11. Talk Me Down

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- Non può pensarlo seriamente! - urlò Newt visibilmente scosso.

- Lo so, non ha senso. io volevo solo aiutare - proferì in tono sommesso la ragazza, mentre si passava da un mano all'altra una tazza di camomilla che l'amico le aveva preparato.
- Scusa - sussurro dopo essersi scottata le labbra con il liquido caldo.

- Non è colpa tua - la interruppe bruscamente il biondino che si trovava sull'orlo di una crisi di nervi.

- Non lo pensi davvero -

- Non è colpa tua, Mary, so che non è colpa tua. E ti sosterrò se avrai bisogno di difenderti perché so che sei innocente - alle sue parole la ragazza aveva abbozzato il primo sorriso da quando era uscita dalla centrale di polizia.

- Grazie - sussurrò con sincerità prima di tornare a fissare il vapore che fuoriusciva dalla tazza di camomilla. - grazie anche per questa - disse indicando con lo sguardo l'infuso profumato.
Newt, perso nei suoi pensieri, non si disturbò di rispondere e continuò a fissare il vuoto con un cipiglio di preoccupazione dipinto sul volto. La situazione era precipitata in meno di una giornata: era passato dal ruolo di testimone prediletto a quello di aiutante del presunto killer. La situazione stava decisamente degenerando e non aveva la minima idea di come sistemare le cose.
Gli serviva una prova, una banale prova a favore della loro innocenza ma Newt non riusciva a pensare lucidamente quando era sotto pressione. Doveva trovare il modo di distrarsi per poi affrontare nuovamente il problema quando lo shock gli fosse passato, quindi con maggiore lucidità.

- Ti ho presentato il mio nuovo inquilino? - domandò e Mary scosse la testa in segno di negazione come risposta.
- Dovrebbe arrivare a momenti, è uno studente italiano, un mio vecchio amico di penna - la ragazza annuì con poca convinzione, in fondo non le importava poi molto.
- Sai parlare o puoi solo fare cenni con la testa? -

Mary, in risposta, alzò le spalle coperte dal golf di lana viola e avvicinò la tazza alla bocca per prendere un altro sorso della bevanda calmante.
- Prova almeno a far finta che ti interessi, mi serve una distrazione - ammonì Newt.
La ragazza rispose con un semplice "okay" che, se possibile, innervosì ancora di più il biondino, poi la porta venne aperta.
Mary e Newt trasalirono per il rumore improvviso e un po' di camomilla uscì dalla tazza.

- Buonasera Newt! - la voce allegra di una persona sbadata fece il suo ingresso in cucina.

- Mary, ti presento Alessandro e Alessandro ti... - il biondino fu interrotto dal ragazzo italiano che aveva appena fatto la sua comparsa in casa dell'amico che lo ospitava.

- Ci conosciamo - ammonì e fece un cenno in direzione di Mary che arrossì violentemente in risposta. Newt guardò entrambi con aria scettica ma, non ricevendo nessun tipo di spiegazione, decise di lasciar cadere il discorso per concentrarsi sulla questione che più gli premeva.

- Ho fatto delle ricerche sul caso in cui siete immischiati - parlò Alessandro dopo essersi sfilato il pesante cappotto invernale.

- Non siamo immischiati - lo interruppe bruscamente Newt che aveva un tono decisamente infastidito. Loro non avevano fatto niente, potevano risultare colpevoli solo a causa delle smanie di uno Sherlock Holmes in crisi d'identità? Prima aveva fatto credere al biondino di avere fiducia in lui mostrandogli quelle pillole e, in meno di ventiquattro ore, stava cercando un piano per sbatterlo in un tribunale con l'accusa di omicidio premeditato.

- Okay, basta che ti calmi. Hanno trovato delle pillole... -

- Si, questo lo so - Esclamò il biondino che voleva avere informazioni nuove e più specifiche.

- Che vuol dire che lo sai? - Mary chiese, ormai aveva appoggiato la tazza sul tavolo in legno della cucina.
- È una lunga storia - tagliò corto Newt.

- Ma c'è qualcosa di molto grosso che la polizia sta nascondendo... - Alessandro guardò negli occhi prima il suo amico e poi la ragazza che aveva un'espressione esausta e spaventata, poi continuò a parlare: - La mattina dopo la festa, quando è stato analizzato il corpo di Victoria, un agente ha trovato un altro cadavere nascosto dietro un cespuglio del giardino secondario. - concluse.

- Morto più o meno nello stesso momento della Rodriguez, un ragazzo di diciannove anni che portava addosso i documenti di Jonathan Evans. Sono state fatte delle ricerche: questo Evans è orfano e non ha parenti vicini, quindi nessuno ha fatto il riconoscimento del corpo, ma siamo sicuri che sia lui. -

- Come è morto? - domandò Newt.

- Avvelenamento - rispose il giovane poliziotto.

- Questo è troppo per una sola giornata. Io vado a dormire - Newt si alzò dalla sedia sulla quale era appoggiato e corse su per le scale, verso camera sua.

Alessandro afferrò uno sgabello da sotto l'isola per la colazione e lo trascinò accanto a Mary, poi si sedette sempre guardando verso il basso. La ragazza sussultò leggermente non appena si rese conto della vicinanza del castano, allineò i piedi davanti a se e strinse le spalle come a voler evitare un contatto.

- Quando ho detto che speravo di rivederti presto, non intendevo così presto - sentenziò Alessandro spostando lo sguardo sulle mani chiare della ragazzina, l'unica porzione di pelle che non era nascosta dalla coperta.
- Mary Montgomery - sorrise mentre lo diceva.

- Che c'è? - domandò timidamente la biondina dopo aver sentito il suo nome detto con un tono tanto strano.

- Nulla, solo che mi piace come suona - questa volta anche lei si era voltata nella direzione del ragazzo e aveva visto il sorriso sulle sue labbra - Mary Montgomery, Mary Montgomery - scandì meglio e Mary scosse la testa ridacchiando in segno di smetterla e Alessandro si fermò.

- Posso invitarti a uscire, Mary Montgomery? - domandò facendosi più serio e facendo scomparire il sorriso dalla bocca di entrambi.

In un solo momento Mary ripensò al loro incontro di quella stessa mattina: non stavano correndo un po' troppo? Questa affermazione suonava molto come una scusa per la stessa ragazza che, poche settimane prima, aveva voluto dare il suo numero ad uno sconosciuto carino incontrato sull'autobus. Le vennero in mente gli occhi di Vlad, il ragazzo simpatico con cui aveva fatto subito amicizia, lo stesso che aveva acconsentito a venire alla festa dei quinti con lei.

- Si - rispose lei - ma non è detto che io accetti - concluse facendo un veloce occhiolino al ragazzo che aveva un'espressione basita dipinta sulla faccia.

Fine dell'undicesimo capitolo! Non ci credo che sono già arrivata a undici capitolo e non è ancora successo niente. Perché, seriamente parlando, non avete ancora visto niente! Tanti personaggi ancora da incontrare e tanti misteri da risolvere. L'omicidio di Tory è solo una piccola goccia nell'oceano di casini di questa storia... ma non aggiungo altro!
Alla prossima!

Titolo: Troye Sivan

Hollynka

Human ||NewtmasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora