Aurora
Jonathan non mi cercava, non mi guardava neppure. Rifiutava di parlarmi costantemente e cercava accuratamente di evitarmi in tutti i modi possibili e immaginabili. Non ne capivo il senso, il motivo. L'avevo forse offeso in qualche modo?
Questo suo atteggiamento freddo e distaccato proprio non lo reggevo e mi stava facendo letteralmente andare su di giri.
Avevo tentato più e più volte di acciuffare il suo sguardo, d'intercettarlo ed incatenarlo al mio in qualche modo, ma non c'ero mai riuscita, non ancora.
Avrei voluto consolarlo, stargli vicino per confortarlo, trasmettergli il mio appoggio, la mia forza, ma non facevo parte della sua famiglia, quindi mi toccava starmene ferma ed impalata accanto ai miei genitori e alle famiglie degli altri soci aziendali presenti al funerale.
Questo clima di dolore, di sofferenza unito al silenzio ed al cielo uggioso erano un mix insopportabile, se aggiunto al suo non voler vedermi. Coccolai la piccola Eva Sofia e scrutai per un attimo Marco Patrick in braccio allo zio Sebastian. I miei piccolini avevano appena perso il caro nonno paterno e ancora non potevano rendersene conto.
Conoscevo Patrick, non benissimo come il resto dei Corindone, ma avevo avuto modo di legarmi ed affezionarmi a lui nel periodo in cui Jonathan era rimasto in coma. Stavamo quasi sempre insieme in ospedale, facendoci compagnia a vicenda. Per un intero mese non avevamo fatto altro che scambiarci notizie e offrirci bicchierini di caffè macchiato. Raramente toccavamo parti del nostro passato durante i nostri discorsi.
E ancora non riuscivo a crederci!
Era stato un duro colpo da ricevere, per tutti.
Ieri avevamo ritrovato i gemelli sani e salvi, grazie a Dio, Charlotte era stata finalmente arrestata, ma in cambio avevamo perso una persona tanto cara, stimata e amata.
Nonostante una parte di me avesse da sempre sospettato che la famiglia di Jonathan nascondesse qualcosa di grosso sotto gli occhi di tutti, come tale era infatti la notizia della paternità di Patrick, tutti sapevamo che Jonathan sarebbe sempre rimasto un Corindone, seppur non più nel sangue.
Ma a John questa cosa infastidiva terribilmente, era evidente. Forse, era per questo motivo che mi stava evitando, tenendo alla larga come se avessi la peste.
Tutta questa storia doveva averlo seriamente segnato, nel profondo, e conoscendo Jonathan sapevo perfettamente che preferiva soffrire sempre in solitudine. Odiava mostrarsi debole davanti agli altri, non sopportava sentirsi fragile. Caratteristica di tutti i maschietti che conoscevo, d'altronde, ma lui era decisamente più fiscale di tanti altri su questo punto.
I suoi intriganti occhi verdi, di cui ne ero da sempre follemente innamorata, erano perennemente celati da neri occhiali da sole Ray ban - nonostante non ci fosse affatto il sole questo pomeriggio - non si posarono mai su di me, a dire il vero su nessun'altro dei presenti al funerale, in generale, ma erano puntati solo ed esclusivamente su quella tomba di marmo nero con su incisa una scritta d'oro ruvida: Patrick Corindone.
Suo padre. Il suo vero padre.
C'era inoltre una notevole quantità di corone e fasci di fiori su quella tomba lucida ed elegante, persino dei bigliettini ed una targhetta che recitava la scritta: marito, fratello e uomo esemplare.
Olivia, la moglie di Patrick, singhiozzava fra le braccia di Eva Corindone, che a sua volta piangeva sommessamente ad occhi chiusi. Eravamo tutti rigorosamente vestiti di nero, ma eleganti.
Marco Corindone stretto nel suo completo composto da giacca e cravatta se ne stava accanto a Jonathan, in silenzio, anche i suoi occhi erano nascosti dietro occhiali da sole spessi e scuri.
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Sognavo di te - Trilogy of forgiveness Vol. 2
Romanzi rosa / ChickLitSe la tua vera vita non fosse quella che pensi? Come ti sentiresti? Se ciò che credevi realtà invece non fosse altro che un sogno? O viceversa? Cosa faresti? Se non riuscissi più a capire cosa sia vero o irreale? Giusto o ingiusto? Come reagire...