8. The Quiet

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Niente avrebbe convinto gli occhi di Newt a restare aperti durante la spiegazione della professoressa Tunner alla prima ora del mercoledì. Dopo una notte insonne a causa delle ore passate a parlare con Alessandro, al quale aveva raccontato tutti gli avvenimenti recenti e i suoi sospetti e che aveva dovuto consolare per la notizia inaspettata della morte di Tory Rodriguez, non si sarebbe neanche alzato dal letto se sua madre non avesse iniziato ad urlare.
Era costretto a restare seduto su quel banco per altre cinque ore e poi sarebbe potuto andare dal suo amato divano e per svegliarsi direttamente la mattina seguente.

I teoremi di Euclide erano talmente allettanti da non prendere appunti.
La porta venne spianta con lentezza verso l'interno dell'aula e tutti, compresa la professoressa, si girarono in direzione della maniglia.
Thomas entrò nella stanza a testa bassa e si scusò con la signora Tunner per aver interrotto la lezione. Diede una rapida occhiata ai banchi e si diresse velocemente verso una delle poche sedie rimaste vuote, a fianco a Newt.

Il biondino, se avesse potuto, si sarebbe pugnalato con una matita. Ne aveva abbastanza di quella strana storia macabra e iniziava ad odiare le coincidenze.
Non evitava Thomas perché lo riteneva un'assassino ma perché si ricordava di averlo visto la sera dell'omicidio che andava via furtivamente dalla festa.

Il ragazzo moro iniziò a prendere appunti senza rivolgergli minimamente la parola e Newt gli  fu grato per questo. Il fatto che scrivesse alternando penna e matite colorate catturò l'attenzione del ragazzo più piccolo che si sporse verso il quaderno del compagno senza rendersene conto.
Grandi scritte disordinate sulle tonalità del rosso e del nero occupavano la maggior parte dello spazio nel foglio, rifiniture precise tracciate a penna accompagnavano le linee irregolari. I bordi e gli angoli riempiti da sottili cornici geometriche e animaletti mostruosi, croci e cerchi tracciati con gesti violenti. Sembrava che tutte le dicerie su quello strano ragazzo si fossero riversate su quel foglio di quaderno, infangando il bianco candido che vi si celava sotto, la purezza che passava inosservata perché sovrastata da imperfezioni.

"So chi è stato" era la frase composta da Thomas. Newt pensò che aveva visto più di quanto avrebbe potuto e distolse lo sguardo dagli appunti del ragazzo vicino a lui.
Quelle parole non smettevano di ronzargli in testa e penso ad Alessandro, al fatto che avrebbe dovuto presentargli Thomas perché lo avrebbe trovato sicuramente un individuo interessante.
La sua mente era malata o geniale?

La campanella suonò e interruppe con prepotenza la lezione e i pensieri del biondino che, imitando tutti gli altri studenti, si alzò dal banco e iniziò a rimettere le sue cose nella cartella per recarsi all'aula successiva.
Avrebbe avuto filosofia e avrebbe passato un'ora piacevole ascoltando i dialoghi tra Vlad e il professore che finivano sempre col diventare vere e proprie discussioni.

Thomas's point of view

Quarantanove minuti, tredici secondi. Era seduto su quel banco da quarantanove minuti e quindici secondi. Poi sedici secondi.
Le lancette scandivano i pensieri nella mia testa confusa. Vedevo un po' di nebbia davanti agli occhi ma, non riuscendo a capire se fosse una mia impressione o l'aria si fosse veramente appesantita, non ci feci più di tanto caso.

Il ragazzo seduto accanto a me si muoveva troppo, decisamente troppo per i miei gusti. Sembrava non riuscisse a trovare una posizione comoda su quella piccola sedia.Di tanto in tanto protendeva la testa piena di capelli biondi in avanti, si guardava intorno, spostava i piedi e gli oggetti sul banco.
Accavallava la gamba destra sopra la sinistra per poi dividerle subito dopo con un tonfo secco sul pavimento.
"Perché le persone non si muniscono di calmanti?" Mi chiedevo.
Perché proprio quel giorno dovevo arrivare tardi, per colpa di mio padre, e trovare tutti i posti occupati tranne la sedia vicino all'iperattivo di turno?

Human ||NewtmasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora