Terzo Capitolo

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A svegliarmi la mattina fu una ragazza della servitù, che mi spiegò che dopo la colazione io e la mia famiglia saremmo andati a fare una gita tra i boschi del Gurin. La mamma a colazione mi disse che là vicino c'era il lago Thurnesee, molto bello da vedere e pieno di pesci. Mi raccontò anche una leggenda: narra di un giovane licantropo che s'innamorò di una ragazza umana, che però lo rifiutò, e lui si suicidò buttandosi nel lago. Nathan a sentire quelle parole storse il naso e disse che sarebbe andato a prepararsi. Dopo esserci preparati ed aver preso l'attrezzatura per il campeggio, facemmo un viaggio di cinque ore, non tanto faticoso, perché vedevo la natura risvegliarsi. Poi capii il motivo di essere stata svegliata molto presto. Nel lungo tragitto papà fumava un sigaro e mamma leggeva una rivista. Nathan invece stava in un angolo della macchina ad ascoltare la musica con gli auricolari. Allora, curiosa di sapere cosa stesse ascoltando, gli diedi una pacca sulla spalla. "Nathan, posso ascoltare la musica con te?" Lui con uno sbuffo, tolse un auricolare dal suo orecchio, facendo alzare dei ciuffi della sua folta chioma bruna e girandosi verso di me lo diede. "Sta attenta a non romperla ragazzina." Solo in quel momento mi resi conto dei suoi occhi color smeraldo, molto più chiari di quelli della mamma. Gli chiesi subito quale fosse la band a cantare in quella canzone, e lui mi rispose con tono secco "I Queen, ora lasciami ascoltare la musica." Io sorrisi e mi feci trasportare sulle note di Show Must Go On. Dopo molte ore di viaggio arrivammo nel bosco e felice scesi e corsi nella fitta natura, per poi essere raggiunta dagli altri. Nel pomeriggio, dopo aver sistemato le tende accanto al camper, iniziammo a mangiare. Nella notte decidemmo di fare un falò all'aria aperta e guardare allo stesso tempo le stelle. Nella notte, mentre dormivo, sentì nel braccio un dolore allucinante, che mi fece sentire tutto il corpo a fuoco e dopo una manciata di secondi sentii freddo, come se stessi scalando l'Everest con degli abiti leggeri. Quando mi svegliai, mi ritrovai sudata e capii che era appena l'alba, perchè dalla tenda filtrava la luce gialla del sole. Decisi di uscire a prendere una boccata d'aria, ma venni subito travolta da i brividi, che pian piano si tramutarono in freddo. Papà, che era fuori, si accorse della mia presenza e notò il mio tremolio. "Lara, sei bollente, devi avere di sicuro la febbre." disse mentre mi appoggiava la mano sulla fronte. Dopo essere entrati nella tenda, mi diede una pasticca per fare abbassare la febbre, poi mi disse di andare a letto. Mi svegliai nel pomeriggio inoltrato e mi accorsi che mi era passato tutto. La sera andammo a cena in un ristorante vicino al lago. Si chiamava 'Thurnesee Restaurant'. A metà cena, iniziai a sentirmi male di nuovo, iniziai a sudare freddo, avere il senso di nausea con giramenti di testa ed allucinazioni. Iniziai a vedere le mie mani allungarsi ed accorciarsi, sentivo il mio udito migliorare e il mio olfatto si prolungava per le fitte foreste. Scappai, non sapevo il motivo ma corsi. Sentivo le ura di mia madre e di mio padre chiamarmi, ma non riuscivo a comandare il mio corpo. La mia vista si offuscò, e poi il nulla. Mi svegliai credo la mattina dopo, completamente nuda. Non sapevo se fosse per l'imbarazzo o per la paura, ma mi coprii con le mani, ed iniziai a camminare, finché non mi trovai davanti una casa abbandonata e senza esitazione ci entrai. Lì vidi un letto e subito mi coprii con le coperte. Non passò nemmeno mezz'ora che entrò un ragazzo molto alto. Aveva dei lineamenti giovanili, i capelli biondi che gli arrivavano alle spalle, e gli occhi grigi. Mi persi ad osservare il suo volto, che divenne sconvolto nel vedermi semi nuda. "Chi diamine sei tu? Te l'hanno insegnato i tuoi genitori, che non si entra nelle case degli altri?" Mi disse con voce profonda. "Scusa, mi sono persa, mi sono ritrovata nuda e senza la mia famiglia..." iniziai a singhiozzare, e potei notare il suo viso addolcirsi e passarmi dei pantaloncini ed una felpa. "Potresti portarmi a casa? Abito a Basilea, si trova a cinque ore da qui, perfavore..." mi guardò per qualche secondo e mi fece salire nella sua macchina. "Sai che potrei essere un maniaco assassino che potrebbe vendere le tue interiora al mercato nero? Non te l'hanno insegnato da piccola i tuoi che non ti devi fidare del primo che passa?" Da lì iniziai a piangere fortemente e singhiozzando gli risposi " La mia famiglia è morta in un incendio, sono stata adottata da tre giorni" ed abbassai il capo. "Oh dannazione! Non ne faccio una giusta, scusami." disse alzandomi il volto. "Io comunque sono Nicholas Wallin." "Non sei di qui vero?" Chiesi dopo essermi calmata. "Già sono svedese, se ti stai chiedendo perché mi trovo qui, è per delle ricerche sui fenomeni anormali che capitano agli animali che si trovano vicino questo lago, più che altro nel bosco a dire la verità." "Wow, anche i miei genitori sono degli viaggiatori." dissi entusiasta "Ah, comunque io sono Lara Trömp" lui a sentire il mio cognome storse il naso, ma non ci feci tanto caso. Appena arrivai a casa, non feci in tempo a salutare Nicholas, che lui sfrecciò via con la Jeep. Appena entrai a casa non venni solo accolta da i miei genitori, ma anche dalla polizia, che credo fosse lì per me. "Tesoro, dove ti eri cacciata, sono due giorni che ti cerchiamo... e poi di chi sono questi vestiti?" Due giorni? Non credevo di aver dormito così tanto "Sono svenuta nel bosco, ho avuto delle allucinazioni... Ah, questi vestiti li ho trovati in una casa abbandonata." dissi con il cervello disconnesso dalla bocca. Non dissi nulla di Nicholas, non credo che nessun genitore vorrebe sentirsi dire che la figlia sia stata accompagnata da uno straniero, dissi solo che camminai per un giorno nella foresta e che per fortuna non mi aveva attaccato nessun animale. Nel pomeriggio decisi solo di lavarmi e andare a letto, avevo quella sensazione di stanchezza che mi attanagliava le ossa, ma non avevo nessun accenno di febbre. Nei tre giorni seguenti non accadde nulla di particolare, tranne il fatto che trovai un regalo da qualcuno della famiglia, un telefono, ma credo che a farlo sia stato Nathan, visto che quando lo ringraziai, dandogli un bacio nella guancia, arrossì. Inoltre, nella notte sentii dolore ai denti, come se mi stessero crescendo, ma la mattina non sentivo più nulla. Arrivò il primo giorno di scuola, preparai il mio zaino ed indossai la mia divisa. A mezz'ora di macchina, il maggiordomo lasciò me e Nathan davanti alla Swatterzös High School. Era enorme e bellissima, i muri erano color panna e amaranto nella fiancata davanti ed all'interno aveva sei piani, dove si potevano vedere i studenti accavallarsi fra di loro tra le scale. Io appena entrai notai la professoressa di biologia farmi segno di affiancarmi a lei e con un richiamo disse ai studenti di sedersi. "Studenti, lei è la signorina Lara Trömp, e farà parte del corso dei miei studi per tutto l'anno, ora perfavore si accomodi in un posto a suo piacimento" mi andai a sedere accanto ad una ragazzina mora con le lentiggini che le contornavano tutto il viso. "Ehi, io sono Marie!" Disse con forse troppo entusiasmo, notai dopo che nel mio corso c'era anche Nathan che sghignazzava con un gruppo di ragazzi. A fine ora prima di uscire dall'aula, mentre andavo in quella di inglese, venni fermata da un gruppo di ragazze, che dissero di chiamarsi Kate, Ann e Lydia. "Ehi, ho visto che osservavi per molto tempo Nath, è vero che è bellissimo?" Tutto ciò si susseguì da un sospiro da lei e le altre ragazze, ed io con una faccia demoralizzata, risposi "Sono sua sorella, sai è un tipo strano, pensa che sta tutto il giorno in camera... Ti conviene fare tu il passo avanti, lui sta sempre sulle sue e non dà retta a nessuno." e lei ribattè con un "Ma non vi assomigliate per niente, e poi Nathan non ha mai detto di avere una sorella, per di più della sua stessa età" io risposi immediatamente che sono la sua sorella adottiva, dopodiché con Marie ci dirigemmo nell'aula al piano di sopra. Alle quattro ci vennero a prendere il maggiordomo, che scoprii si chiamasse Mark. Oggi avevo fatto molte amicizie, conobbi altre tre ragazze: Miriam, Louise, che disse di venire dalla Francia, ed Emma, una ragazza solare Italo/Tedesca, dai tratti dolci, per non parlare dei suoi capelli neri e dei suoi occhi azzurri. Appena arrivammo a casa sentii delle voci provenire dal salone, voci dei miei genitori, e oltre a quelle se ne aggiunse un'altra, a me molto familiare. Era la voce di Nicholas. Entrai e appena lo vidi chiamai il suo nome. "Lara? Che ci fai tu qui? ...Ora tutto è chiaro, mi dispiace per te..." e se ne andò, lasciandomi con delle domande che mi attanagliavano. Perché mi chiede cosa ci faccio qui? E perché gli dispiace? Per cosa? La mamma mi chiese come facessi a conoscerlo, ed io inventai una bugia su due piedi. Lei poco convinta dalla mia risposta mi disse di stare lontana dai tipi come lui, perché sono pericolosi. Con un semplice 'Ok' me ne andai in camera e iniziai a leggere un libro, visto che non avevo compiti per il secondo giorno di scuola e la professoressa sarebbe arrivata tra una settimana. Senza accorgermene mi addormentai con il libro in faccia. Quella notte sentii di nuovo quel dolore ai denti, ma non ci feci molto caso.

*Nota Autrici*
I capitoli stanno diventando più lunghi, ma è per approfondire meglio la vita di Lara. Si sono notati certi avvenimenti nella notte, mentre Lara dormiva, prima il dolore al braccio e l'improvvisa febbre, le allucinazioni e il ritrovarsi sola in un bosco e per lo più nuda (poveretta, cosa le facciamo accadere. Sorry.) E poi il dolore ai denti solo nella notte. Eheh non ci uccidete, ma tutto avrà una spiegazione.
Ps: Ma quanto è tenero Nathan che arrossisce?

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