Cap 13

558 20 0
                                    

  Il sorriso, permette all'anima di respirare.
(Fabrizio Caramagna) 




Dopo la festa, portai Ariana a casa, dove la lasciai in camera.
Dopo essermi assicurato che i genitori della cantante fossero nel mondo dei sogni, mi recai nella mia stanza e mi cambiai: sfilai il completo da bodyguard e indossai una maglia bianca con un paio di jeans scuri, una giacca, un paio di anfibi neri e legai una bandana nera sulla testa per tenere fermi i capelli. Afferrai i due giubbotti a vento per la moto, e mi recai alla camera di Ariana. Bussai due volte e lei aprì. Chiusi la porta alle mie spalle a chiave, per poi poggiarla nella tasca interna del giubbotto. Ariana aveva i capelli lisci, una canotta bianca e un paio di leggins neri e aderenti e un paio di All Stars dello stesso colore. Il trucco sul viso era lo stesso della sera, tranne il rossetto che fu sostituito con un lucida labbra.
Afferrai la treccia da sotto il letto della ragazza e la gettai dalla finestra. Scendemmo e, dopo aver scavalcato il muretto che circondava la casa, salimmo sulla moto con i giubbotti e i caschi allacciati.
"Dove mi porti?" Mi chiese.
"In un posto speciale" risposi "tranquilla, non ti rapisco!" Ironizzai accendendo la moto e partendo.
Il tragitto durò più o meno una mezz'oretta, come previsto.
Aiutai Ariana s togliere il casco ed il giubbotto e poi la imitai.
"Questa è la sorpresa?" Chiese lei, indicando davanti a sè.
"Sì" risposi.
Eravamo in aperta campagna e, davanti a noi, si ergeva una casa su due piani: uno al piano terra e un primo piano, un piccolo portico con scale, un grande giardino al retro è una staccionata che chiudeva il tutto. Sul portico c'erano due sedie di legno che affiancavano un tavolino e uno di quei sofà appesi al soffitto e senza piedi.
Aprii la porta di casa e feci accomodare Ariana. All'ingresso c'era un tavolino dove poggiai le chiavi è un attaccapanni dove appesi i giubbotti a vento e i caschi della moto. Davanti a noi c'era una scala che portava al piano superiore, mentre a destra c'era una porta dalla quale si accedeva al soggiorno con TV e divano ad angolo e cucina, mentre a sinistra c'era un'altra porta che conduceva al sottano della casa, dove si conservavano vini e robe da tenere al fresco.
"Io vado su!" Ariana salì le scale e la seguii.
Al piano superiore c'era una camera da letto matrimoniale, due singole e un bagno.


"Questa casa è bellissima!" Affermò Ariana "È tua?"
Eravamo seduti al tavolino sotto il portico.
"A dire la verità no.. Cioè, si è intestata a me, ma mi è stata ereditata da mio nonno.. Lui viveva qui con nonna; la domenica venivamo sempre qui a mangiare e spesso io e i miei fratelli rimanevamo a dormire." Raccontai.
"Almeno ti sei goduto i nonni, no?" Chiese abbozzando un sorriso.
Affermai di sì con il capo.
"Ian" mi guardò con fare strano "che ne dici se veniamo qui ogni sabato notte?"
"Anche tutte le notti, se vuoi" le sorrisi.
Lei sorrise a sua volta.
Entrammo in casa e ci mettemmo sul divano per giocare a carte.
"Stai barando!" Mi puntò il dito contro.
"No, non è vero!" Mi difesi.
"Alza le mani" mi ordinò.
Posai le carte davanti a me e alzai le mani.
Ariana si avvicinò gattonando e guardò dietro di me.
"Ah ah, beccato!" Mi mostrò la carta +4 "Lo sapevo! Imbroglione"
"Mai quanto te che dici di aver detto uno, quando invece non lo fai!" Scherzai.
"Sono profondamente offesa" si toccò il petto e fece una finta espressione shoccata.
Mi misi a ridere per l'espressione che aveva assunto il suo viso e lei mi imitò.
Mi alzai dal divano e andai in cucina per preparare del gelato. Lo mangiammo insieme sul divano.
"Se non fossi stato un bodyguard" Ariana mi guardò "chi avresti voluto essere?" Mi chiese.
"Un attore" risposi "Mi è sempre piaciuto il mondo del cinema, oppure creare una fondazione per la salvaguardia dell'ambiente e degli animali.. È un argomento che ho particolarmente a cuore" la guardai mentre mi ascoltava "tu?" Le chiesi.
"Se non fossi stata una cantante sarei voluta essere un avvocato.. L'ingiustizia è la cosa che odio di più al mondo" rispose.
Finì la sua coppetta di gelato e la poggiò sul tavolino. Mi guardò alzando un sopracciglio.
"Ho qualcosa che non va?" Chiesi.
Ari si avvicinò a me e mi sistemò la bandana.
"Così va meglio" ci guardammo negli occhi e fu un attimo.
Le nostre labbra si unirono. O meglio: fui io ad unire le nostre labbra.
Mi staccai subito da lei, mi alzai e nascosi il viso tra le mie mani. Era un stato un errore, non dovevo innamorarmi di una cliente.
Poco dopo Ariana mi raggiunse e spostò le mie mani, per poi prendere tra le sue il mio viso e ricominciare a baciarmi. La presi in braccio senza staccare le nostre labbra e la portai in camera da letto.
La poggiai dolcemente sul letto matrimoniale e mi stesi su di lei, mantenendomi sui miei gomiti.
"Ian" mi guardò "io.. Forse non ci crederai, ma io.. Beh.. Sono vergine" si intimidì.
"Tranquilla" le baciai la fronte e mi stesi accanto a lei. La abbracciai e lei si accoccolò vicino a me addormentandosi.


"Buon giorno Ian" il signor Grande passò davanti alla camera di Ariana.
"Buon giorno, signore" risposi.
Ero appena arrivato a casa dopo la notte trascorsa con Ariana nella casetta in campagna. Erano le 5:00 di mattina quando io e Ariana ci svegliammo: in fretta e in furia uscimmo da casa e ci recammo alla casa Grande; salimmo in camera di Ari attraverso la treccia di lenzuola ancora a penzoloni dalla finestra, ci baciammo dolcemente e poi mi recai un in camera mia per cambiarmi i vestiti nel modo più veloce possibile. Dopo 2 minuti ero già davanti alla porta della stanza di Ariana e poco dopo il padre uscì dalla sua.
La le giornate passavano in fretta tra interviste, meeting e registrazioni di canzoni. Ma il momento migliore arrivava la notte: fuggivamo dalla finestra di Ariana per poi prendere la moto e recarci alla casetta. Spesso Ariana faceva combaciare il suo petto con la sua schiena e mi abbracciava, oppure le facevo il solletico e lei moriva dal ridere supplicandomi di smetterla. Mi stesi su di lei e cominciai a baciarla. Pian piano il bacio si approfondiva sempre di più e ci ritrovammo con la posizione inversa: Ariana era a cavalcioni su di me e io avevo il busto alzato. Ad un certo punto la ragazza toccò il lembo della mia maglia e cominciò ad alzarla, ma la fermai.
"Ariana, non sei obbligata a farlo.." La guardai negli occhi.
"Mi sento pronta, Ian. Io ti amo"

Into YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora