con una scritta bianca al centro. Alzai il cappuccio e cominciai a giocare con i laccetti bianchi, osservando il cielo. Azzurro come il mare e il jet attraversava le nuvole bianche e soffici, come ovatta. Fin da piccola avrei tanto voluto volare nel cielo per poter toccare e assaggiare le nuvole. Si, assaggiarle, perché, secondo me, erano soffici come ovatta e gustose come zucchero filato, o magari non avevano sapore, ma chi può dirlo se nessuno le ha mai assaggiate?
Era un pensiero che condividevo a pieno con Frankie. Anche se non era mio fratello di sangue, eravamo molto legati e anche se era omosessuale, non mi interessava. Omosessuale, etero o bisex, rimaneva sempre Frankie e non cambiava.
Sospirai, quando notai qualcuno sedersi al sedile davanti al mio.
"Ehi, so cosa significa separarsi dal proprio fratello" Ian mi sorrise.
Lo guardai mentre sfilava il cellulare dalla tasca e, dopo averlo maneggiato, lo poggiò sul tavolino che ci separava.
Abbassai il cappuccio e mi avvicinai al tavolino per vedere meglio lo schermo del telefono: la foto mostrava Ian tra tre persone, una donna bionda e occhi chiari alla sua destra, mentre a sinistra c'era un uomo e una donna; l'uomo era calvo, più robusto rispetto ad Ian, mentre la donna aveva occhi azzurri chiarissimi e lunghi capelli grigi. Tutti e quattro sorridevano felici e, dai numerosi palloncini colorati sullo sfondo, potei capire che fossero ad una festa.
"Questi siamo mia sorella Robyn" segnò la donna bionda "io, mio fratello Bob e mia madre Edna" continuò segnando se stesso, l'uomo calvo e la donna dai capelli grigi "Sono molto legato alla mia famiglia e partire da Covington, Louisiana, per trasferirmi a New York per frequentare i corsi per diventare bodyguard, è stato duro, ma.." Sospirò passando una mano sul viso "l'ho fatto per mamma, per la sua malattia."
"Non hai paura che possa venire a mancare mentre lavori? Non hai paura che, quando la vedi, quello è il vostro ultimo abbraccio?" Chiesi.
"Quella paura c'è sempre, soprattutto quando vedo un messaggio o una chiamata persa da uno dei miei due fratelli.. Mi tremano le mani e cominciò a sudare al solo pensiero di aver perso mamma o che ci sia stata una complicazione durante un intervento o un controllo" sospirò "Ho già perso mio padre e.. Non voglio perdere anche lei"
"Ian, vorrei chiedertelo, ma ho paura che tu.." Cominciai, ma mi interruppe.
"Due anni" rispose "È malata da due anni"
"Ian, siete forti tu, tua sorella, tuo fratello e soprattutto tua madre"
Gli accarezzai la mano stringendola nella mia. Era più grande e massiccia rispetto alla mia mano, ma potevo percepire il dolore e la sofferenza che stava provando in quel momento.
Il ragazzo mi guardò e accennò un sorriso che ricambiai, e notai gli occhi azzurri azzurri diventare sempre più lucidi. Ian fece scivolare le sue mani dalle mie e si nascose il viso; lui cominciò a tremare, e notai che le sue massicce spalle cominciarono ad avere un ritmo più veloce.
"Ehi" allontanai le mani dal suo viso "non aver paura di nascondere i tuoi sentimenti. È normale piangere, è umano. Sfogati e ti sentirai meglio"
Lui mi accennò nuovamente un sorriso, mentre gli asciugavo le lacrime.
"Ian" lo guardai seria "quando arriveremo a New York, posso far visita a tua madre?"

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