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Dormiva da qualcosa come due ore quando un raspare convulso lo svegliò. Sbatté le palpebre e si sollevò a sedere. Udì mugolare qualcuno e sforzò tutti i suoi decimi di vista nel tentativo di forzare le tenebre che lo circondavano. La vista si abituò all'oscurità e le ombre divennero figure dai contorni più definiti, chine dall'altra parte del cerchio di pietre dove il fuoco s'era ormai estinto.

«Che cazzo...» riuscì a dire, poi una mano gli tappò la bocca.

Si sentì ricacciare all'indietro con impeto. Batté la testa sul terreno. Miliardi di stelle gli esplosero davanti agli occhi.

«Tienigli fermi i piedi», ordinò una voce e due mani gli afferrarono le caviglie.

Prese a divincolarsi.

«Tienilo, porca di una puttana!» ripeté la voce sopra la testa di Ripper.

Una quarta mano prese a premere sul petto. «Ci sto provando, ma questo stronzo è un bisonte. Dagli una botta in testa e facciamola finita.»

«L'hai sentito il capo. Ha detto di non torcergli un pelo.»

La mano che gli chiudeva la bocca scivolò, un dito finì tra le labbra. Senza pensarci un secondo, Ripper serrò i denti con forza. Si udì il suono come di un rametto secco che si spezzi e Ripper avvertì qualcosa rotolargli sulla lingua. Un urlo bestiale squarciò la notte e la pressione su bocca e petto sparì.

«Che cazzo succede? Keith, che ti piglia?»

Ma Keith non rispose: si limitò a urlare come un invasato. Ripper girò la testa di lato e sputò il pezzo di dito che aveva reciso.

«Keith!» chiamò la voce ai piedi di Ripper.

Ripper guardò davanti a sé e vide due spalle e l'ovale di una testa che dondolava. Si sollevò a sedere con un movimento fluido e rapido.

«Keith, che cazzo succede?»

«Succede che te ne vai a nanna», fece Ripper.

Aiutandosi con le mani si diede lo slancio necessario, piegò le gambe e si avvicinò al suo aggressore abbastanza da sferrargli un cazzotto sul muso. L'uomo mandò un verso soffocato e crollò di lato. Frattanto Keith continuava il suo numero da tenore. Pareva in grado di andare avanti fino alla fine dei giorni.

Ripper si alzò in fretta e si guardò attorno, aspettandosi di vedere gli Angels al completo che lo accerchiavano. Vide invece due sagome brune, oltre a quella danzante di Keith, che retrocedevano in tutta fretta trascinandosi dietro qualcosa che aveva la forma di un grosso bozzolo.

Red!

Ripper scattò verso le due figure ingobbite. Era quasi riuscito a raggiungerle quando sbatté contro un muro invisibile. Si sentì sollevare per aria e cadde su un fianco con un grugnito animalesco. Ancora stordito, levò il capo e vide una sagoma nera con spalle larghe come la testiera di un letto a due piazze e una testa come un pianeta in penombra.

«Non dirmi che ti eri bevuto la storia della rimpatriata», disse Ryder.

Si chinò e strattonò Ripper per il gilet, costringendolo ad alzarsi. Lo avvicinò a sé fino a sfiorargli la punta del naso.

«Sei più coglione di quanto pensavo.»

Gli sferrò un pugno al mento. Ripper cadde lungo disteso.

«Tienilo fermo», ordinò Ryder e subito due mani calarono su Ripper bloccandogli le braccia dietro la schiena. «Qualcuno chiuda la bocca a Keith prima che gli strappi le corde vocali.»

Un tizio sbucò fuori dal nulla e portò via Keith. Ripper prese a divincolarsi, ma stavolta l'Angel che lo teneva non andò troppo per il sottile e gli rifilò un cazzotto al fianco. Ripper grugnì e fece per accartocciarsi su un lato, ma le mani impegnate a tenerlo glielo impedirono.

L'ombra degli AngelsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora