Sorry, I love you >>

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 Non è la carne e il sangue, ma il cuore che ci rende padri e figli

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 Non è la carne e il sangue, ma il cuore che ci rende padri e figli.
(Friedrich Schiller)
 

Jonathan

Per la prima volta, da quando mi ero svegliato dal coma, la realtà mi appariva decisamente più bella, nitida e solare dei miei sogni. 

Per la prima volta, da quando avevo riaperto gli occhi in ospedale dopo quel brutto incidente, stavo ringraziando Dio per avermi concesso questa seconda possibilità in Terra. Non la meritavo, affatto. Eppure, eccomi qui. Un miracolo vivente, in persona. All'inizio, avevo detestato questa cosa, ora invece...ne ero grato. 

Sì, la mia vita era un miracolo. Accettavo questa cosa di brutto. 

Per la prima volta, avevo compreso il perché di tutto quello che ero stato costretto ad affrontare in questi ultimi mesi. 

E ringraziai. Per tutto. Ogni singola e più piccola cosa era servita per arrivare a questo momento.

Lacrime, sacrifici, dolore, ricordi a metà. Tutto.   

Ovviamente non ringraziai per l'incidente, se non avessi stoppato la mia vita per un'intero mese sarebbe stato meglio, ma...da una situazione dolorosa, negativa, stava nascendo qualcosa di molto buono, e non potevo non mostrare questa gioia incontenibile che mi stava squarciando il petto. Forse, non c'erano altri modi per mostrarmi questa strada radiosa e serena che prima non avrei sicuramente intrapreso, e sinceramente anche se ci fossero state altre strade non m'interessava più. 

Ero dove e con chi volevo essere. 

Avrei voluto che molte situazioni avessero avuto l'ordine cronologico del sogno fatto mentre ero disteso su un letto d'ospedale nel reparto di terapia intensiva, ma ormai non si poteva tornare indietro e non mi rimaneva che trarre spunto da quel che avevo immaginato, sognato o semplicemente pensato. Ora, dovevo fare del mio meglio, perché sapevo di averne le capacità. Potevo essere migliore. 

Io avevo tutte le possibilità del mondo, ora. 

Quando incontrai per la prima volta quelle due paia di occhi verdi, che mi fissavano dall'interno di una straordinaria culla in legno, fu l'attimo più emozionante, bellissimo, indimenticabile della mia intera vita. 

Un' emozione strana, intensa, frizzante invase ogni parte di me e mi devastò nella sua interezza e magnificenza, centimetro per centimetro, lasciandomi boccheggiante e barcollante davanti a due esserini dall'aria così piccola e fragile. 

Le mie ginocchia erano sul punto di flettersi, stavo per cedere. 

Tremavo a vista d'occhio e quasi persi le forze davanti a quello spettacolo. 

E lì, capii che tutto quello che avevo vissuto nel mio sogno non era neanche la metà di quel che stavo vivendo realmente, adesso. Così come quel bacio passionale che mi ero scambiato con Aurora in Università. Le sue labbra contro le mie furono decisamente più potenti del ricordo, di quelle del sogno, di quella vita non vissuta davvero. 

Sognavo di te - Trilogy of forgiveness Vol. 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora