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Libro Uno, Capitolo quindici, Parte Uno, "Esplorare"

Mi ondeggiavo in modo eccitato sulla mia sedia, facendo vorticare il mio cucchiaio nella scodella di cereali.

Ero decisamente troppo ansiosa per mangiare.

Era passato quasi un mese e mezzo dall'incidente del Gala e da quando avevo appreso la storia di mio padre, il che implicava che era passato un mese e mezzo da quando avevo visto Zia Rebekah e Zio Elijah. Mi mancavano molto e dovevano arrivare quel giorno, con mia madre.

Potete capire perché fossi così eccitata.

"Hope." Alzai lo sguardo e vidi mio padre che mi guardava dall'altra parte della cucina.

Sbattei gli occhi. "Sì, papà?"

Sogghignò per le mie tattiche di sembrare innocente. "Non hai toccato la tua colazione, amore."

Alzai le spalle, poggiando il cucchiaio facendolo tintinnare sulla scodella di ceramica.

"Non ho fame."

Sospirò e camminò verso di me. "Hope, devi mangiare."

"Ma, papà..." Mi lamentai, facendo il muso e prendendo la sua mano.

Alzò gli occhi al cielo. "Va bene, ma non venire a lamentarti quando ti verrà fame."

Feci un gran sorriso e saltai giù baciandogli la guancia prima di mettere la scodella nel lavandino.

Lui scosse la testa, appoggiandosi sul tavolo. "Le cose che lascio passare non smettono mai di meravigliarmi."

Risi camminando verso di lui e abbracciandolo mettergli le braccia intorno al collo.

"Non so come lo faccio."

Rise sommessamente. "È perché sei il mio angelo."

"Ogni diavolo ha bisogno di un angelo. Dovresti sentirti fortunato ad avere me." Lo stuzzicai.

Sollevò un sopracciglio. "Oh, davvero?"

Annuii e gli mostrai la lingua prima di correre via nel salotto.

Sentii la sua risata sommessa e i suoi passi mentre mi seguiva.

"Piccolina, è molto facile trovarti." chiamò dietro di me.

"Sono comunque veloce!" Urlai correndo dietro un divano dove era seduto Marcel; mio padre camminò fino ad arrivarci di fronte.

Mi sbeffeggiò mentre un piccolo sorriso toccava le sue labbra.

"Credi davvero che-"

I suoi pensieri furono interrotti dal campanello e il mio sorriso si illuminò.

"Zio Elijah! Zia Rebekah! Sono qui!" Sorrisi ancora di più correndo verso la porta.

La aprii velocemente accogliendo caldamente le due figure di fronte a me. Mi fiondai tra le braccia della ragazza bionda che rispose velocemente all'abbraccio.

"Zia Rebekah! Mi sei mancata."

"Mi sei mancata anche tu, Hope. Non sei cresciuta troppo, vero?"

Io la guardai e scossi la testa. "No, sono sempre la stessa."

Annuì mentre io mi girai verso Zio Elijah e lo abbracciai stretto.

Lui mi sorrise semplicemente e ammiccò.

Guardai dietro di loro e mi calmai un po'.

"Dov'è Hayley?" Chiesi.

Elijah si accigliò. "È fuggita a Mystic Falls. Le abbiamo detto di te ma non ci ha creduto."

Quello mi spezzò il cuore.

Mia madre non credeva che fossi viva. O forse non le importava.

Annuii una volta e mi girai, camminando di nuovo da mio padre. Si era seduto su una sedia e stava conversando con Marcel.

Mi guardò e si accorse del mio acciglio quasi subito.

"Cos'è successo?"

Andai verso di lui e mi sedetti sulle sue gambe, mettendo il muso.

"Lei non verrà."

A quel punto Zia Rebekah e Zio Elijah erano già entrati ed erano leggermente sorpresi nel vedere la vicinanza tra me e mio padre.

"Cosa?"

Abbassai lo sguardo. "Hayley. Lei non verrà, Papà."

Zia rebbeka sussultò quando lo chiamai "Papà".

Mio padre si corrucciò.

"Perché non vorrebbe incontrarti?"

Zio Elijah si schiarì la gola. "È un'ibrida, Niklaus. E ha spento le sue emozioni."

Oh. Merda.

The Twisted Life Of Hope Mikaelson (Traduzione Italiana)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora