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-"Beaaaa! Fa alla svelta è tardissimo!"
Ecco come mi sono svegliata stamattina con le urla delle mie amiche che mi incitavano a prepararmi più velocemente, altrimenti avremmo trovato troppo traffico in autostrada.
Erano le 6 del mattino e le mie migliori amiche erano già nel salotto di casa con i bagagli pronti.
Scesi con calma accennando un saluto con la mano alle mie amiche che continuavano a urlarmi contro di muovermi.
-"E va bene ho capito, sono pronta" dissi dando le chiavi della mia mini couper rossa fiammante ad Andrea
-"Cominciate a caricare i bagagli io scendo tra un attimo" dissi ricordando di aver lasciato ancora una cosa in camera mia. Non potevo assolutamente partire senza.
Entrando in camera la vidi li piegata perfettamente sul mio letto, era bellissima, profumava, profumava di ricordi, i ricordi che mi hanno sempre accompagnata. Il giorno che la ebbi, era il 25 dicembre del 2003, era il mio 10 compleanno e ovviamente il giorno di Natale, perché si, sono nata il giorno di Natale, e ricordo perfettamente quando mio padre tornò a casa con un pacchetto rosso in mano, ricordo il momento in cui lo scartai e il pianto di gioia che ne conseguì. Era la mia maglietta, l'unica cosa che desideravo e che qualcuno aveva contribuito a farmi avere.
Non sono pazza, non è una maglietta qualunque, è una maglietta davvero molto speciale, è bianca e nera ha il numero 8 ed il cognome CONTE sul retro. Si, Conte. Sono sempre stata una tifosa juventina e quella maglietta rappresentava un po' la mia storia e Conte? Be lui il mio idolo.
Mentre ero assorta nei miei pensieri un suono assordante mi fa sobbalzare, il clacson della mia macchina, scesi di corsa lanciando un ultimo sguardo alla mia casa.
-"Eccomi" urlai "Finalmente, stavamo per partire senza di te" disse Daniela "Ah si? E senza queste dove volevate andare? A dormire sotto la Mole Antoneliana?" un urlo corale mi travolse, "Cosa sono quelle?" dissero entusiaste, "Sono le chiavi dell'appartamento di mio padre, andiamo a stare da lui" dissi ridendo...
Qual è la nostra destinazione?
Torino, ovviamente. Ci trasferiamo nella città più bella d'Italia, a mio modesto parere. ma io, effettivamente, sono un pò di parte.
Torino è la città dove sono nata prima di trasferirmi a Milano con mia madre, in quella città ci ho lasciato il mio cuore, l'uomo della mia vita.
Il mio bellissimo papà. Già, i miei sono separati da quando io avevo 10 anni. In casa eravamo sempre solo in due anche se ci vivevamo in tre. Mio padre 18 ore su 24 era fuori per lavoro e questo a mia madre proprio non andava giù.
Così un giorno, dopo che il mio babbo ci baciò ed uscì di casa per andare a lavoro, mia madre mise tutta la nostra roba in una valigia che profumava di lavanda, lasciò un biglietto sul frigo con scritto: "non ho mai smesso di amarti e non lo farò, ma non posso crescere nostra figlia sola" ed è così che da quel momento mi sento SOLA. "Vado a stare dai miei a Milano e Bea viene con me" e mi portò con sé. Lontano da quella casa, lontano da quella città lontano dal mio papà.
Non ho mai perdonato mia madre per ciò che ha fatto, ma non posso odiarla, infondo mi ha cresciuta senza farmi mai mancare nulla, in tutti i momenti più difficili mi è sempre stata affianco e mi ha guidata in quel lungo cammino che è la vita. Ma io volevo un unica cosa.... stare con mio papà. Così dopo la maturità le dissi che avevo preso una decisione: mi sarei trasferita a Torino.
Lei non sembrò sconcertata, se l'aspettava, sapeva che un giorno sarei andata da lei dicendole: "Mamma torno da papà" e l'unica cosa che fece fu sorridermi e dirmi:
-"Tesoro non posso impedirti di fare ciò che vuoi, ero certa che un giorno o l'altro l'avresti fatto quindi ti dico solo di stare attenta e di rendermi sempre fiera della figlia che ho cresciuto fino ad oggi!" a quelle parole una marea di lacrime rigarono i nostri volti e ci fecero stringere in un abbraccio che sembrò durare un'eternità.
-"Ti voglio bene mamma" erano le uniche parole che riuscirono ad uscire dalla mia bocca.
Dopo esserci staccate chiamai immediatamente le mie amiche chiedendo loro di incontrarci al bar sotto casa per una "notizia bomba" e una proposta allettante da fare che potrebbe cambiare per sempre le loro vite...
Raccontai loro il mio trasferimento
-"Sei sicura? Non conosci nessuno." diceva Andrea,
-"Ci lasci così?" continuava Monica invece Daniela era muta, non proferì parola.
Dopo averle sentite "piagnucolare" per 10 minuti scoppiai in una fragorosa risata che loro non riuscirono ad interpretare..
-"Ci prendi in giro? Non è per niente divertente!" disse Daniela seria.
-"No ragazze, non vi prendo in giro"
-"E perché sei così felice?" gridarono in coro
-"Perché voi venite con me, è già tutto pronto! Ho avvisato le vostre famiglie" guardai l'orologio "a quest'ora dovrebbero già aver finito di preparare le vostre valigie" si guardarono e cominciarono ad urlare come pazze e corsero ad abbracciarmi.. Tornammo a casa per le 23 dicendo che ci saremmo viste l'indomani alle 6 sotto casa mia..

Ah che sbadata, non mi sono nemmeno presentata, io sono Beatrice, per gli amici Bea, ho 20 anni e frequenterò la facoltà di Architettura a Torino. Precisamente sono Beatrice Conte. Già Conte, non è una coincidenza se ho lo stesso cognome scritto sulla maglietta, quella maglietta è di mio padre Antonio, Antonio Conte l'ex giocatore della Juventus nonché attuale allenatore.

Che sei il mio sole anche di notte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora