15. Cold

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- Scusi prof, è sicuro che arriveremo in monatagna con questa catapecchia? - chiese uno studente osservando scetticamente il vecchio autobus parcheggiato nel piazzale davanti alla scuola.

- Tranquilli ragazzi, ho organizzato tutto io stesso - esclamò l'uomo entusiasta, poi tirò fuori dallo zaino un foglio plastificato e iniziò a fare l'appello.
Dopo aver risposto quando il professore chiamò il suo nome, Newt si allontanò dalla calca di studenti che facevano troppo rumore per i suoi gusti.
Non solo si era dovuto alzare alle quattro per rispettare l'orario della partenza, ma sua madre non aveva sentito la sveglia quindi non aveva neanche potuto salutarla.
Dormire fuori casa gli lasciava sempre un senso di tristezza a fior di pelle, come se si sentisse in colpa per aver abbandonato la sua vera vita per un po'.

Aveva decisamente bisogno di una vacanza, voleva allontanarsi da quell'ambiente che era diventato quasi malsano. I due omicidi, le stranezze di Thomas, la convivenza con Alessandro e la litigata con Vlad avevano decisamente compromesso la sua routine. Per fortuna non era solo, aveva trovato in Mary un'amica sincera e sempre disponibile ad ascoltarlo; avevano vissuto il peggior shock delle loro vite insieme e ne stavano uscendo sempre insieme. Vlad non era stato veramente d'aiuto dopo la sera della festa, per lui era come se quei delitti non fossero stati realmente commessi, o almeno non nel suo universo. In realtà a pochi passi dalle sue certezze c'era il luogo del delitto, con il suo inquietante nastro rosso, e un morto che ancora camminava.

- Andiamo ragazzi, salite! È ora di partire - esclamò il vicepreside dopo essersi avventurato per primo all'interno dell'autobus dalle pareti arrugginite.
Newt pensò per un'ultima volta prima di salire che stava per fare una cazzata, ancora la voglia di voltarsi e tornare a casa lo travolse, ma fu costretto a salire i gradini dalle spinte insistenti dei suoi compagni di scuola dietro di lui.

Aveva notato Thomas con la coda nell'occhio tra la calca, ma al momento di prendere posto sui sedili non l'aveva più visto. Non che volesse avvicinarsi a lui, certamente.
Vlad aveva provato ad avvicinarglisi ma il biondino era riuscito ad evitarlo abilmente per tutto il tempo. Non si erano ancora parlati dopo la litigata a casa di Newt, ma entrambi sapevano che avrebbero fatto pace presto anche se nessuno dei due voleva ammetterlo.

Si sedette vicino al finestrino non appena trovò due sedili vuoti e infilò le cuffie nelle orecchie ancora prima che il pullman partisse.
Passarono pochi secondi prima che uno zaino rosso scivolò di fianco a lui e un ragazzo prese posto nel sedile vuoto. Era basso, possibilmente più esile di Newt e lui stesso se ne stupì, aveva una zazzera di capelli neri come anche gli occhi, le sopracciglia folte dalle quali partiva il naso sottile e sporgente.
Quando il ragazzo sconosciuto gli tese la mano in segno di saluto, Newt pensò che aveva le dimensioni di quella di un bambino.

- Ciao, mi chiamo Christopher Parker, ma tutti mi chiamano Chris perché Christopher è troppo lungo. - Si presentò e il biondino gli strinse la mano, senza stringere troppo per paura di rompere qualche osso.

- Piacere, io sono Newt - disse senza troppe cerimonie, senza specificare né il suo vero nome né il cognome.

- Piacere mio! - esclamò Chris con un ampio, quasi forzato, sorriso sulle labbra. Newt abbozzò un sorriso di cortesia, dopodiché fece ripartire la playlist nel suo telefono.
Quel ragazzino era strano, ma non gli dispiaceva il fatto che avesse occupato il posto accanto a lui. Non l'aveva mai visto prima a scuola e non aveva idea di che gruppo facesse parte. Forse era un tipo asociale come lui, ma il modo esuberante in si era presentato smentivano quella possibilità.
Dopotutto, la sua scuola era talmente grande che era impossibile conoscere tutti gli studenti.

Passarono lentamente le prime quattro ore di viaggio, con Christopher che di tanto in tanto gli domandava che canzone stesse ascoltando, ma ogni volta che il biondino diceva il titolo, lo strano ragazzino sembrava non sapere minimamente di cosa stesse parlando, e allora Newt sbloccava il telefono e gli mostrava la copertina dell'album.
Lo aveva disturbato spesso durante il viaggio, gli aveva chiesto se aveva una gomma da masticare, una penna per i suoi cruciverba, una pillola per il mal di testa. Newt iniziava a non sopportare più Christopher.

Si sentì molto sollevato quando il professore annunciò che si sarebbero fermati in un autogrill per andare in bagno e fare colazione.
Come uno sciame di vespe, tutti gli studenti corsero verso il bar per rifocillarsi, Newt approfittò di quel momento per tirarsi un po' in disparte e andò in bagno.

Mentre si stava rinfrescando il viso una mano si appoggiò sulla sua spalla e Newt sentì una voce dire: - Per il resto del viaggio ti siedi vicino a me. - con un tono che non ammetteva repliche.
Tolse velocemente l'acqua dagli occhi e riconobbe la figura di Thomas riflessa nello specchio, dietro di lui. Un brivido gli attraversò la schiena e si girò velocemente per poterlo guardare in faccia, non attraverso lo specchio.

- Cosa? No - cercò di protestare con voce ferma ma l'altro ragazzo gli lanciò un'occhiata gelida che fece rabbrividire di nuovo il biondino.

- Non devi stare vicino a quel Christopher - disse Thomas, continuando a guardarlo fisso negli occhi ma avendo lasciato la presa dalla sua spalla già da un bel po'.

- Ah no, e perché? - insistette Newt con tono scocciato. Come si permetteva di dirgli con chi potesse parlare e con chi no? In fondo non erano neanche amici.

Thomas sembrava a disagio, come se volesse dirgli qualcosa di importante, ma non era quello il momento giusto. Diede un'occhiata a destra e a sinistra per poi iniziare a indietreggiare verso l'uscita del bagno. Guardò Newt ancora una volta e gli disse: - Non dargli confidenza - poi uscì a passo svelto.

Newt si girò verso lo specchio, confuso e scrutò il suo riflesso come per controllare che fosse tutto al suo posto, tanto per essere sicuro di non star sognando.
Non sapendo che fare o come comportarsi con gli altri ragazzi dato che era da solo (non voleva andare a parlare con Vlad per primo e dargliela vinta) decise che avrebbe trascorso il resto della pausa in bagno. Per passare il tempo estrasse il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans e scrisse un messaggio a Mary:
"Entro la fine della settimana sarò impazzito" e inviò.

La risposta della ragazza non tardò ad arrivare:
"Ahahah perché? Hai chiarito con Vlad?" e aggiunse al messaggio la faccina che fa la linguaccia.

"È lui che deve chiedermi scusa. Comunque mi riferivo a Thomas"

"Ha fatto qualcosa di strano?"

"Lui è sempre strano, ma ora sta diventando anche inquietante"

"Ah, perfetto! Piuttosto, il prof ti ha dato quell'aggeggio per i casi di emergenza?"

"Si, mi ha spiegato come funziona, ma non credo che lo userò"

"Che ne sai? Magari ti salta addosso"

"Appunto...magari!"

"Scemo" seguito da un'infinità di faccine che ridono con le lacrime agli occhi fece sorridere il biondino. Poi guardò l'ora e, dato che mancavano cinque minuti all'orario stabilito per ripartire, uscì dal bagno e si diresse verso l'autobus.

Fine del quindicesimo capitolo!
Mi dispiace infinitamente di averci messo tutto questo tempo ad aggiornare! Lo so, non ho scusanti!
Spero di riaggiornare presto ma non ve lo posso assicurare.
Comunque, volevo dirvi che, anche se pubblico un capitolo ogni morte di Papa, sono assolutamente decisa a finire questa storia, quindi vi chiedo gentilmente di non toglierla dalle vostre biblioteche e di sopportarmi.

Titolo: Maroon 5

Grazie a tutti quelli che seguono la storia e alla prossima!
Hollynka.

Human ||NewtmasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora