Capitolo 18 - Parachuting

3.9K 265 36
                                    

«Non è venuto, cazzo!» gridò il ragazzo. Rachel si avvicinò, toccandogli piano la spalla.

«Credevo... credevo che sarebbe venuto! Cristo, Trev, sei la sua cotta da tutta la vita, quel bacio avrebbe dovuto scioglierlo!» rispose la donna, scompigliandosi i capelli. Trevor scosse la testa.

«No, non solo non è venuto, ma mi sono anche umiliato pubblicamente. E tutto per un cazzo!» ribadì, innervosito. Si sedette sul divano, fissando il nulla. Dopo qualche secondo, alzò gli occhi e li puntò sulla sua fidanzata.

«Cosa facciamo adesso?» domandò, poi, guardandola dritta negli occhi. Rachel scosse la testa.

«Non ne ho idea. Potremmo... andare da lui. Forse se gli spieghi la situazione...» provò la donna, ma lui si alzò, spazientito.

«No, cazzo! Non capirebbe, non capisce mai. È tutto un cazzo di casino!» sbraitò, lanciando un libro che si trovava nei paraggi.

«E allora che cazzo vuoi fare? Puntargli la canna di una pistola alla tempia e farlo parlare? No, non credo che ne saresti in grado. Cristo, è il tuo migliore amico dall'asilo!» urlò lei, cominciando a spazientirsi. Lui annuì, consapevole. Erano nei cazzi. Cazzi più che amari.

Il suono della sveglia fece sobbalzare Liam. Il corpo caldo che era accanto a lui si mosse e spense l'aggeggio rumoroso. Il biondo si mise una mano in fronte, mentre tirava la coperta verso il collo.

«Che cazzo di freddo,» disse, guardando verso la finestra. Strabuzzò gli occhi.

«È neve quella?» chiese, poi, Erik, che si era voltato e fissava anch'esso il vetro appannato. Liam annuì, sorridente. Amava la neve. Gli ricordava il Natale. Erik, improvvisamente, si alzò dal letto, facendo un verso di dolore. Liam scoppiò a ridere.

«Ti fa ancora male il culo?» chiese, guardando il suo ragazzo. Il moro lo fulminò.

«Non hai idea cosa significhi venire violati da un cazzo enorme,» ribatté l'altro. Liam scoppiò a ridere fragorosamente, soprattutto per la sua faccia offesa.

«Non è enorme!» protestò, alzandosi ed abbracciandolo forte. Erik ricambiò, annusando il suo profumo di bagnoschiuma al cocco. Quello era l'odore di Liam, che invadeva il letto, la cucina, il divano. Era ovunque, e il moro non ne aveva mai abbastanza.

«Chissà cosa starà passando Trev,» disse, poi, Erik. Nonostante tra loro ci fossero attriti, immaginava come sarebbe stato distrutto nel sapere di lui e Liam. Ancora non lo avevano detto a nessuno, ma appena li avessero visti la voce sarebbe girata. Liam gli aveva raccontato della dimostrazione pubblica di amore, ed Erik era rimasto pietrificato.

«Capirà,» rispose Liam, baciandolo rapidamente. Si voltò, per prendere i vestiti, quando notò un dépliant posato sul tavolino. Corrugò la fronte e lo prese.

«Cosa diavolo è questo?» domandò, fissando il foglietto colorato che ritraeva un uomo e una donna, che si tenevano per mano, e volavano in aria. Erik glielo sfilò di mano.

«Parachuting,» disse, riponendolo a posto, per poi baciare a stampo l'altro. Liam sorrise.

«Non lo farai,» dichiarò, categorico. Erik lo guardò.

«Lo faremo insieme, amore. Avevo chiamato l'altro giorno. Doveva essere una sorpresa,» spiegò l'altro. Liam era indeciso se sentirsi euforico per l'uso di "amore", oppure incazzarsi perché non l'aveva calcolato nella decisione. Alla fine optò per una terza opzione.

«Assolutamente no. Io ho paura dell'altezza. E tu non lo farai!» ordinò, fissandolo di sottecchi. Erik corrugò la fronte, inclinando la testa per squadrarlo bene, poi scoppiò a ridere.

«Tu... sei preoccupato per me?» gli chiese, prendendogli la mano. Liam distolse lo sguardo, facendo l'offeso, ma nascondendo un sorrisino.

«Può darsi, da solo non ti ci lascio andare!» decise, alzando gli occhi e incastonandoli nei suoi. Erik divenne improvvisamente serio.

«Va bene, se tu non vorrai non lo faremo, non voglio farti preoccupare né tantomeno costringerti,» concordò Erik. Liam lo baciò, per poi superarlo e dirigersi in cucina.

I due fecero colazione, si vestirono e uscirono. Quel giorno ci sarebbe stata la riunione per il "ballo d'inverno", importante tradizione della NYU, e loro erano gli organizzatori. Presero, ovviamente, il pullman, per poi scendere e prendere la metro. In una mezzoretta, furono all'associazione studentesca dell'università. L'incontro si teneva nella grande sala, ed era diretto proprio da Liam e Erik. Partecipava l'intero consiglio, quindi venti studenti, dieci donne e dieci uomini, di diverse religioni, orientamento sessuale e colore della pelle. Era un gruppo multietnico, per garantire stabilità e correttezza. Liam illustrò come il tema fosse centrato sull'inverno, quindi sulla celebre serie tv "Game of Thrones". Lo slogan, "L'inverno sta arrivando", avrebbe fatto da sfondo alla festa. Ovviamente, alcolici consentiti e buffet vario. Il locale era un problema, pensavano all'Hill Building Hotel, ma Liam ed Erik non erano sicuri che il proprietario volesse affittare la sala ricevimenti. Erik interveniva saltuariamente, lasciava più che altro parlare il suo ragazzo. Al termine della riunione, tutti si congratularono con loro per l'ottima spiegazione e per essere stati così abili a progettare il tutto. Gli conferirono l'incarico di organizzare la festa, gli diedero il budget e le tempistiche.

Il viaggio di ritorno fu stancante. Appena scesero dal pullman, Erik puntò dritto al portone. Liam lo fermò, afferrandogli la spalla.

«Erik, dobbiamo andare al supermercato. Il frigo è vuoto!» dichiarò questi, guardandolo negli occhi. Erik non si sentiva bene, era appesantito e aveva freddo.

«Liam non sto bene, puoi andare tu?» gli chiese, sorridendo amaramente. Liam lo baciò, rispondendo al sorriso.

«Certo, riposati amore mio, io torno subito,» gli disse. Si scambiarono un altro bacio, poi Liam attraversò ed Erik entrò nel palazzo. Salì le scale ed arrivò alla porta di casa. Appena la aprì, entrò, togliendosi lo zaino in un gesto automatico. Ce l'aveva ancora in mano, quando lo vide. Un uomo, in piedi, davanti a lui, con un sorrisetto beffardo sul viso.

Just Friends (Trilogy of Secrets, 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora