«Lumos»

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Nessuno provava a muoversi, non in quel momento, non era assolutamente la soluzione corretta.
Il buio dominava l'intero cortile, devastato da un silenzio tombale e colmo di preoccupazione.
I Mai tenevano salde le bacchette, pronti a sferrare maledizioni e incantesimi ai possibili nemici che nel buio si nascondevano.
Poi un urlo agghiacciante.
"Lumos Maxima!" Gridarono tutti insieme i Mai.
Dalle bacchette tanti punti luce si innalzarono, illuminando di luce magica l'ambiente circostante.
Ma non videro nulla, non sapevano chi aveva emesso quell'urlo, tutto era per come l'avevano lasciato prima che la luce si spegnesse, come se il tempo si fosse fermato.
Adeline riuscì a scorgere Tedros, che si guardava attorno stringendo il manico della spada tra le mani; a passo cauto si avvicinò al ragazzo, e inaspettatamente lo baciò.
Poi lo affiancò, puntando la bacchetta verso un punto qualsiasi del cortile.
Tonf, tonf...un rumore simile a dei passi pesanti si fece strada da dietro gli alberi della Selva Infinita.
Poi Adeline si guardò attorno, dov'erano Castore e Clarissa?

"Cosa facciamo?" Chiese Clarissa, torturando alcune ciocche dei suoi capelli per l'agitazione.
Castore camminava intorno al letto dove giaceva la preside.
"A quest'ora Amelia avrebbe già deciso cosa fare!" Continuava a borbottare la donna.
"Vuoi stare zitta?!" Sbraitò Castore.
"Dobbiamo tornare dai ragazzi, ho già sbagliato una volta, non sbaglierò più" disse Castore afferrando il suo mantello.
"E se fosse qualcosa pronto ad ucciderci?" Chiese la donna.
"Non lo So, ma non posso lasciare i miei studenti li, alcuni li ho anche cresciuti, come figli" disse Castore uscendo dalla stanza.
Clarissa rimase sorpresa dalle parole dell'uomo, un Mai poteva davvero affezionarsi così tanto? Si ripeteva il discorso dell'uomo.
«alcuni li ho anche cresciuti, come figli» davvero li riteneva dei figli? Tanto da rischiare di morire inutilmente senza abbandonarli?

Tonf, tonf...il rumore adesso sembrava provenire da tutte le direzioni.
Adeline guardò Sophie e Anita, che capirono istantaneamente.
Le tre lanciarono alcuni sguardi agli altri compagni Mai, che afferrarono l'idea.
"Protego Maxima" dissero quasi sussurrando e puntando la bacchetta in alto  i Mai.
Dal punto da loro definito, delle scie luminose delinearono una cupola magica, intenta a proteggere Sempre e
Mai.
"Siamo tutti quanti protetti adesso" disse Robert, sorridendo compiaciuto.
"Bel lavoro ragazzi, davvero un ottimo lavoro!" Si sentiva applaudire Castore.
Adeline guardò in cagnesco Castore.
"Dov'era? Fino a dieci minuti fa qui lei non c'era!" Sbraitò lei.
I Mai assecondarono la ragazza.
"Ero con Clarissa, dovevamo risolvere delle cose" si giustificò lui.
Adeline preferì far finta di crederci, nonostante il suo odio verso quell'uomo che li aveva abbandonati nel dirupo.
"Cos'erano quegli esseri?" Chiese Harley.
Castore capì subito il motivo della domanda e sospiró sonoramente, portando una mano sul viso, in segno di agitazione.
"Erano zeforak" parlò lui.
Adeline guardò le amiche, che quel nome di certo conoscevano...in tre anni dovevano obbligatoriamente averlo studiato, magari in Storia della Magia, o Creature Magiche o Mostri...dovevano averne almeno una minima idea, ma in quel momento tutto sembrava averle abbandonate.
Cercavano di ricordare qualsiasi possibile informazione, ma niente.
"Sapeva della trappola?" Chiese acida Adeline all'insegnante.
"L'ho capito solamente dopo" disse lui abbassando lo sguardo, vergognandosi.
Adeline nonostante dicesse la verità, non era abbastanza convinta, ma preferì rimanere in silenzio.
Tonf, tonf...di nuovo quel rumore.
Da fuori la barriera si potevano udire cigoli e il solito rumore di passi pesanti, provenire da un punto indefinito.
Adeline si strinse con un braccio a Tedros, e subito i suoi sensi furono inebriati dal suo dolce profumo.
Ma no, non poteva distrarsi così facilmente, non doveva!
Un tonfo fece girare tutti gli studenti della scuola, notando un bastone con degli strani simboli runici essersi infilzando nella barriera, provocando delle crepe che piano piano si allargavano sempre di più, fino a far sgretolare completamente la cupola protettiva che prima avevano generato.
Adeline si diresse verso il punto dove tutto era cominciato e raccolse la bacchetta, ma quando alzò lo sguardo, notò sempre lo stesso gelido sorriso a scrutarla.
"Lumos!" Puntò subito la bacchetta, ma nulla, dietro quell'albero non c'era nessuno.
Eppure lei ne era sicura, lo aveva visto.
"Adeline?" La chiamò Sophie.
"Io ho visto qualcosa" continuava la ragazza, proseguendo sempre di più verso la Selva.
"Adeline vieni via, è pericoloso stare lì!" Disse Harley.
C'era quasi, sentiva che quell'essere, era vicino..lo avvertiva inspiegabilmente.
Poi cadde a terra, sulle ginocchia.

«camminava, a passo lento, in uno dei corridoi che sembrava appartenere alla scuola.
La sua vista affermava ciò, ma il suo istinto diceva altro, il suo istinto la induceva a pensare che quella fosse solamente un'illusione.
Sentiva dei tonfi, che piano piano si avvicinavano a lei, minacciosi.
Lei non aveva paura, sembrava quasi di pietra, impassibile al fatto che si trovasse sola in un corridoio che forse non conosceva.
Poi uno stridulo rumore di unghia fece realizzare ad Adeline la situazione in cui si trovava.
Ma non avvertiva un minimo senso di paura, bensì stava sull'attenti, come se si aspettasse di essere attaccata.
Sentiva alle sue spalle un respiro pesante, che non poteva essere umano, né tanto meno met-umano.
Quando si girò però, non notò nulla, soltanto un piccolo anello gettato a terra.
Toccato l'anello, una nube di fumo la invase facendola tossire.
Poi vide dei grandi occhi violacei, che esprimevano solo rabbia.
Poi un sorriso, lo stesso sorriso di colui che qualche notte prima aveva fatto visita presentandosi davanti le porte della scuola del male, lo stesso che aveva quasi ucciso Adeline, lo stesso che per la prima volta le fece davvero gelare il sangue»

"Adeline!" Sentiva tante voci, riconosceva quella di Tedros che stava per scoppiare in lacrime, quella di Sophie che la stava scuotendo, quella di Anita intenta a gridare e quella di Harley, Robert, Troy, Vex e gli altri.
Quando focalizzò la situazione davanti a lei, capì di aver avuto un'altra di quelle visioni.
Senza badare troppo alle voci, si voltò verso la selva osservano un punto ben definito, come se sapesse già cosa ci fosse.
"Cosa hai visto?" Le domandò Sophie.
"Stai bene?" Le chiese Tedros.
Adeline si girò e sorrise, dando poi un bacio sulla guancia all'amato, per poi rigirarsi e fissare quel punto.
Sentiva una strana forza provenire da lì, che stranamente la spingeva sempre più verso essa, come una strana attrazione di energie.
Lei riusciva a focalizzare un'energia oscura, ma non capiva il motivo della sua presenza in quel momento e in quel luogo.
Sicura, puntò la bacchetta.
"LUMOS MAXIMA!" Gridò allora, e ciò che videro fu qualcosa di talmente terrificante, tanto da far spaventare anche la più temeraria dei Mai, facendola cadere addirittura a terra dal tremore delle sue gambe, ormai paralizzate.

~Il principe e la strega:2 RITORNO IN ACCADEMIA~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora