Cap 10

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Ma lascia almeno
ch'io lastrichi con un'ultima tenerezza
il tuo passo che s'allontana.
(Vladimir Majakovskij) 




"La tappa in Giappone e Russia. Cancellati. Cosa è successo questa volta?
Ariana su scusa per le tappe cancellate.
Ariana Grande cancella due tappe. Altra delusione d'amore?"
Dannati giornalisti!
Sbattei l'ennesimo giornale per terra.
"Ariana, calmati" mi sussurrò papà.
"Mi spieghi come faccio a calmarmi se Frankie è sotto i ferri?" Dissi tra i denti e gli occhi lucidi.
Due mesi dopo, a febbraio, fummo chiamati con urgenza dall'ospedale di Dublino. Frankie si era buttato dal balcone.
"Io voglio sapere chi è quello stronzo che lo ha indotto a fare questo gesto!" Urlai nella corsia con le lacrime che scendevano imperterrite.
"Da quando c'è stata la discussione con Nicki Minaj e Jake," cominciò John, "Frankie riceveva chiamate e messaggi intimidatori e di offese."
"Perché non me ne ha mai parlato?" Chiesi.
"Non voleva coinvolgerti e voleva risolvere da solo" spiegò John.
Sospirai e mi alzai, camminando per il corridoio.
"Dove vai?" Chiese mamma.
"A prendere una boccata d'aria" risposi allontanandomi.
Uscii sul balcone del piano e mi affacciai appoggiandomi sulla ringhiera e guardai giù: giornalisti con telecameraman e fotografi, occupavano mezzo ingresso dell'ospedale, pronti ad attaccare di domande la famiglia Grande, qualora fosse uscita dalla struttura.
"Hai il pacchetto di sigarette?" Chiesi, non appena vidi qualcuno affiancarmi.
"Si" rispose Ian "ne vuoi una?"
Dissi di sì e aspettai la sigaretta, che poi mi porse e la accesi.
"Non sapevo fumassi" affermò Ian, prima di accendere, anche lui, la sua sigaretta.
"Lo faccio solo quando sono nervosa" risposi, continuando a guardare giù.
Feci un lungo tiro e la sigaretta si consumò quasi a metà.
"Tua mamma come sta?" Chiesi al bodyguard guardandolo.
"Meglio, grazie." Rispose sorridendo "Se tutto andrà bene, deve fare ancora un mese di chemio e forse uscirà dall'ospedale"
Ci fu un attimo di silenzio.
"Vedo che indossi l'orologio" affermai, segnando l'oggetto al polso.
"Sì, mi piace, è elegante e adatto al mio lavoro" sorrise ancora "E vedo che anche tu indossi il bracciale"
"Sì" toccai i ciondolini "mi piace, è elegante e.. è adatto al mio lavoro" ridemmo entrambi "mi rispecchia e devo ammettere che è il più bel regalo che abbia mai ricevuto" ammetto.
Improvvisamente sentimmo un urlo. Io e Ian ci guardammo, schiacciammo le rispettive sigarette sulla ringhiera di ferro e poi la gettammo giù.
Corremmo per tutto il corridoio, fino a raggiungere i miei genitori e John. Il dottore stava parlando con papà, mentre mamma era in ginocchio per terra e John la consolava. Quando il ragazzo alzò il capo e i suoi occhi rossi e colmi di lacrime incontrarono i miei, capii tutto.

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