24. Maps

346 34 32
                                    

La scena che vide quella mattina non la dimenticò mai. Newt era rimasto tagliato fuori dalla realtà, come uno spettatore in una sala cinema.
Un'ora prima si era svegliato, precedendo persino l'allarme del cellulare, e si era preparato velocemente per arrivare a scuola prima che le lezioni iniziassero.
Doveva parlare con Thomas, doveva raccontargli ciò che aveva saputo su Christopher Parker, doveva fargli sapere che gli credeva, che quell'ultima vittima era la prova che aveva ragione. Era contento e spaventato al tempo stesso, perché quella era una situazione troppo grande per un ragazzo della sua età. Aveva mille domande per la testa, esitazioni e paure e continuava a chiedersi se stesse facendo la cosa giusta. In realtà qual pensiero non lo abbandonava mai, passo dopo passo lo schiacciava sotto ai suoi piedi.

Era sceso quasi correndo dall'autobus e aveva raggiunto il cortile di scuola quando era ancora deserto. Sapeva che Thomas arrivava prima di tutti e andava a prendere posto in classe almeno dieci minuti prima che le lezioni avessero inizio.
Controllò un'ultima volta l'orario settimanale delle lezioni e si accertò che la prima ora si sarebbe svolta nell'aula del professore di storia e filosofia. Corse tra i corridoi senza fare rumore e rallentò soltanto quando vide davanti a se la porta spalancata dell'aula in questione. Avvertì la presenza di qualcuno all'interno della stanza, e in effetti non si era affatto sbagliato: Thomas era già lì, ma non era da solo.

Newt riconobbe Occhi-di-volpe nella figura che stava in piedi di fronte a Thomas: Darius, quel ragazzo con gli occhi talmente verdi da mettere inquietudine in chi incontrava il suo sguardo. Nonostante il suo nome, occhi-di-volpe aveva gli occhi chiusi in quel momento e le labbra incollate a quelle di Thomas.
Newt indietreggiò, quasi inciampò sui suoi stessi piedi e poi iniziò a correre nella direzione opposta, non prestando neanche attenzione a non farsi sentire dagli altri due ragazzi.

Uscì dalla scuola appena prima del suono dell'inizio delle lezioni, ignorando un bidello che gli urlava di rientrare chiamandolo "teppistello" e minacciava di chiamare i suoi genitori, attraversò il campo da calcio e poi i suoi polmoni lo costrinsero a rallentare il ritmo fino a fermarsi.
Si diede del deficiente per la reazione esagerata che aveva avuto e si mise a camminare verso il suo posto, l'unico dove avrebbe potuto sentirsi meglio.

Thomas aveva visto tutto, aveva visto Newt che si affacciava dalla porta dell'aula e poi l'aveva visto indietreggiare con aria smarrita, aveva sentito il rumore di passi sempre più veloci ed aveva capito di aver appena fatto la cazzata più grande della sua vita.
La lezione della prima ora era iniziata ma lui non aveva seguito neppure una parola dell'argomento trattato, era rimasto assorto nei suoi pensieri, ragionando su come potesse fare a rimettere a posto le cose. Innanzitutto doveva trovare Newt, perché era ovvio che quella mattina non era rimasto a scuola, ma non era neanche tornato a casa, e poi doveva parlargli, stavolta di se e sarebbe stato ancora più difficile.

Al suono della campanella Thomas fu, stranamente, il primo ad alzarsi dal banco e ad abbandonare l'aula. Passò a rassegna tutti i corridoi con una velocità pazzesca, scontrandosi anche diverse volte con altri studenti, fino a che non individuò la figura slanciata che andava cercando: Vlad.
Richiamò l'attenzione del rumeno con un tocco poco delicato sulla spalla che lo fece sobbalzare dallo spavento.
- Che cazzo vuoi... Thomas? - l'espressione sul viso di Vlad mutò dal fastidio iniziale in sincera sorpresa.
- Voglio sapere dov'è Newt - disse semplicemente il più grande guardandolo direttamente negli occhi, con un tono che non ammetteva una risposta negativa e nessuna sorta di obiezioni.
Vlad si mise a ridere, ma non perché era felice, con un ghigno che sapeva più di amarezza: - Che vuoi che ne sappia io? Non mi parla da due settimane! Chiedilo a Mary - rispose, alleggerendo lievemente il tono man mano che parlava.
Ma Thomas sapeva che la ragazzina bionda non aveva la più pallida idea di dove si trovasse Newt, l'unico che poteva saperlo era colui che era stato il suo migliore amico da praticamente tutta la vita.
- Mary non può saperlo - iniziò, guadagnandosi uno sguardo confuso da parte di Vlad - ma tu lo sai sicuramente dove va Newt quando sta male... voglio dire: quale è il suo posto preferito, dove va per tirarsi su il morale? -
- Di solito in un bar ad ubriacarsi, ma dal momento che sono le nove e un quarto del mattino non penso che lo troverai lì - rispose, poi, dopo averci pensato un poco, disse - prova alla Green Farm, è una fattoria abbandonata che si trova dietro al lago, appena fuori città -

- Green Farm - continuava a ripetersi mentalmente Thomas mentre guidava a bassa velocità nella campagna appena fuori Yale. Il navigatore lo aveva abbandonato, infatti non aveva quel nome neanche memorizzato sulla cartina digitale, quindi aveva dovuto affidarsi completamente al suo istinto, che però sembrava funzionare bene soltanto nei suoi sogni premonitori.
Newt non poteva essersi allontanato tanto a piedi, ma Thomas stava comunque perdendo le speranze.
Decise di fare inversione di marcia per procedere di nuovo verso il centro abitato, perciò svoltò verso destra in una strada apparentemente chiusa: si ritrovò davanti ad un cancello di legno basso e lungo, che probabilmente un tempo era stato colorato di verde pastello, e, ben nascosta in mezzo all'edera selvatica, un'insegna di metallo dalla quale riusciva a leggere soltanto le lettere in stampatello GR e poi ARM e un sorriso spontaneo nacque sul viso di Thomas: l'aveva trovato.

Scese dalla macchina e sorpassò il cancello malandato con un balzo, camminò su quello che doveva essere stato il viale d'ingresso della fattoria ma che oramai era quasi completamente ricoperto di erba incolta. Una cinquantina di metri più in fondo si stagliava un fienile che non sembrava essere neanche tanto vecchio dato il braccio meccanico di cui era dotato per spostare le balle di fieno e paglia, ma era in evidente stato di abbandono anche quello.
Alla sua sinistra, circa a metà viale, nascosta tra alberi da frutto e rovi di rose lasciate al loro destino, c'era una piccola ma graziosa abitazione in mattoni rossi con le finestre sbarrate da assi di legno e il portone murato.
Quel posto ispirava tranquillità e tensione nello stesso tempo: il silenzio che soffiava tra le foglie immobili metteva i brividi.
Thomas avanzò ancora seguendo il viale principale e arrivò di fronte ad un edificio basso e privo di finestre, lo raggirò e si rese conto che quella struttura aveva una pianta ad U e nel perimetro interno affacciavano numerose finestre ampie su un antico fontanile di pietra posto al centro dello spiazzo. Capì di trovarsi nel bel mezzo di una scuderia che poteva contenere almeno una trentina di cavalli.
Thomas rimase attonito a fissare quella meravigliosa struttura per qualche secondo, si dovette sedere sul fontanile per non perdere l'equilibrio: da bambino amava i cavalli, ricordò dei pomeriggi passati con suo padre nel maneggio della città, restava ore a spazzolare quegli animali fantastici, da piccolo aveva anche imparato a montare con la sella inglese e spesso si concedeva lunghe passeggiate rilassanti dietro alle montagne. Da quando aveva avuto tutti quei problemi con i suoi sogni e con la polizia, aveva smesso di andare a cavallo, non era più stato neanche al maneggio. Quei ricordi lo investirono in pieno e per un momento dimenticò cosa era realmente andato a fare in quel posto.

Un rumore metallico attirò la sua attenzione e Thomas si fiondò nella stanza che portava un cartello con su scritto "SELLERIA". La porta era scardinata e appoggiata al muro e il ragazzo moro non trovò nessun ostacolo per entrare.
Un paio di occhi color nocciola baciarono a stampo i suoi in un fulmineo sguardo. Newt era lì, seduto su una sella da monta americana poggiata su uno dei numerosi montanti del muro. Tra le mani si era rigirato un morso di metallo fino a quel momento, ma non appena Thomas aveva fatto il suo ingresso i suoi muscoli, come anche la sua testa, avevano smesso di funzionare.

Hey
Non provo più a giustificarmi ahahah lo so che è inutile e non vi prometto neanche nulla per i prossimi aggiornamenti. Posso solo assicurarvi che finirò questa storia, non so quando e non so come, ma ci tengo troppo per lasciarla incompleta. Probabilmente, una volta finita, ci sarà anche una traduzione in inglese ma è solo un'idea.
Vi amo perché mi sopportate.
Titolo: Maroon 5

Sempre vostra,
Hollynka.

Human ||NewtmasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora