Aveva visto bene? Poteva veramente essere lui quell'ultima riproduzione? Secondo quanto era stato detto, ció significava che ormai, per la ragazza, Grant apparteneva ormai al suo passato.
Ma perchè? Perchè gli aveva permesso di fronteggiare Voce nella sua casa allora se le loro strade si erano separate e lasciato spazio solo a rabbia o tristezza? - non c'era più tempo. Era davanti a un nuovo scenario.
- Dove siamo, Ethan? - sentiva come se la caduta dalla finestra non fosse mai avvenuta.
- Non lo so.. - rispose. Ethan notò che tutti gli oggetti nella stanza avevano dei colori insoliti. Si avvicinò ad un comodino e, toccandolo, si accorse che era costituito di un materiale strano, molto vicino alla plastica. I pomelli erano finti ed i cassetti in realtà non erano estraibili.
- È come se avessi giá visto questo posto.
Grant non capiva come potesse essere. Non vedeva molto, differentemente dal compagno, eppure non si ricordava di essere portatore di miopia o astigmatismo - è troppo buio! - sbottó.
Poi spezzò le riflessioni di Ethan fremendo dal fare chiarezza su cosa stesse davanti a lui. - Ethan... tu sei vero? Io sono reale? Tutto questo.. - indicò attorno a sé - .. lo è?
- Non si può dire con certezza. Non lo so neanche io. So solo che mi trovo con te in questa dimensione e anche se dovessi risvegliarmi sul letto pensando fosse un sogno, nel dubbio, sarebbe meglio non fare mosse false per non morire. - il ragazzo annuì per l'acuta osservazione.
Ethan tornò a guardarsi intorno.
Non riuscivano a vedere nulla in modo definito. Se Grant avesse potuto capire in quale stanza si trovasse, non avrebbe avuto i nervi così tesi. L'ansia lo stava divorando.
Andava avanti e indietro sperando di incontrare prima o poi qualcosa che gli sarebbe stato utile ma nulla. Le suole delle scarpe incontravano solo qualcosa di morbido, come fosse un tappeto ed il resto era invisibile.
- Ethan, non riesco a vedere niente.
- Questa..- inspiegabilmente.. lui si. Lui poteva vedere. C'era del pulviscolo nell'aria che si riuniva elevandosi dal pavimento per prendere la forma degli oggetti. Il ricordo di quelli risorgeva dalle ceneri come una fenice. - Questa.. è la stanza della casa delle bambole di Melanie.
Emise un gemito.
- Cos'è successo?! Dove sei?! - G. aveva sempre avuto il terrore di rimanere solo in luoghi oscuri.
Tutto d'un tratto, G. vide.
- Ethan?! - sgranò gli occhi.
C'era una zona rialzata che Grant giurava di non aver incontrato nella sua prima perlustrazione al buio, mentre ai suoi lati, a terra, due sedie vuote erano rivolte proprio verso quella.
G. notò che c'era un tavolo giallo alto quanto bastava affinchè potesse essere raggiunto da un bambino di un metro di altezza. Alla destra, uno sgabello azzurro poco sollevato da terra.
Il ragazzo iniziò ad avvicinarsi, intento a salire sul rialzo con il piede destro. - Dov'è Ethan?! continuò a chiedersi.
- Ee! - era ancora Voce - Dove credi di andare? - G. mise giù il piede.
- Non puoi salire. Questo spazio è riservato. Vedi? Noi qui abbiamo degli attori. - spuntarono dal nulla due persone. Una seduta sullo sgabello, o meglio dire accasciata; l'altra in piedi al suo fianco. Era una ragazza. Grant si immaginava di trovare Melanie ma le sue aspettative furono deluse.
- Che cosa c'entra lei?! - gli occhi sbarrati.
- Grant dove sono?! - lei era allarmata. Evidentemente non era parte del 'gioco' e benchè meno Grant prevedeva di incontrarla proprio in una situazione del genere.
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Another Room
Macera#1 in Avventura (11/09/17) per la decima volta! 'Apri la mia porta. Vaga in queste stanze. Ascolta la mia voce e non sarai errante.' 'Another Room' è la storia di una ragazza di 16 anni testimone di una tragedia familiare ed in cerca della s...