Capitolo 11

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Asia's POV
Mi svegliai di soprassalto. Guardai l'ora: 3.40. Avevo dimenticato la giacca alla festa. Mi alzai e notai che Jade non ere nel suo letto, così sbirciai nella camera degli ospiti e la vidi dormire beatamente con Evan di fianco. Sorrisi. Mi vestii in fretta e furia, uscii senza fare rumore, presi la macchina e tornai al locale.
Arrivai dopo cinque minuti, spensi la macchina e scesi. Per mia sfortuna il locale era già chiuso e lì non c'era più nessuno o almeno credevo. Cominciai ad andare verso la parte destra del locale, sperando magari di trovare una porta secondaria o qualcuno a cui chiedere informazioni. Sul retro trovai una porta che dava su delle scale a chiocciola, sembravano un po vecchie e pericolose ma ci salii lo stesso. Dopo tre rampe arrivai ad una porticina verde da cui probabilmente si accedeva al tetto. Pensai fosse chiusa così il pensiero di aprirla non mi passò nemmeno per la mente, feci per voltarmi e tornarmene a casa sotto le coperte però qualcosa mi tratteneva. Risalii quei tre gradini che avevo fatto, girai la maniglia e la piccola porta verde si aprì. Un'arietta fredda entrò attraverso la piccola fessura che avevo appena creato. La aprii di più ed uscii a vedere quel posto a dir poco inquietante. Era ancora scuro e non si vedeva molto. C'era uno spiano di qualche decina di metri, una parete di vetro che assomigliava molto ad una piccola serra e qualche erbaccia sparsa qua e la. Nel buio notai un'ombra in piedi vicino alla piccola Serra. Dopo averla osservata per un po, mi avvicinai.  Quando la figura fu a pochi passi da me mi accorsi di chi si trattava. Chris stava sul ciglio del tetto guardando dritto a se.
Io: Evans?
Lui non si mosse, non dava nessun cenno. Mi avvicinai di più, stando attenta a non spingerlo o non fare movimenti bruschi che avrebbero potuto metterlo nei guai. Gli toccai un braccio, dio che muscoli.
Io: Chris che c'è?
Non disse nulla, si limitò a voltarsi lentamente verso di me. Mi guardò dritto negli occhi, con quei suoi occhi di un blu ipnotizzante, che ti ci perdevi dentro solo a guardarli. Aveva il viso bagnato, umido.
Chris: potevi dirlo che eri impegnata.
Aveva una voce roca, meno sicura di se, diversa dal solito.
Solo in quel momento realizzai che stava piangendo. Cavolo, un attore famoso, che può permettersi tutto, attraente e pieno di se che piange. Allora ce l'ha un cuore. Poi risposi, capendo a cosa si stesse riferendo.
Io: a quale scopo?
Chris: non so, magari per informarmi?!
Non dissi nulla, continuai solamente a guardarlo negli occhi, da cui non riuscivo a distogliere lo sguardo. Quegli occhi gonfi di lacrime e cose non dette, sentimenti nascosti e tenerezza. Poi mi svegliai come da un sogno, distolsi lo sguardo, mi guardai attorno e sospirai.
Io: ed è per questo che sei qui?
Dissi indicando il posto in cui ci trovavamo.
Non disse una parola, mi guardò negli occhi e subito dopo si voltò andando verso la piccola porta verde. Vedendo che non aveva intenzione di fermarsi feci una piccola corsa, così da essergli dietro e poi lo presi per un polso. Appena la mia pelle sfiorò la sua, ecco di nuovo quella sensazione, quel brontolio dello stomaco e quella scossa piacevole che avvertivo ogni volta che o io o lui ci sfioravamo. Non diedi troppo a vedere quello che provavo in quel momento e cominciai a parlare senza pensarci troppo.
Io: non mi hai risposto. Non ho intenzione di starmene qui come una st...
Non feci nemmeno in tempo a finire la frase che subito le sue labbra erano sulle mie. Era un bacio intenso ma che durò solo pochi istanti. Appena si staccò provai un'enorme sensazione di vuoto che tentai immediatamente di riempire, mi avvicinai nuovamente a lui, mettendogli le braccia al collo e lo baciai nuovamente. Dopo qualche secondo mi bloccai di colpo. Nicholas. Cazzo. In quel momento mi ricordai del mio fidanzato. In quel fottutissimo momento mi ricordai di avere un fidanzato. Io che ero sempre stata una ragazza per bene, che non si faceva mai strane idee, non si metteva mai nei guai, che non rischiava troppo, che faceva sempre la cosa giusta ora, in un attimo, era scomparsa. Mi ritrovavo in un tetto di un locale a Los Angeles in piena notte a baciare un ragazzo conosciuto solamente qualche settimana prima. Cosa avrei detto adesso a Nicholas? Avrei potuto anche non dirglielo.
Ma il problema più grande andesso era affrontare Chris, cosa dovevo fare per non ferire i suoi sentimenti?
Mi staccai. Chris si avvicinò nuovamente come per baciarmi ma lo fermai mettendogli una mano sul petto e spingendolo leggermente con le poche forze che avevo. Mi allontanai di qualche passo e tentai di sorpassarlo senza incrociare il suo sguardo, avevo troppa paura di quello che avrebbe potuto pensare e capire guardando i miei occhi. Quando feci per andare verso la piccola porta verde mi prese per un braccio, bloccandomi. Lo guardai mortificata.
Io: scusami.
Detto questo lui, avendo probabilmente capito, lasciò il mio braccio in modo che potessi andarmene. A passi lunghi ma insicuri andai verso la piccola porta sapendo che, una volta passata quella, niente sarebbe stato più come prima e che non sarei potuta tornare indietro. Sentivo ancora il suo sguardo su di me ed era una cosa che mi rendeva insicura e triste, mi sentivo una persona orribile, gli avevo appena dato una falsa speranza e spezzato il cuore e ora per colpa mia chissà quali casini sarebbero venuti fuori. Aprii la porta tremando, scesi le scale e me ne tornai a casa piangendo.

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