20.

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Si svegliò piangendo. Nell’attimo in cui aprì gli occhi, le lacrime iniziarono a formarsi e al primo sospiro, stava già singhiozzando.

In qualche modo la sua memoria gli aveva risparmiato il, senza dubbio vivido e spiacevole, ricordo che spiegava perché gli girava la testa e il suo ginocchio pulsava, ma tutto prima e dopo questi momenti di ‘apnea’ fu un bersaglio facile. Le immagini del metallo accartocciato balenarono nella sua mente, iniettando i suoi sogni con puro orrore. Più spaventosi di quelli però, furono i ricordi di quello che era successo prima, di tutto ciò che aveva portato a quel punto che Harry aveva quasi del tutto rimosso dalla mente. Tutto ciò che lo aveva portato ad essere seduto sul bordo del letto con indosso i vestiti di Louis, che singhiozzava con il volto tra le mani.

Era stato così fatto che nulla aveva più avuto importanza. Non importava ciò che aveva detto, o che non aveva detto. Non aveva importanza ciò che aveva fatto …

Era così incredibilmente consapevole di tutto ciò e quello lo fece solamente piangere più forte. Perché era tutto così chiaro adesso, quando quasi tutto il resto della sua vita era passato annebbiato, lasciandolo con piccoli flash abbastanza intensi da permettergli di chiamare ‘vita’ quella che stava vivendo? Non voleva quei ricordi; desiderò che quel giorno stesso sparisse nel nulla, che non fosse mai esistito. Perché aveva fatto una cazzata così grande questa volta che passarci sopra non sarebbe bastato;  non avrebbe potuto prendere qualcosa per sentirsi meglio. Questo era irrevocabile. Riusciva già a sentirlo affondare nel suo cranio, succhiare via ogni oncia di razionalità e coerenza dai suoi pensieri.

Louis si girò accanto a lui e Harry si ritrasse istintivamente quando Louis avvolse le sue braccia attorno a lui da dietro, borbottando con voce assonnata. “Va tutto bene, Harry. Va tutto bene.” Ma le sue parole non lo rassicuravano più ormai. C’era così tanto di sbagliato, e nulla di quello che Louis avrebbe detto avrebbe cambiato qualcosa. In realtà, la voce di Louis nelle orecchie lo perseguitava soltanto; faceva solamente da eco alla voce di Niall che era fastidiosamente intrappolata nella sua testa, che gli parlava a bassa voce.

“Harry, mi hai sentito?”

Harry scosse la testa; non lo stava ascoltando. Tutto quello che riusciva a sentire era il suo stesso pianto e addirittura quello suonava come se fosse stato sott’acqua.

“Ho detto che oggi andiamo in ospedale … per avere notizie di Niall.”

Harry sentì la bile risalirgli in gola anche se non aveva mangiato per due giorni. Scosse la testa. “No. Non voglio andarci. Non puoi andare senza di me.”

“Amore,” disse Louis e Harry si sentì soffocare.

“Per favore, evita” disse con voce strozzata, inciampando nei suoi stessi piedi e facendo una smorfia subito dopo aver poggiato troppo peso sul ginocchio dolorante.

Louis sembrava ferito, quasi con le lacrime agli occhi. Era rimasto seduto sul letto, le mani ancora in cerca di Harry. “Harry, Niall è il tuo migliore amico.”

“Niall era il mio migliore amico.” Voleva dire Harry. Sapeva che stava saltando alle conclusioni ma essere ottimisti finiva solamente per deluderlo. Succedeva ogni volta. E anche se Niall non fosse … andato via, Harry non era comunque sicuro di come avrebbero potuto continuare un rapporto di amicizia. “Per favore Louis. Non costringermi ad andarci.” Harry tirò su col naso, cercando di soffocare i singhiozzi e di reprimerli nel petto.

Bittersweet Pill - Larry Stylinson // ITALIAN TRANSLATIONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora