Allyson's povSei mesi più tardi...
Mi capitava di ripensare spesso a Edric e a quei due giorni infernali in cui mi aveva tenuta come prigioniera, insieme ai ragazzi e alla mia migliore amica. Erano passati quasi sei mesi e mezzo da allora,ma era sufficiente guardarmi allo specchio per far riaffiorare ogni cosa, come se fosse successa solo un giorno prima. Mi ero abituata a vedere il colore azzurro ghiaccio del mio occhio sinistro, anche se devo ammettere che al principio, quando mi risvegliavo al mattino e andavo allo specchio, non mi riconoscevo, credevo di essere dentro ad una visione e speravo di tornare me stessa. Puntualmente non accadeva niente di simile e quando presto iniziai ad accettare sul serio che la mia vita non sarebbe più stata come in passato,svanì anche la sorpresa nel vedere come ero cambiata.
Avevo imparato a controllare le mie forze, ma non ce l'avrei mai fatta senza la dedizione e le cure di William. Lui, infatti, dopo avermi dissuasa in tutti i modi a non allontanarmi da lui e dai suoi fratelli per nessuna ragione, mi aveva seguita come un maestro. Per molte settimane ero stata tentata di allontanarmi da lui, come mi ero ripromessa, ma chissà cosa avrei combinato rimanendo sola a piede libero, senza un posto dove stare e senza un minimo di capacità di sopravvivenza.
William aveva pazientemente sopportato i miei sbalzi d'umore –che si manifestavano già prima di diventare un'ibrida, ma che con la trasformazione si erano accentuati- e mi aveva insegnato a mantenere il controllo. Mi aveva inoltre permesso di vivere nel castello della sua famiglia, in compagnia di Dionne, la quale aveva dovuto imparare come me a familiarizzare con le sue nuove "super abilità". Io e lei avevamo discusso a lungo se tornare da sua mamma, ma avevamo convenuto che fosse meglio lasciarla fuori dal nostro mondo,per proteggerla. A tal fine, un pomeriggio eravamo giunti tutti insieme alla conclusione che l'unico modo di non farla soffrire ulteriormente per la nostra mancanza, sarebbe stato cancellare dalla sua memoria ogni ricordo relativo a me e a Dionne e la stessa cosa sarebbe spettata a mia mamma. Avevamo sofferto entrambe dovendo prendere questa unica e risolutiva scelta, pur sapendo che era la cosa giusta da fare. «Ormai il passato è passato, non serve più piangerci sopra» aveva detto serio Alec una sera durante la cena, vedendo le espressioni tristi e sconsolate sulle facce di tutti quanti noi. «Come fai ad essere sempre così indifferente e distaccato da...tutto?» gli aveva chiesto Dionne. «Sono stato costretto a diventare così. Certe cose non si imparano sui libri, la vita è l'unico grande libro dal quale si impara qualcosa.» Detto ciò, non aveva più aperto bocca fino alla fine del pasto e nessuno aveva replicato.«Lascia perdere Will, è tutto inutile con me. Non riesco a imparare niente,continuerò a perdere la calma.» Avevo smesso di tenere il conto di quante volte gli avevo detto questa frase, e alla fine ero solita uscire di corsa e seccata dal castello, correndo verso un piccolo stagno lì vicino. Era l'unico posto in cui riuscivo a recuperare il controllo. Alla lunga William aveva capito che lo facevo anche perché sapevo che poi lui mi avrebbe raggiunta, sedendosi vicino a me a guardare la natura e mettendomi un braccio intorno alle spalle. Erano due dei gesti più semplici che potesse rivolgermi, ma erano come una medicina e lui, pur sapendo che avevo imparato a calmarmi per conto mio, mi assecondava sempre.
Mano a mano che i giorni passavano, assorbivo il potere della Pietra d'Agata,che a detta dei ragazzi, sarebbe stata più al sicuro in mano mia e comunque l'avrei sfruttata meglio.
Capitò però che il pomeriggio di un freddo 20 di marzo fossimo tutti riuniti nel salone del castello a celebrare per l'ultima volta in vita mia il mio compleanno. Da quanto ne sapevo io i vampiri smettevano di contare la loro età quando si trasformavano, ma a me avevano concesso un ultimo festeggiamento forse perché, nel mondo a cui appartenevo in passato, sarei diventata maggiorenne e sarebbe stato l'avvenimento più importante per la mia vita da adolescente. Lo avevo apprezzato tanto, era stato come tornare per qualche ora la Allyson che conoscevo da sempre.
L'atmosfera e l'ambiente erano inaspettatamente caldi e accoglienti –non me lo sarei mai aspettata da una stanza piena di vampiri- Oliver sembrava profondamente impegnato a discutere dei suoi ormai lontani diciotto anni, insieme a Dionne che lo ascoltava come neanche faceva a scuola con i professori. Alec, Hector e Daniel erano riuniti intorno al camino (che era stato acceso sotto mio indeclinabile ordine, sebbene sapessi che a loro non sarebbe cambiato nulla, ma io stavo iniziando ad avere parecchio freddo) e stavano parlando di questioni burocratiche.
Io nel frattempo mi ero allontanata, sedendomi su una poltrona vicino a una delle grandi finestre. Il cielo si stava lentamente scurendo, dando vita ad uno spettacolo di colori a dir poco stupendo. Non era da me essere una persona nostalgica, ma fu quasi inevitabile me ripensare a tutti i compleanni che avevo passato in compagnia della mia famiglia e a Dionne, con la quale scartavo sempre i regali. Era comunque vero che il mio primo compleanno di cui avevo memoria era il quinto, come se avessi iniziato a vivere solo allora. Anzi, non solo non ricordavo le feste degli anni precedenti, più tentavo di far emergere qualche particolare dei primi anni della mia infanzia e più sembravano sfuggirmi come fumo fra le mani.
Mi sedetti meglio su quell'enorme poltrona, poggiando i piedi a terra e i gomiti sui braccioli. Il respiro si fece più accelerato e i miei occhi iniziarono a roteare per la stanza, alla ricerca di qualcosa che potesse aiutarmi nel mio ragionamento. Bruscamente vidi passare nella mia testa un'infinità di immagini, che se riordinate per bene andavano a formare un vero e proprio ricordo.
All'inizio riconobbi solo me stessa; i capelli biondi erano gli stessi, come anche la piccola voglia a forma di cuore sul collo. Poi si rivelarono altri particolari: il Sefton Park a Liverpool, dove mia mamma era solita accompagnarmi,soprattutto in autunno, quando le foglie cadevano e si raccoglievano in morbidi mucchi, sui quali poi adoravo lanciarmi. In quel ricordo ero proprio dentro ad uno di questi mucchi, sbirciavo fra le foglie come se stessi giocando a nascondino. Abbassai solo un istante lo sguardo, per osservare la collana che portavo al collo.
Impossibile...era identica alla Pietra d'Agata...come poteva essere solo una coincidenza?
Ad un certo punto ecco che un bambino arriva correndo nella mia direzione e urla: «Tana per Ally!» «Uffa Ed, mi ero nascosta bene, non è giusto che tu mi trovi sempre e io no... Mamma! Ed l'ha fatto di nuovo!» Per essere una bambina di–forse- quattro anni e mezzo, parlavo già abbastanza bene.
Da lontano, sentii la voce di mia mamma che mi rispondeva: «Che cosa ha fatto tesoro?» «Ha barato a nascondino. Digli che non si fa.» La frase che mia madre disse in seguito credetti di averla solamente immaginata, sempre che quella visione non fosse tutta frutto della mia immaginazione. «Edric, lo sai che devi giocare onestamente con tua sorella. Altrimenti cosa succede?» «Arriva il lupo cattivo che non mi fa più giocare. Scusami Allyson.»
La scena divenne più sfocata e nella mia testa echeggiò una voce profonda: il lupo cattivo è arrivato, ora non si gioca più. Era la voce di Edric.
Rapidamente quelle immagini vennero sostituite dal salone in cui mi trovavo fisicamente. Mi alzai dalla poltrona e barcollando andai verso la porta, ma non ci arrivai. Crollai sotto al peso della verità e delle lacrime che avevano cominciato a rigarmi il viso. William fu il primo ad arrivarmi vicino, e mi chiese: «Allyson, che succede? Stai male?» Non sapevo cosa dire e forse non sarei riuscita neanche a parlare. I miei polmoni si rifiutavano di collaborare,respiravo a fatica. Emisi un suono che, in condizioni normali, poteva assomigliare ad una frase. «Ho visto tutto. Lui...lui tornerà, perché è così che deve essere.» «Chi sta tornando? Allyson cosa hai visto?» La voce di Dionne, alle mie orecchie, sembrò distante. Non volevo pronunciare quelle parole, perché avrebbero reso innegabile la realtà. «Edric... è mio fratello e tornerà per me.»
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Accadde un Mattino |#Wattys2016|
Vampire● William era di fianco a me, ma seduto a terra. Aveva lo sguardo perso e non sembrava così desideroso di lasciare quel posto, come invece lo erano gli altri, che non la smettevano di camminare avanti e indietro. <<William, a cosa pensi?>&g...