Capitolo 19 - Rick

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Avevo una fame da lupi.

Fintantoché ero stordito per il sedativo non sentivo nulla, ma una volta finito l'effetto le sensazioni erano arrivate tutte insieme, travolgendomi.

Sentii qualcuno girare le chiavi nella toppa della porta, poi entrò un ragazzo.

Constatai che non dovesse avere più di vent'anni. Con sé aveva un piatto con del cibo sopra, probabilmente per me.

Me lo mise davanti, poi tornò davanti alla porta e guardò fuori dalla finestrella. Alla fine, dopo pochi secondi, si sedette accanto a me e disse: 《Voltati》

Mi colse totalmente alla sprovvista, tanto che balbettai, spiazzato: 《Cosa?》

《Non penso tu voglia essere imboccato, giusto? Se ti giri di tolgo la camicia》

Lo guardai un momento, interdetto, poi mi girai.

Poco dopo mi ritrovai con le braccia libere. Senza degnare di un altro sguardo il ragazzo mi fiondai sul cibo, mangiando tutto.

Solo una volta finito mi girai verso il ragazzo dicendo: 《Immagino tu sia qui per interrogarmi》

《In effetti è il motivo per cui sono qui, ma posso permettermi di parlare anche di altro. Prendo già come un buon segno il fatto che almeno riusciamo a fare conversazione》

《Non sei un poliziotto normale》

《In effetti no, non lo sono. Nelle diverse stazioni di polizia sono conosciuto per la mia capacità di far parlare gli interrogati trovando compromessi convenienti》

《E funziona?》 chiesi incuriosito.

《Quasi sempre e in teoria dovrà funzionare anche con te. Quindi ti faccio una proposta. Tu rispondi alle mie domande, dopo parliamo di quel che vuoi》

《Non mi sembra una proposta equa》

《Sentiamo la tua proposta, allora. Sappi solo che se non risponderai a me l'agente Scott ha giurato che ti avrebbe castrato in modo piuttosto doloroso》

Ci pensai. Dovevo assolutamente trovare un accordo.

《Facciamo così. Io rispondo alle tue domande e dopo mi lasci chiamare una persona》

Lui mi studiò un momento, poi disse: 《In teoria non si possono lasciar telefonare i prigionieri... ma immagino che le informazioni che ti chiedo la valgano, questa chiamata. Accetto. Affare fatto?》

《Affare fatto》 dissi tendendogli la mano sinistra, che lui si affrettò a stringere.

《Dunque... quel genocidio spietato. Partiamo dalle origini della storia, che magari capisco qualcosa anche io. Come sei arrivato ad uccidere tutte quelle persone? Sempre che le abbia uccise tutte te》

Mi bloccai subito. Non mi conveniva mentirgli, ma non potevo dirgli la verità.

Il poliziotto mi studiò un attimo, poi disse: 《Credo di aver capito perché non hai parlato con l'agente Scott. Tu stai cercando di proteggere qualcuno. Ignoro chi sia, non sono un indovino》

Attesi che continuasse. Aveva capito il mio problema, e volevo davvero sapere cosa avrebbe escogitato.

《Forse ho un'idea... io qui sono solo. I poliziotti non ascoltano cosa dico, sanno che gli porterò la confessione. Ma loro non badano se questa sia la verità. Quindi facciamo così; dammi una storia falsa da dire ai miei colleghi. La verità potrai tenerla con te o, se preferisci, potrai raccontaela a me》

Era un'idea sensata. Incredibile a dirsi, ma quel ragazzo mi stava davvero aiutando.

《Va bene. Come storia falsa... uhm... ero furioso con tutta la scuola per essere stata dalla parte di Billy il bullo, così prima ho ucciso lui e poi ho sterminato tutti gli altri》 improvvisai sul momento.

Un Killer Come Amico || CreepypastaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora