Quindicesimo Capitolo

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Mi svegliai il mattino seguente sola nel letto. Per un momento credetti che Nicholas fosse accanto a me, ma rimasi molto triste scoprendo di essere sola. Andai in bagno a farmi una doccia bollente, per riprendermi dalla febbre, e poi mi diressi in cucina, notando che tutti si stavano allenando. "Buongiorno ragazzi, perchè avete iniziato senza di me?" Chiesi, dubbiosa. "Visto che ieri avevi la febbre, abbiamo deciso di concederti un giorno di riposo. Non si sa mai, potrebbe ritornare allenandoti." mi disse Nathan, premuroso, ma io mi innervosii. "Sono per metà lupo, mi riprendo in fretta, quindi mi posso allenare anche io." Nicholas cercò di ribattere, ma in risposta lo guardai male, non volevo essere l'unica a non potermi allenare e rimanere indietro. L'allenamento andò bene tutto sommato, se non fosse per il fatto che Nicholas cercasse di farmi sedere ad ogni mio sospiro. "Smettila, sei snervante! Sono anche io un essere vivente, dovrò pur respirare!" Con questo lo spinsi e me ne ritornai in camera tristemente. Non potevo nemmeno respirare, che tutti si allarmavano. Decisi di scavalcare dalla finestra, per andare verso il bosco, dovevo restare sola con me stessa. Mentre mi recavo al mio posto segreto, iniziai a pensare alle mie vecchie compagne dell'orfanotrofio. Ricordo ancora alla mia stanza dalle mura ingiallite e dal tetto cadente, odio ed amo il giorno in cui mi hanno adottato. Lo amavo per il fatto che finalmente avevo abbandonato quel posto, ed avevo conosciuto Nathan, anche se all'inizio era davvero uno stronzo. Ridacchiai a questo pensiero, ma mi feci di nuovo cupa perchè erano accadute molte più cose negative: l'iniettamento del virus, le allucinazioni, i dolori, e per finire, la trasformazione in licantropo. Non che mi dispiacesse, ma l'inizio era stato traumatico. Ricordo ancora quando ho conosciuto per la prima volta Nicholas. Aveva i capelli lunghi e non aveva la barba che gli copriva il viso. Ricordo di quando è stato ferito e l'ho dovuto medicare. Ricordo quando lo persi il giorno della mia partenza. Sentii delle gocce d'acqua cadere dal cielo e bagnare la mia testa, decisi di recarmi fuori dal bosco. Sentii un brivido corrermi lungo la schiena, a causa di un ululato di un lupo. Non poteva essere... da queste parti? Iniziai a correre verso l'uscita della foresta, ma dopo non appena dieci metri, vidi un lupo saltare da un albero. Sgranai gli occhi. Aveva il mantello lungo e bianco come la seta, ma ciò che mi spaventò di più erano i suoi occhi. Erano rossi. Caddi a terra, ma mi alzai, e vedendo che si dirigeva verso l'uscita, sentii qualcosa che mi diceva di seguirlo, e lo feci. Mi portò lungo una strada a me sconosciuta, finchè non arrivammo in una casa molto familiare, la mia. Lo vidi fermarsi e guardarmi, mi ululò contro e poi corse via, scomparendo. Decisi di entrare. "Ragazzi?" Non sentii nessun vociare, e ciò mi preoccupò, decisi così di salire al piano di sopra, ma me ne pentii subito. Tutti erano stati immobilizati da delle persone in una divisa nera, con un casco bianco in testa, per non farsi vedere. "Lara, scappa, ora!" Gridò Nathan, ma non feci in tempo a dire niente, che qualcuno mi colpì alla testa, facendomi svenire. Quando aprii gli occhi, mi accorsi di essere su un furgone, ammanettata, e con alcuni ragazzi all'interno. Non riuscivo a parlare, mi avevano messo dello scotch sulla bocca e un collare che mi mandava delle piccole scariche elettriche, facendomi lacrimare gli occhi. Quando mi voltai verso sinistra, vidi le persone che ci erano entrate in casa. Il furgone si fermò davanti ad una struttura e, come se fossimo animali, gli uomini all'interno del furgone ci portarono dentro a forza di spinte. Ormai l'avevo capito, ci trovavamo nel posto in cui lavoravano quei pazzi dei miei genitori adottivi. Sentii qualcuno ridere, poi sentii dei passi, che si facevano sempre più vicini. "Ma buonasera... come state ragazzi? Finalmente siete arrivati anche voi!" A dirlo era un uomo sulla sessantina, con una barba folta e dei capelli brizzolati. Aveva un viso piuttosto familiare, ma non mi venne in mente a chi somigliasse in quel momento. Si avvicinò a me, e mi strappò lo scotch dalla faccia, facendomi urlare dal dolore. "Oh, ma tu sei Lara Trömp! Sai quanto ti abbiamo cercato in questi mesi? Ci abbiamo messo tanto a trovarti, lo sai? Come hai fatto a nasconderti così bene?" Non feci caso a tutte quelle domande, e gli sputai contro. "Sei una merda! Dove sono gli altri?! Nathan, Nicholas e Joshua?! Dove li avete portati?!" Detto questo, una guardia mi tirò un calcio nello stomaco, facendomi un male allucinante, e facendomi lacrimare gli occhi. "Di loro non proccuparti, tuo fratello Trömp è stato rinchiuso, ed è sotto esame... inoltre, stiamo esaminando la potenza del signor Trämporn, che è un licantropo che noi non abbiamo mai usato come cavia. Non ha nemmeno dei parenti licantropi. Ha forse a che fare con te?" Evitai di rispondere a quella domanda. "Come avete fatto a trovarci?" Un ghigno apparve sulla sua faccia. "Come abbiamo fatto? È ovvio. Abbiamo seguito ogni vostro spostamento. Sai, abbiamo delle spie  in ogni parte del mondo... ovunque voi vi nascondiate, noi vi troveremo!" Iniziò a ridere molto forte, da farmi quasi male alle orecchie.
"Ora, sedateli." Disse, con soddisfazione. Sentii qualcosa pungermi il collo, e svenii. Mi risvegliai forse qualche ora dopo. Mi trovavo in una camera bianca, con luci dello stesso colore che mi abbagliavano. Avevo delle catene legate ai polsi, mi permettevano di muovermi, ma non potevo fare molto. Vidi delle sbarre vicino al tetto, da cui potei intravedere il cielo buio, e potei constatare che era più o meno notte fonda. Iniziai a chiedere aiuto, ma in cambio ricevetti solo un urlo da una delle guardie, che mi diceva di tacere. Ero sola, in quella stanza non c'era nessuno. Stavo per addormentarmi, quando sentii un urlo provenire da una stanza vicina alla mia. L'urlo era di un maschio, e sembrava proprio quello di... "Nathan!" Gridai a squarciagola, ed iniziando a piangere, tirai dei calci sulla porta. All'improvviso, venne aperta, rivelando un uomo sulla trentina che mi prese dalle catene, slegandole, e mi trascinò verso una camera buia. Appena mi fece entrare, mi legò i polsi a dei pali di metallo.  "Ciao, bellezza! Ora ci divertiremo a testare la tua forza con queste sostanze. Sai, i licantropi come te non riescono nemmeno a sopportare la dose, e perdono i sensi dopo tre secondi. Ma oggi mi divertirò tanto, perché ho saputo che hai del potenziale, e voglio sfruttarlo a mio piacimento." Disse tutto d'un fiato, facendo un ghigno. "Lasciami maniaco! Non mi mettere le tue sporche mani addosso! Non voglio che mi droghi!" gli gridai contro.
"Oh no, non vorrai mica che i tuoi amici soffrano a causa tua, vero? Non vuoi che Nicholas muoia, giusto? Se fossi in te, lo farei morire, gli scarti della società non meritano di vivere. D'altronde è a causa sua se vi cerchiamo... voleva mettere in subbuglio la nostra società, dicendo a tutti la verità, ma prima che potesse farlo, lo abbiamo catturato."
Mi sentii male ascoltando quelle parole, non volevo il male di nessuno, volevo solo che la mia piccola famiglia sopravvivesse. A malincuore alzai gli occhi, e lo guardai dritto in faccia. "Fammi quello che vuoi."

*Spazio Autrici*
In questo capitolo ci siamo fatte odiare, ma, si sa, amiamo mettere in tensione voi lettori. Ci scusiamo dell'assenza con questo capitolo. Byee!

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