~Capitolo 7~Ian Una tremenda Delusione Il Malore~

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                                            IAN

Il mattino seguente ci eravamo svegliati, era Domenica.

Udimmo dei rumori al piano inferiore, erano i genitori di Alicia, imbarazzato dissi: «Amore, sono i tuoi? Mio dio!» Scesi dal letto e mi vestii in modo frettoloso. 

Alicia intanto disse: «Tranquillo.» Ero preoccupato di ciò che avrebbero pensato i genitori della mia amata, se ci avrebbero visti in camera da soli... 

Udimmo bussare alla porta, Alicia disse: «Mamma, papà, sono sveglia, tra poco scendo per la colazione», la porta si aprì e entrarono i genitori di Alicia, nel vedermi lì seduto sul letto, increduli dissero: «Ciao Ian, buongiorno, che ci fai qui?»

Alicia rispose: «Mamma, papà Ian era venuto ieri a studiare abbiamo fatto tardi, e ho pensato di ospitarlo da noi», ero a disagio poiché i genitori della giovane mi fissavano con sguardi indagatori, dissi: «È vero, Alicia ed io abbiamo studiato fino a tardi, abbiamo cenato con pizza. E poi siamo andati a dormire.» 

Il padre di Alicia accennò: «Capisco Ian. Spero  che avrai dormito nella camera degli ospiti naturalmente vero?!» Annunciò in un tono ammonitore.

Annuii con il cenno del capo risposi: «Sì certo. Adesso scusatemi, ma devo andare. Allora ciao Alicia, a domani», risposi in modo frettoloso.  
Uscii dalla stanza. E a malincuore salii in sella alla mia moto e tornai a casa. 


                                              ALICIA                               


Intanto mio padre con un tono duro mi urlò: «Cosa ci faceva il tuo amico a casa nostra, eh?! Non voglio che lo frequenti più ti proibisco di incontrarti con quel ragazzo! Non mi convince per niente, è strano! Non ti fidare, ti ha toccata? dimmelo!» Disse tutto d'un fiato.

Sconvolta in lacrime urlai: «Come puoi parlare male di Ian? Papà, Cristo Santo, tu non lo conosci, è un ragazzo dolcissimo. Non puoi impedirmi di vederlo, è un bravo ragazzo. Gli voglio bene. Lo amo, lui mi ama, papà tu non capisci niente! Ti detesto!» 


Mia madre era d'accordo con me, aveva capito che amavo Ian, che ci amavamo, e acconsentiva che stessimo insieme. «Amore ascolta, siamo stati giovani anche noi,  si amano, perché vuoi separarli? Fatti da parte e lascia che nostra figlia sia felice con il ragazzo che ama!» I miei genitori litigarono animatamente. «Ti ho detto che non devi più vedere quel ragazzo, intesi?!» Ribatté autoritario mio padre.

«Non puoi decidere chi devo amare, Ian è un ragazzo speciale, sento che è quello giusto per me!» 

«Non vorrei che si rivelasse un'altra delusione, non voglio vederti soffrire! Devi allontanarti da lui, non fidarti troppo di lui, è pur sempre un ragazzo, lo conosci da mesi, tu non lo ami davvero è solo una stupida cotta passeggera e quando te ne renderai conto lo lascerai!» 




                                                 IAN                                

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                                                 IAN                                


Intanto ero a casa, mio padre dormiva ancora, per smaltire la sbronza. Mi distesi sul letto e con un sorriso telefonai ad Alicia e attesi in linea.

Dopo pochi squilli rispose: «Ciao, Ian, scusami mi dispiace tanto, ma dobbiamo lasciarci. Mi dispiace tanto. È stato bello stare con te, ma ho capito che non ti amo.» Mi disse seria, sembrava strana come se stesse piangendo.

Quelle parole, furono per me come una serie di pugnalate al cuore. E con le lacrime agli occhi dissi: «Non mi ami più? Cosa? Non posso crederci. Credevo mi amassi davvero», dissi con un filo di voce, e con le mani tremanti accennai: «Allora saremo amici?» Alicia restava in silenzio.

«Ho capito, va bene. Saremo amici. Ciao, a domani» riattaccai e mi lasciai cadere sul letto, piangevo e strinsi a me il cuscino, ripensavo ai brevi momenti trascorsi con Alicia, il nostro amore era finito, così disciolto come neve al sole. 

Deluso ed amareggiato nell'essere stato lasciato dalla mia amata in quel modo, frustrato dalle delusioni della vita; sentendomi solo e non amato da mio padre, presi un accendino e una sigaretta, e portandola alle labbra la accesi.

Aspirando il fumo dalla finestra, e sorridendo pensavo un modo per farla finita "Sono stanco di questa vita, meglio farla finita. Almeno così non soffrirei più, sarei con la mamma, ho deciso presto ti riabbraccerò ".

E con il sorriso sulle labbra uscii dalla mia stanza, per il corridoio vidi  mio padre, il quale ormai lucido mi afferrò per un braccio e disse: «Ian, aspetta vorrei parlarti. Mi dispiace, per come mi sono comportato in questi ultimi anni, perdonami. Lo so, ti ho fatto soffrire, ti ho fatto del male,  non sono stato un bravo padre! Mi faccio schifo da solo! Spero potrai perdonarmi tesoro, voglio farti capire che mi sono pentito dei miei errori, che ti voglio bene, che voglio cambiare e essere un buon padre per te». Mi abbracciò e pianse sulla mia spalla, quel gesto mi sorprese, mio padre mi aveva abbracciato! 

Con un sorriso timido sussurrai: «Papà, questo è un sogno, vero? Davvero, mi vuoi bene? Non so che dire ecco io...» Mio padre mi accarezzò il viso e disse: «Tesoro, sei mio figlio, è ovvio che ti voglio bene. Sei la cosa più bella, e preziosa che ho in questa vita!»

Sorrisi, ero felice dopo tanti anni finalmente, mio padre mi donò il suo affetto, sentii il battito cardiaco accelerare, la vista mi si annebbiò, e crollai tra le braccia di mio padre privo di sensi. Udii la voce disperata di mio padre che in lacrime gridò: «Mio dio! Tesoro che ti succede?! Apri gli occhi! Ti prego! Non lasciarmi!!» Ero in uno stato d'incoscienza; mio padre in lacrime mi prese in braccio, mi distese nel letto. Ero colto da febbre alta.

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