Cap. 1

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Erano le 22:50, dovevo scappare di li.
Avevo una certezza, quella volta non mi avrebbe preso.
In punta di piedi scesi le scale,mi diressi verso il portone e lo aprii "Ti prego non fare rumore Lea" mi ripetevo.
Tuttavia, poco dopo sentii i passi di mio padre, si era svegliato.
"Lea, piccola stronzetta!" urlò mio padre.
Uscii di corsa e sbattei la porta.
Corsi verso la città, speravo che in un posto così grande sarebbe stato difficile per lui trovarmi
"Corri e basta", mi dissi.
Girai lo sguardo dietro di me, era vicinissimo.
Pensai di passare per il vicolo a destra.
Corsi più veloce che potei.
"Tanto è inutile che scappi, ti prenderò lo stesso!" Urlò lui
Andati dritta, girai a destra e poi a sinistra.
Trovai davanti a me una discesa e delle scale, optai per le scale.
Mi voltai, era praticamente attaccato a me.
Mi guardai intorno,vidi un ramo, pensai di tirarlo addosso a mio padre per rallentarlo, così fu, infatti indietreggiò di due, o tre scalini.
Corsi ancora di più, cercando di sbrigarmi.
Giunsi alla fine delle scale.
Trovai davanti a me tre strade, scelsi di andare dritta.
"Lea,dai non fare così, lo sai che il tuo papà ti ama tanto, non potrei mai farti del male" disse lui con voce innocente.
Che idiota, pensava davvero che sarei cascata nella sua trappola.
Sentii la testa girarmi.
Non mi arresi, continuai a correre.
Mi voltai, non era più dietro di me.
Corsi verso un vicolo.
Girai lo sguardo dietro di me, era ricomparso dal nulla e mi inseguiva, brandendo un coltello.
"Oh Lea, sai, ho una sorpresa per te" disse con una voce raccapricciante.
Tutto d'un tratto, pensai a quanto la città fosse pericolosa, in particolare pensai al killer del quale avevano parlato in televisione, mi sembrava di ricordare che il suo nome fosse Jeff.
Ritornai alla realtà, dovevo cercare una via di fuga
C'era una salita, e la percorsi con tutte le forze che mi erano rimaste in corpo.
Lo vidi ancora lontano, ebbi appena il tempo per riprendere il fiato.
Lo vidi in lontananza, e ripresi a correre.
C'erano delle scale che conducevano su un tetto, decisi di applicare tutto ciò che avevo appreso nelle lezioni di parkour.
Ero arrivata alla fine, feci l'ultimo salto che, sfortunatamente, non andò a buon fine.
Caddi dentro la pattumiera che attutì la caduta.
Dovevo continuare a correre.
Maledissi la mia distrazione e cercai di alzarmi, ma le forze mi abbandonarono e caddi a terra sbattendo la testa.
L'ultima cosa che ricordo un ragazzo con delle asce.
Poi, il buio.
Sentii delle voci intorno a me.
"Dai Ben, mettiti quei fottuti occhiali!" urlò una voce maschile.
"Jeff allora tu mettiti la maschera!" urlò un altra persona in risposta.
"Idioti" disse una voce maschile acida.
Le palpebre erano pesanti, ma la curiosità di sapere dove ero e chi c'era intorno a me era più forte della stanchezza.
Con fatica aprii gli occhi
"Si è svegliata!" Urlò un ragazzo biondo con gli occhiali da sole e un cappellino da elfo verde
"Che emozione" disse sarcasticamente un ragazzo dai capelli castani,con gli occhi neri e cupi
"Dai Toby, non fare l'acido" disse un ragazzo che sembrava avere la faccia di gomma.
Ero molto confusa.
Ero in una casa che non conoscevo, con dei ragazzi che non conoscevo e questo mi metteva molta ansia.
"Piacere io sono Ben. Faccia di gomma è Jeff,e lui quello con gli occhiali è Toby" disse il biondo ridendo.
"Io sono Lea" dissi ancora confusa.
"Come stai?" domandò il ragazzo corvino di nome Jeff.
"Bene,ma dove sono?" domandai guardandomi intorno.
"A casa nostra" disse Toby freddo
"Come ci sono arrivata qui?" domandai sempre più agitata.
"Che rompi palle! Ti ho portata qui perché c'era un uomo che ti inseguiva ed eri per terra, cosa avrei dovuto fare?" domandò acidamente.
L'uomo di cui parlava era mio padre, ne ero certa.
"E ora dov'è lui?" Dissi seria.
Ci fu uno sguardo fra i tre ragazzi che mi fece venire la pelle d'oca.
"Lea, devi prometterci che non lo dirai mai nella tua vita a nessuno okay?" Disse Jeff grattandosi tutta la faccia.
"Okay" risposi.
"Io sono un killer,Jeff the killer, questo nano qua è un killer, Ben Drowned."disse spostando il dito dal suo petto verso il ragazzo biondo"E anche colui che ti ha portato qui lo è, Ticci Toby" continuò serio.
"E quindi?" domandai.
I tre ragazzi spalancarono la bocca.
"Non hai paura di noi?" Domandò Ben togliendosi gli occhiali
"No, se mi avete salvata vuol dire che non volete uccidermi giusto?" Risposi guardandoli.
"Sta notte dormirai qua nella stanza numero 4." disse Toby.
"Okay, potreste dirmi dov'è?" Dissi guardandomi confusa
"Seguimi!" disse Ben prendendomi da un braccio.
Mi fece fare il giro della casa, mi mostrò il salotto dove mi aveva mostrato la sua console, vantandosi del fatto che nessuno fosse più bravo di lui nei videogames.
Poi passò alla cucina dove ci eravamo presentati, mi vece vedere dove era il bagno e poi mi portò al piano di sopra dove c'erano quattro porte.
Nella numero uno c'era scritto a caratteri pixellati "Ben Drowen" poi mi mostrò la seconda porta, dove anche lì c'era scritto un nome ma col sangue "Jeff the killer",mi mostrò la numero tre, dove era scritto come se con un coltello ci avesse inciso il nome "Ticci Toby" e poi per ultima la numero quattro dove non vi era scritto nulla.
"Ti lascio da sola così puoi fare le tue cose in camera tua, se ti serve qualcosa io, Jeff e Toby siamo in cucina" disse Ben sorridendo per poi uscire dalla stanza.

Angolo scrittrice ×_×
Ciao pandacorni,la storia è in revisione quindi se vedete qualche errore grammaticale scusatemi. La storia la sto ricorreggendo con Ilariachiovelli e la ringrazio infinitamente

La Doppia T ~Ticci Toby~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora