Capitolo 18 - Rick

706 63 11
                                    

Stavo guardando il soffitto della cella.

Mi sentivo appesantito e bloccato. L'unica delle due che era effettivamente vera era la seconda.

Il mio cervello non riusciva a fare pensieri sensati. L'unica cosa che sapevo per certo era che avrei dovuto essere svenuto, eppure ero sveglio.

Dovevano essere ancora scioccati quando quei poliziotti che erano venuti a prendermi mi avevano buttato a terra e iniettato un calmante. Probabilmente avevano paura che potessi uccidere anche loro.

Il sedativo però non aveva funzionato subito come avrebbe dovuto, così avevo visto e sentito tutto.

Mi avevano portato in ospedale, ma i dottori, d'accordo con i poliziotti, non avevano pensato nemmeno per un secondo di usare i soliti, delicati metodi con un criminale. Né di controllare che quest'ultimo fosse davvero sedato.

Mi avevano cauterizzato la ferita, strappandomi un urlo simile in potenza a quello che avevo lanciato quando Billy mi aveva tagliato la mano. A quel punto si erano accorti che ero perfettamente sveglio, ma se se n'erano bellamente fregati.

Dopo avermi bendato il moncherino mi avevano portato il prigione.

A quel punto il sedativo aveva finalmente avuto effetto, stordendomi quel tanto che bastava a farmi addormentare. Capii cosa era successo solo al mio risveglio.

Mi avevano rinchiuso in una stanza per pazzi, quelle ricoperte di cuscini, e mi avevano messo una camicia di forza nonostante fossi ancora sedato.

Non potevo fuggire da lì.

Potevo solo aspettare.

-

Dopo non so quanto tempo sentii la porta aprirsi.

Un poliziotto armato entrò e si sedette di fronte a me.

Voleva interrogarmi, sapere tutto, era evidente. Era anche evidente che intendeva ottenere quello che voleva a qualunque costo, anche a costo di passare alle maniere forti.

《Bene, Rick, devo farti delle domande e ti conviene rispondere se non vuoi finire male》 disse l'uomo senza giri di parole.

Feci un cenno per dire di aver capito. Probabilmente voleva minacciarmi (e non a vuoto) con quella frase, ma non sentii nulla. Non avevo paura di lui.

《Bene. Perché hai ucciso tutte quelle persone?》

Non risposi, limitandomi a guardare il soffitto senza davvero vederlo. Avrebbe scoperto di Jeff se avessi parlato... non potevo dire nulla.

《Avevi dei complici?》 ritentò, impaziente.

Sì, ma non potevo dirglielo. Continuai a fissare il soffitto, in silenzio.

《Perché non parli? Non mi sembri muto》

Mi limitai a scrollare le spalle.

Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Senza ripensamenti mi prese per il collo e mi sbatté contro il muro, facendomi sussultare.

《Ora tu rispondi, maledetto ragazzino》 ringhiò stringendo la presa e puntandomi contro la pistola.

Era passato alle maniere forti, ma non avrebbero funzionato. Non avevo paura di lui, tanto che feci un lieve sorriso di sfida.

Venni colpito con violenza dalla pistola lasciandomi una ferita sanguinante,poi il poliziotto mollò la presa e uscì, imprecando.

Lo avevo fatto arrabbiare, ma io non avevo parlato.

Un Killer Come Amico || CreepypastaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora