Capitolo quattro: Famiglia
Dopo aver parlato del ricordo di Hope, all'Originale cominciarono a lacrimare gli occhi e furono costrette ad accostare sul ciglio della strada mentre era sul punto di mettersi a piangere.
Disse a sua nipote ciò che ricordava era l'ultima cosa che suo padre le avesse detto prima di mandarla a vivere con con Rebekah.
Non sapeva il perché, ma questo la fece sentire più sicura, più amata.
Ha fatto una promessa che sarebbe tornata da lui.
Una volta tornate sulla strada Hope si trasformò nella classica teenager e chiese:"Quanto manca?"
"Siamo appena arrivate nella città, e lontano circa quindici minuti, dieci se accelero."
"Per favore, no." Replicò Hope in modo avventato. "Se facciamo un incidente, tu vivi, io muoio."
Rebekah inclinò la testa, un pensiero che non aveva ancora considerato venne alla luce. "Sei parte lupo mannaro, vampiro e strega. Non guarisci?"
Hope annuì.
"Mi sono tagliata la mano ieri sera, è pomeriggio ed è quasi sparito. Suppongo che io guarisca piuttosto in fretta, ma non istantaneamente."
Rebekah non disse niente dopo quello, rimase immersa nei suoi pensieri. Solo qualche minuto dopo la macchina si fermò.
Erano davanti ad un bellissimo cancello di ferro con dell'edera rampicante ai lati. I muri di mattoni erano consumati, ma non trasandati. Era meravigliosa.
Alla sinistra, fuori dal finestrino di Zia Rebekah, c'era un uomo.
Hope fece sbattere velocemente le palpebre e la sua testa lo riconobbe immediatamente. Ibrido.
"Cosa ci fai qui?"
La voce dell'uomo era rauca, ruvida. sembrava che dovesse guidare una Harley con un sigaro in bocca.
"Ho il permesso di stare qui. Adesso levati dai piedi prima che ti investa" Replicò zia Rebekah.
In un movimento repentino prese il lato della sua testa e la girò, rompendogli il collo.
Non fu una vista piacevole, ma nemmeno intollerabile.
"Non vedo come quello potesse essere necessario."
"Scusa," mormorò Rebekah a sua nipote, ignorando la battuta sarcastica.
Per tutta risposta Hope scosse la testa mentre le due oltrepassarono l'uomo e attraversarono il cancello.
Rebekah parcheggiò la macchina e camminarono fino alla casa - se così si poteva chiamare.
Era più come un palazzo, un hotel. Un castello.
Allora questo fa di me una principessa.
Rebekah si mosse come se sapesse esattamente dove stesse andando, ed effettivamente era così. Quando non videro nessuno che occupava l'area all'interno, Rebekah decise di portarla su per la rampa di scale.
Fu proprio mentre Hope stava camminando per i corridoi che sentì un opprimente senso di timore e ansia.
E se a loro lei non fosse piaciuta?
Rebekah arrivò lentamente ad una porta di legno scuro e busso tre volte.
Una voce rispose.
"Cosa c'è Niklaus? Sono piuttosto occupato in questo momento."
Hope notò gli occhi di Zia Rebekah illuminarsi al suono della voce dell'uomo.
Aprì la porta e trovò un uomo con i capelli color castagna e una mandibola squadrata, indossava un completo da affari professionale.
"Hai sbagliato fratello."
L'uomo sorrise e si alzò dalla scrivania, raggiungendo Zia Rebekah a metà strada per un abbraccio stretto.
"Mi sei mancata, sorella"
Hope rimase vicino allo stipite della porta imbarazzata e guardò la felice riunione. Poteva immaginare che quell'uomo fosse suo zio, Elijah.
I suoi occhi si rivolsero a Hope.
"Questa deve essere Hope." Le fece cenno di venire verso di lui e lei seguì le sue istruzioni, camminando qualche metro.
Elijah osservò il suo viso prima di stingerla in un abbraccio. Hope non se lo aspettava, ma era accogliente e lo abbracciò felicemente a sua volta.
Si staccò dopo qualche minuto e la guardò, spostandole i capelli all'indietro. "Sei mancata profondamente a tutti. Adesso sei diventata una signorina. Sei bellissima come tua madre."
Hope aveva sentito che Elijah e sua madre avevano avuto una storia dai discorsi di zia Rebekah. Era strano pensarlo dalla sua prospettiva.
"Per che cos'è tutto questo rumore?" Una voce esclamò dall'entrata, allarmando Hope e facendola sussultare.
La voce doveva aver avanzato nella stanza perché divenne meno forte.
"Hope?"
Hope si girò e vide un uomo con dei ricci dorati e ribelli, occhi blu e zigomi pronunciati. Era vestito tutto di nero con un po' di macchie che sembravano pittura sulla maglietta.
Hope sapeva chi stava guardando.
Quello era suo padre.
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The Twisted Life Of Hope Mikaelson (Traduzione Italiana)
FanficLA CONTORTA VITA DI HOPE MIKAELSON. LA STORIA NON È MIA, IO LA TRADUCO SOLTANTO. TUTTI I CREDITI VANNO A feministic (ANCHE LA COPERTINA) CHE MI HA DATO IL PERMESSO DI TRADURLA DALL' INGLESE ALL' ITALIANO. I DO NOT OWN THE STORY, I'M ONLY TRANSLATING...