11.

99 7 11
                                    

Allyson's pov

Lo amavo, sì era così. Amavo William anche se lo conoscevo da poco tempo. Non l'avrei mai ammesso davanti a nessuno, non volevo neanche pensare alle voci che avrebbero iniziato a girare su di me. Se mai fossimo riusciti a scappare da quel posto, ogni cosa accaduta lì dentro, ogni lacrima versata per lui sarebbe rimasta là. Non mi sarei più avvicinata a nessuno di loro, né a Dionne né a William o ai suoi fratelli, ero diventata un pericolo e se avessi mai fatto loro del male non me lo sarei potuta perdonare. Erano finiti nei guai per colpa mia, non avrebbero sopportato altre ingiustizie.
Stavo già pensando a quando avrei dovuto dimenticarmi per sempre di Will, mentre ero ancora ai suoi piedi, sperando di vederlo aprire quei suoi bellissimi occhi blu. Ipocrita, da parte mia.
Per tutto il tempo che avevo passato davanti a lui ero quasi riuscita a dimenticarmi dove mi trovassi, era come se ci fossimo solo io e lui, divisi dal resto del mondo. Mi ricordai di una scena che avevo visto circa tre anni prima a teatro, ad una rappresentazione di Romeo e Giulietta. L'ultima scena, quando i due amanti sacrificano la loro vita l'uno per l'altra, perché si amavano a tal punto da rinunciare alla loro esistenza e le loro famiglie non approvavano questo amore. Con un po' di fantasia avrei anche potuto pensare di trovarmi al posto di Giulietta, ma quella casa non era affatto il palcoscenico di un teatro e io non stavo recitando una parte.
Ero ancora immersa nei miei pensieri, racchiusa da una sorta di cupola invisibile che isolava me e William, quando la voce di Edric raggiunse le mie orecchie. «Che scena patetica, non ricordavo di aver chiesto un film drammatico e strappalacrime. Non sprecare tempo con quegli inutili succhia sangue, immagino che ora non abbiano più bisogno di te... Non che ne avessero mai avuto.» Ignorai le critiche beffarde di Edric, anche se la parte cinica di me continuava a voler prevalere sulle altre: aveva ragione, non avevano mai avuto bisogno di me, fino a cinque giorni prima neanche mi conoscevano, eppure in così poco tempo eravamo finiti nell'artiglio del male a causa mia.
Misi in fretta a tacere le mie osservazioni e allo stesso tempo mi ricordai della collana, quella che era caduta dalla tasca dei pantaloni di Edric. Volevo disperatamente sapere quale importanza potesse avere per lui, se la portava con sé cercando di nasconderla –certo non benissimo visto che non si era nemmeno accorto di averla persa- doveva pur avere un valore. Avrei voluto avvertire Dionne, magari avrebbe potuto aiutarmi, ma anche lei era completamente concentrata su Oliver e Daniel e non sarei riuscita ad attirare la sua attenzione senza attirare anche quella di Edric. Se solo ci fosse stato un modo per distrarlo il tempo sufficiente a prendere da terra la collana...
Quasi come se qualcuno avesse ascoltato i miei pensieri, un rumore come di vetri rotti provenne dal piano superiore, facendo scattare Edric verso la base delle scale. «Che diavolo succede? Avete chiamato qualcuno?! Me la pagherete!» Dicendo queste parole si fece più vicino a me e a Dionne, che intanto si era messa affianco a me, protendendo una mano verso la mia gola, minacciando di volermi soffocare. All'ultimo momento strinse il pugno in aria e digrignando i denti si voltò dall'altra parte e corse su per le scale.
Era la mia occasione: appena fui sicura che Edric fosse fuori portata, balzai in piedi e corsi a prendere la collana dal pavimento, vicino al camino. Presi in mano il ciondolo e la sensazione che provai fu una sorta di sbalordimento e forza improvvisa. Mi sentii investita da qualcosa simile ad un calore fortissimo, che si propagava dalla collana stessa in tutto il mio corpo e quando con la mano libera sollevai la catenella dal palmo dell'altra, vidi che sopra quest'ultimo vi era impressa una parola: praesidium, protezione. Non sapevo se rimanere basita perché una parola era spuntata di colpo sulla mia mano oppure perché era stata una collana a farla comparire.
«Che cosa fai Ally! Torna qui, se lui ti vedesse...» Ero totalmente rapita sia dalla collana che dalla scritta da non sentire gli avvisi di Dionne, ma quando sentii dei passi che si avvicinavano sempre più in fretta verso il salotto, corsi a sedermi a terra nascondendo il ciondolo dietro la mia schiena. Per la distrazione, nel sedermi non feci caso a dove appoggiai le mani, per non cadere di peso, e temetti che un pezzo di vetro lasciato lì da chissà quanto tempo mi avesse ferito un polso. Sentii solo un bruciore forte che però passò in breve tempo, infatti quando decisi di controllare la gravità della ferita, vidi che si era quasi del tutto rimarginata. Stranamente non ne fui colpita, forse la parola "protezione" sulla mia mano c'entrava qualcosa, ma erano successe così tante cose anormali e inspiegabili quel giorno che quella sarebbe solo stata una di esse.
Dopo pochi istanti, vidi spuntare Edric e portava qualcuno con sé. La luce era poca anche in quella stanza perciò non riconobbi subito di chi si trattava. «Questa volta ve la siete proprio cercata, voi due» sentenziò Edric, con voce greve. Non aveva parlato con il suo solito tono beffardo e derisorio, era quasi più arrabbiato di quando aveva trascinato me e Dionne giù nella sala. Né io né lei sapevamo cosa dire, avremmo dovuto reagire e non restare inermi come due cani bastonati, aspettando silenziose la nostra condanna, qualunque essa fosse stata. La persona che Edric teneva prigioniera pronunciò solo due parole, che furono sufficienti per rivelare la sua identità; William mi aveva accennato qualcosa riguardo ai suoi fratelli: Oliver era sempre stato il più impulsivo ma ugualmente coraggioso e sicuro di sé, Daniel era il più pacifico, non cercava i problemi ma non avrebbe mai esitato a risolverli, e Alec era quello più chiuso, difficilmente si legava a qualcuno e sembrava avercela costantemente con tutto il mondo.
Quel ragazzo sarebbe potuto essere chiunque, ma era prevedibile che l'unico a poter almeno immaginare dove fossimo tutti, fosse solo Alec.
Stavo per chiamare il suo nome, ma Edric mi precedette: «Siete tutti e tre una grande scocciatura, ora avete superato i limiti.»

Pensa Allyson, pensa!
Dovevo trovare una soluzione e anche in fretta se volevamo avere una piccola possibilità di liberarci da quella condizione.
Dimenticai tutte le mie paure, accantonai nel retro della mente l'eventualità di essere uccisa e mi alzai in piedi, la collana che pendeva dalla mia mano destra. «Lascialo andare, non ti bastiamo noi e loro» indicai Will, Oliver e Dan dietro di me «come vittime? Hai avuto quello che volevi, ora uccidi anche noi, ma non fare del male ad Alec o distruggo questa qui.» Alzai in aria la collana, così che Edric potesse vederla chiaramente. Fui felice di vedere un'espressione di puro terrore sul suo viso, significava che quel ciondolo gli interessava più del suo desiderio di distruggerci. «Dove l'hai trovata?!» disse quasi ringhiando, come farebbe un vero lupo. Continuai a fissarlo negli occhi, i quali erano gradualmente diventati sempre più dorati, sfumando verso il giallo. «Questo non è importante. Libera Alec e la riavrai indietro.»
Alec s'intromise e con la voce che sembrava irradiare rabbia ovunque, disse rivolgendosi a me: «L'hai sempre avuta tu... La Pietra d'Agata appartiene alla nostra famiglia da secoli, come è possibile che ce l'abbia tu?!»
«La pietra di..che? Guarda che io l'ho trovata qua, il mio scopo era proprio sapere di cosa si trattasse. L'ho presa in mano e mi ha lasciato questa parola sul palmo... praesidium, e non so perché.»
« È ovvio no? Praesidium significa protezione, quella pietra ci protegge praticamente da tutto. I vampiri da sempre cercano di metterci su le mani, letteralmente. Da quanto ne so, solo uno di noi, nella storia ha avuto il privilegio di ricevere quel marchio. È impossibile che tu, un'ibrida a quanto vedo» Alec indicò i miei occhi con un cenno della testa «ne sia la detentrice.» Non riuscii ad ordinare correttamente tutte le informazioni che aveva dato Alec, più pensavo al contesto in cui mi trovavo e più credevo di essere dentro ad un sogno che sembrava non voler finire. «Aspetta un secondo, qui non stiamo parlando solo di me però. Appurato che fino a un minuto fa io non sapevo minimamente cosa fosse questa...cosa, la questione è: come pensava di usarla Edric?» Lui, sentendosi tirato in causa, parve risvegliarsi improvvisamente e disse: «La Pietra d'Agata non è una protezione solo per i vampiri. Chiunque la possieda può contare su una protezione continua, da qualunque tipo di attacco. Anche se solo il prescelto può ricevere il praesidium, che è la forma di protezione più alta ed è soprattutto infinita, intoccabile, non significa che per gli altri la pietra sia inutile.»
Mi voltai verso Dionne, che fino ad allora non aveva proferito parola; era incredula quanto me. Ci fu un attimo di silenzio, poi lei chiese: «Continuo a non capirci niente. Hai rapito Allyson per arrivare a Daniel, Oliver e William per assolvere ad un tuo qualche dovere che ci è sconosciuto. Ora spunta fuori questa collana e sei terrorizzato all'idea di perderla. Qual è il collegamento fra i due fatti?»
«Il prescelto, in questo caso prescelta, è la fonte di potere più ambita da chiunque abbia un minimo di amor proprio. Se si ha la fortuna di essere affiancati da questa figura, ci si può considerare praticamente immortali. Non sono terrorizzato sapendo di poter perdere la collana, mi interessa non perdere te, Allyson.»
Feci due più due e la dura verità mi oscurò ogni angolo della mente: se ero l'unica a costituire una garanzia per Edric, Dionne e Alec sarebbero stati un ostacolo per lui. Credeva che io gli sarei stata vicina come un'ombra, gli avrei giurato fedeltà e sarei diventata il suo "scudo personale".
Bene, credeva nelle cose sbagliate.

Accadde un Mattino |#Wattys2016|Where stories live. Discover now