63. Sull' isola delle sirene

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"State attenti, non fate cavolate e soprattutto tenete i cellulari accesi! Sarah, mi raccomando, tieni d' occhio sto matto, te che un po' di sale in zucca ce l' hai! Matto com' é si  lancerebbe a tuffo da qualche scogliera, se qualcuno non lo tenesse a bada! E tu mangia, non farmi stare in pensiero! Mirko assicurati che lo faccia! Diveritevi tesori miei, mi mancherete tanto!".
Francesca é una chioccia. Sono 20 minuti che non fa che raccomandarsi e controllare che sia tutto organizzato a puntino.
Ha voluto parlare con Nicla e Carmine ed mettere a punto da qui il nostro arrivo a Napoli, il trasferimento in taxi al molo Beverello, l' imbarco in aliscafo e persino lo sbarco ad Ischia e il trasporto fino al villino.
Per molti questo suo atteggiamento sarebbe soffocante, a me fa una profonda tenerezza.
In questa sua mania di controllo e protezione c' é un "ti amo e voglio essere sicura di non perderti" che mi riscalda il cuore.
Saliamo sul Frecciarossa delle 18.33 che, in un' ora, ci porterà a Napoli ed entro le 21.30 di stasera saremo già ad Ischia. Tutto programmato in tempi strettissimi. Una sola distrazione e potremmo sfasciare l' intero programma.
Li salutiamo. Francesca sembra stia dicendo addio a dei figli che vanno al fronte, Battista ci saluta sorridente, aggiungendo un "Nun fate troppi danni e nun ve fate arrestà!" al suo saluto.
Il treno si muove: mamma arrivo!
"Prima o poi a mia madre le viene na sincope! Quando le dirò che qst' anno a Fasano ce vado senza la scorta, preparate ad un infarto.".
Fasano... Eh si, la famosa quarta serie di Braccialetti Rossi da girare. Mirko dovrebbe partire agli inizi di maggio per chissà quanto tempo.
Quando apre l' argomento, io semplicemente sorrido ed annuisco. Non voglio essergli di peso in alcun modo, ma temo da morire la lontananza forzata a cui saremo sottoposti in quelle settimane.
So che potrò raggiungerlo solo a giugno, dopo gli esami all' Opera, quindi preferisco pensarci il meno possibile.
"Due giorni solo x noi! Non vedo l' ora di arrivare! Me dispiace solo che farà un freddo cane e non potremo fare il bagno.".
Ometto poco fiducioso il mio Peter Pan!
Mi sfilo il cellulare dalla tasca ed apro la galleria delle immagini.
"Ho chiesto a Nicla di scattare un po' di foto alla casa, così ti fai un idea del posto in cui vivremo in questo weekend. Guarda!".
Gl' infilo lo schermo sotto al naso , facendo scorrere gli scatti del terrazziono vista mare, del giardino esterno, di quello interno, delle camere e poi mi soffermo sull' immagine della piscina coperta.
"Aspe, famme capi, c' é una piscina dentro casa?".
"Non esattamente, é sotto la casa. Si trova nel piano seminterrato. Tutti i proprietari di case ad Ischia ce l' hanno la piscina, per non dover sopportare l' assalto dei turisti nei mesi piu caotici. Nonno ha voluto che ce ne fosse una all' esterno che, per ovvi motivi, ora non é utilizzabile, ed una nel seminterrato, con le cascate terapeutiche e l' idromassaggio per la sua cervicale.".
Un sorrisetto malizioso spunta sotto al suo naso.
"Io adoro tuo nonno! Piscina riscaldata, con idromassaggio, lontana da occhi indiscreti... Mmmm, ho un paio di ideuzze in mente...".
Gli rifilo una pacca su una coscia, che risuona x tutto il vagone.
"Ma c' hai il chiodo fisso!".
"Amore mio, ho 18 anni! A questa età i miei ormoni non se ne stanno certo buoni e a cuccia!E poi me vorresti far credere che non c' avevi pensato pure te?".
Ma chi io? Ho solo chiesto a Nicla di comprarmi dello champagne, delle candele e un po' d' incenso, oltre a preparare la cena x stasera ovviamente. Ehmmmm...
"Ma chi io? Sogni bello mio! Io non sono mica Mr Pervertito Trovato!".
Tra un battibecco scherzoso e l' altro, il nostro treno arriva in stazione a Napoli. Raccogliamo le valige e ci precipitiamo fuori.
Davanti ai binari c' é un uomo moro, alto con un cartello in mano con su scritto il mio cognome. Mi avvicino, sorridendogli.
"Signorina Costa? Mi hanno mandato a prendervi per accompagnarvi all' aliscafo.".
Scuoto la testa. Mirko mi guarda interrogativo.
"Nonno Mick.... C' é il suo zampino. Di sicuro l' ha fatto x non costringerci a subire l' assalto fuori dalla stazione se ti avessero riconosciuto. Prendere un taxi qui fuori é peggio che entrare nell' arena dei leoni da gladiatori." gli sussurro.
In meno di 15 minuti siamo al molo Beverello.
Alle nostre spalle si erge, alto e maestoso, il Maschio Angiono.
Pochi metri piu in là, c' é il palazzo reale, con, all' interno, la scuola del Balletto del Teatro San Carlo.
Questi luoghi mi sono cosi familiari e cari, che i miei occhi si riempiono di lacrime.
"Cucciola, cosa c' é?" mi chiede Mirko abbracciandomi.
"Siamo a pochi passi da casa sai? É proprio li, dietro al Maschio Angionino, a piazza Municipio. La mia vita per anni si é concentrata in questi pochi metri. E, per quanto sia stato difficile quel periodo, io amo questa città!".
Napoli con i suoi colori, i suoi profumi, il suo vociare frizzante e sguaiato, il suo dialetto allegro e musicale.
Credo che non ci sia città più bella al mondo, non per ciò che ha da offrire o mostrare di sé, ma per le emozioni che sa donarti, il calore della gente.
Emozioni malinconiche che ti si legano al cuore e di cui non si può fare a meno per il resto della vita.
Saliamo sull' aliscafo e saluto la mia Napoli che si allontana.
Il mare attorno a noi é un po' agitato, così scendiamo, ci accomodiamo nel salottino passeggeri ed ordiniamo un caffé.
Credevo che tornare nella villa di Ischia mi avrebbe reso euforica ed invece avverto un certo senso di maliconia pervadermi il cuore.
Forse perché ora la mia vita é diversa.
Allora non vedevo l' ora di fuggire sull' isola, era per me territorio franco, zona d' armistizio : li, tra le spiagge sabbiose, le rocce a picco sul mare, immersa tra le onde dell' oceano, ero libera da paure, insicurezze...
Ridevo, giocavo, fantasticavo su un domani diverso. E di notte, quando le luci dell' isola si affievolivano, pregavo di non dover ripartire mai più.
Forse é questo che tanto mi intimorisce, il ricordo di quelle sensazioni.
Guardo Mirko che fissa il mare dall' oblo, ha il viso disteso, rilassato, un timido sorriso stampato sulle labbra.
Oggi é tutto diverso, oggi c' é lui, ci sono i suoi genitori, Erika, i nostri amici, il nostro piccolo Angel... Ed Ischia non é più il luogo in cui fuggire per far riposare mente e spirito dalle brutture della vita.
Diventerà il nostro nido, il posto in cui scapperemo per ritrovarci, in cui ci accoccoleremo l' uno tra le braccia dell' altro per farci cullare dalla magia dei suoi chiaror di luna.
Il timore di dover tornare non ci sarà più, gli incubi, le paure, non troveranno più posto in quel villino in pietra a due passi dal mare.
Eccola la mia isola, di cui ninfe, satiri, dei, sibille, giganti e sirene ne narrano la storia, tra leggenda e realtà.
Allungo la mano sul tavolo e sfioro le sue dita. Si volta a guardarmi, mi sorride teneramente.
"Non sai quanto mi rende felice tornare qui con te, amore mio!" gli sussurro con un filo di voce, resa incerta dall' incalzante magone provocato dall' emozione.
Mi accarezza la guancia, donandomi un "Ti amo!" di quelli che nella vita preghi Iddio di poter sentire almeno una volta, di quelli che annullano il tempo, cancellano le paure, sciolgono le tristezze.
Restiamo a guardarci, senza parlare. I nostri occhi si stanno dicendo tutto.
"Signori, si scende. Stiamo approdando! Accomodatevi sul ponte, i vostri bagagli verranno sbarcati dai facchini." ci avverte il ragazzo del bar, distogliendoci dallo stato ipnotico in cui ci eravamo lasciati cadere.
Le nostre mani si avvolgono, le nostre labbra s' incontrano. Saliamo le scale che ci portano all' aria aperta.
"Ciao Ischia, sono tornata, ma stavolta sorrido!" Urlo con tutta la voce che ho, sollevando al cielo la mano di Mirko stretta alla mia.
Sulla banchina, pronto ad accoglierci, c' é un uomo di mezza età, alto, slanciato, brizzolato. La pelle del suo viso, già olivastra per natura, é chiaramente colorata da anni ed anni di sole sui pescherecci.
Da due minuscole fessure sul viso, spuntano due occhi color del mare, occhi che hanno visto tempeste, sirene, delfini e balene, occhi che saprebbero raccontare i piu grandi misteri delle grotte e degli anfratti di quest' isola da sogno.
Al suo fianco, avvolta in un enorme sciarpone, un donna grassottella, capelli castani, due guance rosee che danno sicurezza, braccia forti e laboriose, che, negli hanni, non hanno mai disdegnato il più umile dei lavori, purché, in casa sua, non mancasse mai anche il superfluo.
I loro figli hanno studiato. Il più grande fa l' ingegnere informatico e vive in America, l' altro é in Finlandia  per un master.
Un pescatore e una "lavannara", due persone coraggiose, che mai si sono lamentate per la fatica o la stanchezza, che hanno lottato tutta la vita perché i sogni dei loro eredi potessero realizzarsi.
Io li ho sempre adorati.
Lei mi coccolava e mi viziava come solo una nonna partenopea sa fare, lui mi coinvolgeva in attività assurde in barca o su per le colline dell' isola, scatenandosi addosso l' ira di Nicla e di Tata Marta.
Mi faceva "i cunti", i racconti.
Mi narrava le leggende dell' isola in dialetto ischitano che mi affascinavano profomdamente.
"Vien perzeché, jammuncen a veré o mare, che Miniello tuo te face nu cunte!" e così passeggiavamo in cerca di conchiglie mentre lui narrava del gigante Timeo, condannato da Giove a sorreggere l' isola x l' eternità, o della Driade Iale, tramutata dal dio Inarime in fonte d' acqua curativa. Iale aveva cercato d' ingannare gli abitanti dell' isola per riceverne i servigi, così la sua bianca pelle, i capelli e le belle membra si disciolsero come acqua, dando vita alla fonte di Nitrodi.
Mi precipito giu dall' aliscafo, tra le braccia di chi, per qualche settimana all' anno, aveva saputo donarmi ricordi di un' infanzia felice.
"Sarah, comme te si fatta grossa. Assomigli sempre di più a mamma tua." mi dice Nicla, stringendomi in uno dei suoi abbracci stritolatori.
"Ue, Nicla, natu poc l' accir a peccerella. Falla respirà! Perzeché, e a Miniello tuo non lo saluti?".
Adoro quel nomignolo e amo alla follia questi due ischitani veraci.
"Quanto mi siete mancati! Come state? I ragazzi? La barca? Quest' estate verrò, promesso. Anzi verremo. Aspettate vi devo presentare una persona.".
Tiro fuori ogni pensiero, senza respirare, poi corro indietro verso Mirko e lo trascino davanti ai due.
"Nicla, Carmine, lui é Mirko! Mirko loro sono i coniugi Cimmino.".
Un attimo di imbarazzo. Carmine scruta Mirko da testa a piedi, poi esordisce "Guagliò, fa o brav ca ninnella. Tien cap a fa buon si? O tien cap e pazzià?".
L' espressione di Mirko é completamente smarrita, mi viene da ridere.
Non ha capito una sola parola di quello che gli é stato appena chiesto.
"Carmine ti ha appena detto di comportarti bene con me e ti ha chiesto se hai intezioni serie o stai solo giocando, Peter Pan."tento di spiegargli, così da sciogliere il suo dubbio amletico.
"Ah, ecco! E certo che so serio! Non si preoccupi, non sto giocando  assolutamente!" balbetta il riccio imbarazzato.
"Mnie', o fai scantà o guaglione accussi. Ten a facc pulita, lassallo sta! Andiamocene a casa ja, che vi aggio appreparato na parmigiana di mulignane  e un pullastiello paesano che sono la fine del mondo!".
Nicla é meravigliosa quando tenta di parlare in italiano, degna del miglior film di Totò.

Shelter From The Storm   [ MirkoTrovato ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora