49. Papà e mamma

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"Ehi piccioncini, é ora di svegliarsi. Tra un pò passano x il controllo."
Mi stropiccio gli occhi e li apro appena. Titti, l' infermiera piú dolce e simpatica del mondo, é ferma al fianco del letto e ci osserva intenerita.
"Siete dolcissimi. Forza tesoro, sveglia il tuo bello addormentato e sistematevi, che tra un po passa il medico di turno x il controllo.".
Mirko é accucciato al mio fianco, gli si legge in viso la stanchezza di chi ha dormito pochissimo.
Dev' essere rimasto sveglio tutta la notte.
Gli accarezzo i riccetti e gli stampo un po' di bacini su tutto il viso.
"Gio, lasciame dormi n' altro po!".
Gio? Giorgia? Quella Giorgia che gli si strusciava addosso quando ci siamo conosciuti? Mi ha appena chiamato Giorgia!
"Ce sei cascata scricciole'? Non fare quella faccia triste, scema! Ti sto prendendo in giro!".
Apre un solo occhio e mi fa il ghignetto classico di Mister Stronzo Trovato.
"Sei un cretino! Pensavo che in questi giorni ti fossi visto con quella gatta morta! Ti odio Trovato!".
Quando fa sti scherzi stupidi, gli menerei.
"E dai nanerottola, non ti arrabbiare! Era solo uno scherzetto, tanto per ridere un po'! Mi perdoni?".
Ecco, io prima o poi lo prendo a morsi! Fa lo stronzo e poi mi fa ste smorfie da pupazzetto di peluche. Uffaaaa!
"Sei una peste! Ma ti adoro!"gli dico saltandogli al collo.
Un colpo di tosse attira la nostra attenzione.
Sulla porta ci sono un paio di medici. Che figuraccia!!!
Mirko, completamente rosso pomodoro, scende e si dirige verso il bagno. A me scappa da ridere, ma cerco di trattenermi.
"Allora signorina Costa, le sue condizioni sono ottime. Facciamo gli ultimi controlli e poi credo proprio che lei possa tornarsene a casa. Chiami i suoi tutori e li faccia venire!".
Mirko rispunta dal bagno con un sorrisone.
"Chiamo papà!" dice uscendo dalla stanza.
Dopo una lunga e accurata visita, vanno via anche i medici, quindi recupero dei vestiti puliti dall' armadietto, l' accappatoio e m' infilo sotto la doccia.
Rientrando in camera, trovo Francesca che prepara le mie cose.
"Buongiorno tesoro! Ti mandano a casa prima del previsto! I medici dicono che stai benissimo e che puoi riprendere tutte le attività anche subito. Contenta?".
La guardo sorridere e d' istinto le corro incontro e l' abbraccio.
"Ehi piccola, che ti prende?".
"Mi dispiace,per tutto! X averti fatto star male quel pomeriggio, per la paura, per averti imbrogliato col cibo... Mi dispiace davvero!".
Mi stringe forte!
"Andiamo a casa,tesoro! A casa nostra... Casa tua! Avrei preferito me ne parlassi tu, ma non importa... Vedrai che insieme ne verremo fuori.".
Ci dirigiamo verso l' uscita, dove ad aspettarci troviamo Mirko, Gianbattista ed Erika.
Scendendo dall' auto, resto impalata a guardare la casa.
Oggi mi sembra più bella del solito, più colorata, luminosa...
Mi viene da piangere x la gioia.
""Andiamo scricciolo, fa freddo qui fuori!"
Mi sento prendere la mano e condurre all' interno. Quei pochi passi mi fanno battere il cuore. Casa mia! Ora questo é luogo in cui non sono solo un ospite...
Mollo la mano di Mirko e corro in camera mia: è tutto in ordine, i miei vestiti sono di nuovo nell' armadio, il cuscino di Angel a fianco al mio letto.
"Angel!".
Mi volto e mi precipito giù per le scale, spalanco la porta della tavernetta e un' ondata d' amore peloso m' investe. Teo, Ombra e Dago mi vengono incontro slinguazzandomi ovunque.
Affondo le dita nei loro morbidi manti e rido per il solletico provocato dalle lingue rugose.
Ma dov' é Angel?
"Scricciolo, perché continui a correre in giro x casa? Me stai a fa vení un' infarto!".
Mirko, tutto affannato, é dietro di me.
"Dov' é Angel? Perché non é qui?" gli chiedo agitatissima.
"Ehi, ehi, piccola, sta tranquilla. É con Matteo! Tra un po' sarà a casa. É stato a casa sua in questi giorni di trambusto. É troppo piccolo per restare qui da solo.".
Riprendo fiato.
"Pensavo lo aveste portato già in clinica x la zampina e che non avessi potuto nemmeno salutarlo!".
Saliamo in cucina, dove Francesca é intenta a preparare la tavola x il pranzo.
Durante il pranzo avverto gli occhi di tutti addosso. Mi scrutano, mi osservano, fanno attenzione ad ogni mio gesto.
La cosa mi crea non poco disagio, ma il loro atteggiamento é comprensibile: temono io trovi il modo per far sparire il cibo senza ingerirlo.
Mirko ognittanto mi guarda negli occhi e mi sorride, cercando di spronarmi a parlare di ciò che sento.
Osservo ognuna delle persone seduta attorno tavolo e sorrido per il senso di serenità che avverto dentro di me.
"Devo dirvi una cosa.".
Chiudo gli occhi e sospiro per cercare il coraggio. Si voltano a guardarmi tutti e aspettano che continui.
"Beh ecco. Credo che voi siate la cosa più bella ed importante che mi sia successa nella mia vita. E quando ho avuto la consapevolezza che vi stavo perdendo per sempre... Ho avuto così tanta paura di tornare alla vita di prima che..".
Mentre parlo avverto la mano di Battista afferrare la mia.
"Non c' é bisogno che tu ci spieghi questa cosa Sarah! Abbiamo già capito cosa vuoi dire e preferiamo non pensarci nemmeno che tu abbia desiderato anche solo per un attimo di.... Non ci perderai piccola in alcun caso. Noi non siamo semplici amici con cui si litiga e il legame si spezza. Siamo la tua famiglia!".
Mi sorride.
"Ora tesoro, credo che io e te dovremmo salire in camera tua. Preferisco chiudere la questione subito e tornare a goderci la serenità familiare. Inizia ad andare, io ti raggiungerò tra qualche minuto.".
La sua voce e il suo viso sono teneri e rassicuranti. Mi accarezza il dorso della mano col pollice e continua a fissarmi negli occhi.
Mirko inizia ad agitarsi, spostando lo sguardo in modo frenetico, sperando che Francesca obietti.
"Pa', é proprio necessario? É appena tornata dall' ospedale e poi credo che abbia già capito che non deve farsi del male! Non potresti per questa volta...".
"Mirko, papà ha ragione. Non agitarti bello de mamma, andrà tutto bene."  lo interrompe Franci, alzandosi e dandomi un bacio sull' angolo della guancia.
"Va su in camera tua tesoro, forza!" Mi sussurra.
"Ma mamma, aspettate almeno qualche giorno... Lei... Io... Pa' punisci me! Punisci me al suo posto! Infondo tutto sto casino é successo per colpa mia!".
Ha gli occhi pieni di lacrime ed anche i miei iniziano ad inumidirsi.
Inizia a salirmi un po' di ansia.
"Ehi campione, se fai cosi la spaventi! Non é una vacanza ai Caraibi, ma nemmeno una tortura! Non ho intenzione di ucciderla, lo sai. Un fondoschiena bollente non é certo una ferita mortale. E poi mi sembra che tu sia già stato punito e anche in modo forse troppo severo per la tua testa dura! Sta tranquillo, tra un po' te la restituisco tutta intera, ok? Prima é, meglio é!".
Cerca di replicare, in modo disperato, cosi gli sorrido, allungando la mia mano per afferrare la sua.
"Va tutto bene Peter Pan, tranquillo. Ha ragione Gianbattista: prima é, meglio é! L' attesa mi crea tensione, lo sai.Sta sereno, non ho paura, sono tranquilla.".
Mi alzo da tavola, salgo le scale ed entro in camera mia, cercando di mantenere il controllo sul mio respiro.
Resto seduta sul letto ad aspettare per almeno 15 minuti.
Odio aspettare! Mi fa agitare!
Devo ammettere che ho un po' di paura adesso!
Sento la porta aprirsi lentamente e sobbalzo.
Lui entra, chiudendola dietro di se e viene a sedersi al mio fianco.
"Sei spaventata, vero piccola?" Mi chiede accarezzandomi la testa.
"Un po'!"gli rispondo, analizzando attentamente ogni centimetro della mattonella sotto i miei piedi.
Mi abbraccia forte, trasmettendomi un' immensa dolcezza. Avverto il battito del suo cuore, le sue manone enormi che mi accarezzano la schiena.
"Non devi piccolina! Non sarà divertente é vero, per nessuno dei due! Ma ricordati che é per amore anche questo. Io non potrei mai farti del male o castigarti più dello stretto necessario. É già difficile cosi!".
Continua a stringermi e cullarmi, sussurrandomi parole rassicuranti, finché il mio respiro si placa.
É così strano tutto questo , é così... tenero! Niente grida, costrizioni, minacce... In qualsiasi famiglia, in una situazione del genere, si alzerebbe la voce, recriminando e accusando.
Qui accade tutto con estrema pacatezza. Tutto é avvolto dal mantello della benevolenza ed anche i momenti più tristi si traformano in un sussegursi di gesti che si trascinano dietro solo affetto e comprensione.
É per amore, lo so! Non c' é da aver paura.
"Devo chiederti due cose prima di iniziare: se hai voglia di piangere ed urlare fallo, senza vergognarte, ballerina, ma non cercare di proteggerti mai, non vorrei rischiare di ferirti o farti male. E se senti il bisogno di stringere la mia mano fallo con tutta la forza che hai. Credimi, io sono qui con te e per te, anche se può sembrarti assurdo vedermi come fonte di sostegno e consolazione, ora che sto per sculacciarti, cerca di pensare che é una cosa che deve succedere e che la vivremo insieme... Chiaro Sarah? E adesso piccola, leviamoci sto pensiero. Vieni giú!".
Mi prende per le spalle e mi porta delicatamente distesa sulle sue ginocchia.
Avverto il suo braccio avvolgermi saldamente per tenermi ferma e la sua mano intrecciarsi alla mia.
Pochi secondi dopo, fa un profondo sospiro ed inizia a sculacciarmi in modo deciso, ma non violento.
Quando la sua mano si abbatte per la prima volta sul mio sedere, stringo gli occhi e mi mordo il labbro, per trattenere la voglia di gridare e protestare.
Mirko ha ragione, quelli di suo padre valgono 3 volte i suoi.
Quando Nicola iniziava il suo gioco sadico, piangere ed urlare era un modo per peggiorare la situazione, facendo si che menasse di più e con più violenza. La regola era niente grida, niente lacrime e assolutamente niente suppliche e così mi sono "addestrata" a non farlo...
Ma lui non é Nicola e non si sta divertendo affatto... Lo avverto dal suo respiro e dal modo in cui deglutisce e si schiarisce la voce in continuazione..
"Sarah, non cercare di combattere le emozioni. É peggio per entrambi così, credimi! Fa quel che senti piccola: piangi, grida! Ne hai tutto il diritto! " mi dice, spostandomi i capelli dal viso e accarezzandomi la schiena.
Poi sospira di nuovo e ricomincia a punirmi con maggior veemenza.
Sento le lacrime venir fuori da sole,i singhiozzi esplodono portando via il peso del senso di colpa che mi opprimeva lo stomaco.
Stringe ancor di più la mia mano, come a volermi rassicurare che non sono sola, ma che lui é li con me.
Il bruciore diventa sempre più forte e cerco di divincolarmi per sfuggirgli.
Certo non fa male quanto le cinghiate e i pugni di Nicola, eppure le mie difese stanno cedendo velocemente, lasciando fluire via ogni mia emozione.
Si ferma di nuovo.
"Sarah, stai bene?"mi chiede pacatamente.
Annuisco tra i singhiozzi.
"Cerca di star buona piccola mia! Lo so che fa male, ma tra un po' sarà finita,tesoro, te lo prometto."
La sua voce é tremolante.
Mi risistema su una delle sue gambe e mi blocca le cosce tra le sue ginocchia, afferra entrambe le mie mani e le stringe forte.
Accuccio gli occhi sul suo avanbraccio pregando che davvero stia per finire.
Aspetta un po' e poi inizia a sculacciare ancora più forte di prima, accellerando il susseguirsi dei colpi, come a voler tagliar corto.
Siamo al limite del sopportabile entrambi: bisogna chiudere il più in fretta possibile la questione.
Ho il sedere in fiamme ed inizio a chiedergli di smettere con un filo di voce, pregandolo, promettendo di non farmi più del male.
Improvvisamente esplodo in un urlo disperato "Papà ti prego basta, ti prometto che non succederà più! Mangerò,lo giuro! Non vomiterò più, non vi mentirò ancora, ma, per favore, basta. Fa troppo male, papino!".
Si blocca, mi afferra per le ascelle  e mi tira su.
Ho il viso sconvolto dal pianto, i singhiozzi mi tolgono il fiato.
Sono in braccio a lui che mi accarezza la schiena ed i capelli e mi culla per placare la mia disperazione.
"Shhhh, è finita piccola. Sei stata coraggiosa. Calmati adesso, sono qui! Shhhh, sta tranquilla ora, é finita!".
Pian piano inizio a respirare con ritmo regolare e a smettere di singhiozzare.
Dopo minuti che sono sembrati ore, mi chiede, con un filo di voce "Come... Come mi hai chiamato Sarah?".
"Scu...scusa! Non dovevo... Mi é scappato!"mi affretto a dirgli, ricordando la gaffe di pochi minuti fa.
Mi tira su il viso e mi asciuga le lacrime con il palmo della mano.
"No, tesoro, non devi scusarti! Se tu vuoi a noi non dispiace, anzi. Se desideri chiamarci mamma e papà, noi ne siamo felici.".
"Ma voi siete i genitori di Mirko, non i miei! Risulterebbe un po' strano, no? E poi ad Erika e Mirko potrebbe non far piacere!".
Resto accoccolata ancora un po' tra le sue braccia.
Non posso credere di averlo chiamato papà e che, per una volta nella mia vita, questa parola mi sembra abbia un suono dolcissimo, nonostante il momento poco piacevole appena vissuto e lo sciame d' api che sembra stia attaccando il mio sedere in questo momento!
Guardo il suo sorriso intenerito.
Dovrei essere arrabbiata con lui, odiarlo con tutta me stessa... Perché invece avverto questo immenso senso di calore e protezione?
"Ascoltami. Voglio essere buono, ma devo comunque metterti in castigo. Non inizierà adesso, ti lascio godere di questi ultimi giorni di vacanza, ma da quando tornerai a scuola, sei consegnata in casa: solo scuola, opera e lavoro; niente uscite e niente pc x 2 settimane, ok? Non posso impedirti di stare con Mirko, sarebbe troppo! Anzi, ora credo sia il caso che io lo lasci venire su da te o lo ritrovo morto d' infarto giù in cucina.".
Mi tira su, adagiandomi sul letto e si avvia alla porta.
"Stai bene, ballerina vero?Non ti ho spaventata? Odierei me stesso, se adesso avessi paura di me e mi odiassi.".
Mi alzo di corsa e lo abbraccio ancora.
"Si sto bene e mi dispiace per tutto. Davvero! Me le sono meritate, lo so. Non ho avuto paura... E non ti odio.... papà".
Mi bacia la fonte e mi sorride.
"Basta lacrimoni! É finita! Ora voglio vederti sorridere e fare la matta. Ti mando il tuo Romeo a coccolarti un po'! Quando vorrai, sei libera di venir giú!".
Mi stampa un altro bacio sulla fronte ed esce, lasciandomi tornare al mio comodo lettino.
Si ferma a fissare verso il basso, proprio dietro la porta.
"Che ci fai qui? Non dirmi che sei stato qui fuori tutto il tempo? Che te possino! Va dentro da lei, a matto! Valle a fa un po' de smancerie!".
La porta si spalanca di nuovo e Mirko compare, paonazzo, precipitandosi verso di me. Ha gli occhi gonfi e un' espressione spaventata.
"Scricciolo, stai bene?".
"Certo che sto bene amore mio! É passata!"
Mi godo i suoi baci consolatori. Sembra più provato di me.
"Avrei voluto evitartela, ma so che non potevo e che sopratutto era necessario... ".
Ha ragione, era necessario per segnare un momento di legame: il momento in cui sono passata da ospite, verso il quale si parla e agisce tenendo una certa forma di contegno e distanza, a figlia, parte integrante di un nucleo, con regole, dinamiche e procedure quotidiane.
"Io ero qui fuori!".
No, povero Peter Pan! Ma come gli é venuto in mente. Deve essere stata dura per lui star li ad ascoltare...
"Perché Mirko? Hai tenuto fuori casa me qualche settimana fa per evitarmi lo strazio e tu resti qui?".
"Non ti lascio più da sola nei momenti difficili... Questo lo era!Ed io lo so bene! Non potevo evitare che succedesse, ma dovevo star qui con te. Se avessi potuto, sarei entrato per stringerti le mani e sussurrarti di non aver paura.".
Ecco, ora ditemi come si può non amare questo pazzo, lunatico, casinista, coraggioso e profondo principe dai ricci scompigliati e gli occhi intensi...
Ci accucciamo sul letto e lui mi riempi le mani e la testa di baci.
"E comumque a me non dispiace scricciolo e credo nemmeno ad Erika. E poi, quando tra qualche anno ci sposeremo, li chiamerai comunque così, forse...Perché non farlo ora se ti far star bene?"
"Cosa non ti dispiace?".
"Quello che hai urlato prima mentre... papone ti sculacciava! Non mi dispiace che li chiami mamma e papà! Dopotutto é come se lo fossero adesso! Anzi credo che dovresti chiederlo alla mamma, non aspetta altro secondo me!".
"Dici?".
Mi fa segno di si con la testa.
"Aspetta, ora che ci penso. Li chiamerei comunque così quando saremo cosa?".
Ridacchia e mi tira in piedi.
"Sposati! Tra qualche anno beh... Non vorrai fare la fidanzatina per sempre?Oh, se hai intenzione di trovarti un altro compagno per la vita... No dimmelo subito,perche compro una pistola!".
"Beh, magari potrei vedere se Stash é libero! Potrebbe essere un' ottima alternativa: alto, moro.".
Ecco ora é il momento di scappare velocemente!
"Stash? E quello spilungone sarebbe meglio di me? Ora che ti prendo vedi!".
Corro fuori dalla porta, ma mi afferra al volo per la vita, riportandomi in camera.
"Adesso ti concio per le feste! Stash eh!".
In un millesimo di secondo mi catapulta sul letto ed inizia a mozzicarmi sui fianchi e a farmi il solletico.
"Mirkoooo! Daiii!".
"Ti mollo solo se urli che sono il tuo re! Dai dillo: Mirko Trovato é il re!" .
Si, sogna!
"Ok, Mirko Trovato é il re! Pero ora mollami!".
Appena mi si scolla di dosso, scappo verso la porta e urlo "Il re dei buffoni!".
"Cosa?"
Corro giù per le scale, con lui che m' insegue!
"Sei finita nana!".
Mi rifugio in cucina ridendo come una matta, nascondendomi tra le braccia di Gianbattista.
"Salvami da quel mostro assassino!".
"É finita la tranquillità? Avete già ricominciato a far casino voi due? Era meglio quando non vi parlavate!".
Sghignazza lui.
"Sta lontano dalla fanciulla marrano! O dovrò sfidarti a duello!"dice, fingendo di impugnare una spada puntanta verso Mirko.
Vabbé il padre é più fuori di testa del figlio.
"Ti fai proteggere da quelli più grossi, fifona? Vie' qua, se c' hai il coraggio."
Tiro su gli occhi per incrociare quelli di Gianbattista.
Voglio che sappia che non ce l' ho con lui,che é tutto passato e che sto davvero bene.
Mi fa l' occhiolino e io con un sorrisino gli sussurro un ti voglio bene.
Poi mi volto verso Peter Pan e gli salto in braccio.
"Sei solo tu il mio re, scemo! Anche se Stash é carino...".
"Ma la smetti stronzetta?" Avvicina le sue labbra alle mie e mi sussurra un ti amo di quelli che farebbero sciogliere i ghiacciai d' antardide.
Poi mi fa cenno con la testa indicando Francesca.
"Non hai qualcosa da chiederle?".
Scendo dalle sue braccia e guardo Franci incerta.
Sento un magone incredibile.
E se non volesse? Se dovesse dirmi di no? E se invece mi dicesse di si solo per non ferirmi?
"Dai, va a chiederglielo!"mi incita Erika, che deve aver intuito di cosa parliamo.
Francesca mi spalanca le braccia perche io mi c' infili.
"Cosa vuoi chiedermi tesoro?".
Guardo gli altri tre che mi sorridono.
"Ecco io volevo chiederti se... Ecco... se posso...".
É così difficile dirlo. Se prima di chiamare Gianni papà, quel suono era per me terrificante, con Francesca é addirittura sconosciuto.
Ho detto tante volte questa parola guardando il cielo, ma mai guardando qualcuno negli occhi.
"Sarah, tesoro mio, cosa vuoi chiedermi? Devo preoccuparmi?".
I suoi occhi sono intensi, profondi, il suo sorriso luminoso.
Mi sposta una ciocca di capelli dietro l' orecchio e mi accarezza il viso.
Adoro quando fa così.
"Volevo chiederti se...posso... chiamarti mamma." Le chiedo timidamente.
Emette un gridolino, portandosi le mani sulla bocca dalla sorpresa.
Forse non vuole, forse é troppo!
"Ho sbagliato a chiedertelo, scusa. Io..."
Mi tira a se, stringendomi con tutta la forza che puo.
"Oddio piccola mia, certo che puoi!Anzi devi, se vuoi. Io non desidero altro...Non potrò mai prendere il posto di tua mamma, ma... Ma sarei molto felice se mi chiamassi cosi!".
Mamma, c' é parola più dolce di questa?
"Stai bene tesoro? Sei tranquilla? Non essere arrabbiata con lui. É stato tremendo per entrambi,credimi. É venuto giú ancora piú scuro e  provato di quando é costretto a farlo con Mirko. E credimi che già col suo compare di scorribande sono momenti devastanti da affrontare per lui.".
Le sorrido e le do un bacio sulla guancia.
"Lo so! E non sono arrabbiata... Forse é stata la prma volta in vita mia in cui mi sono sentita amata da un padre... Proprio perché é stato triste anche per lui... é tutto a posto! É finita anche questa, come dici tu ed ora si torna a sorridere!".
"Direi stasera sia il caso di festeggiare il ritorno della serenita. Cenetta fuori, famiglia?". Esordisce Gianbattista con un immenso sorriso.

Shelter From The Storm   [ MirkoTrovato ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora