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<<Mmmm...>>.Dolore. Un allucinante mal di testa. Questa era l'unica cosa a cui Sia, in quel momento, riusciva a pensare. Dolore e freddo, aveva freddo... perché aveva freddo??

Con gli occhi ancora chiusi e stesa sulla pancia, iniziò a tastare alla ceca la superfice morbida su cui si trovava.

Era un letto? Si, doveva essere un letto, una branda, per la precisione, poiché era molto piccolo e non c'era traccia di cuscino, inoltre era troppo scomodo per essere il suo letto.

Era quindi su una branda. Che diavolo ci faceva su una dannata branda?

Provò allora a girarsi sulla schiena, impresa che si rivelò più ardua di quanto potesse immaginare.

Dopo un paio di tentativi ci riuscì. Con gli occhi ancora rigorosamente chiusi, iniziò a fare mente locale... purtroppo appena sveglia la sua reattività non valeva un granché e questo non giocava davvero a suo favore in situazioni del genere.

Aprì lentamente un occhio, la luce che la investì fu devastante, per non dire estremamente nociva per la sua emicrania.

Spalancando, allora, coraggiosamente entrambi gli occhi si ritrovò a fissare un soffitto bianco.

Era ufficiale. Non aveva la più pallida idea di dove si trovasse.

Con uno sforzo sovraumano si tirò su a sedere lentamente, molto lentamente, borbottando imprecazioni davvero poco femminili.

Si guardò intorno.

La stanza, piccolissima, era estremamente spartana, non c'era alcun tipo di ornamento alle pareti e la mobilia era composta da un piccolo comodino di legno accanto alla branda, con su una candela e un bicchiere pieno d'acqua, o almeno si supponeva che lo fosse. Uno sgabello era posto al centro della stanza e un armadietto era posizionato sulla parete opposta a quella dove il lettino era sistemato.

Una minuscola finestrella munita di sbarre, si trovava sulla parete difronte alla porta ovviamente chiusa, la quale era interamente di legno ed aveva un aspetto massiccio .

In preda alla totale confusione Sia notò, tranquillizzandosi un minimo, che indossava ancora i vestiti sottratti alla guardia. Questi ovviamente le stavano molto larghi, ma almeno significava che non era stata toccata... si sperava. Si portò, allora, le mani alle tempie e , così facendo, lo notò. Al suo polso destro spiccava un orribile e massiccio bracciale metallico, per la precisione, un maledettissimo bracciale Izar, oggetto che le impediva di evocare qualsiasi tipo di magia.

<<Cazzo! No, no, no ,no ,no no ,NO!>> disse scattando in piedi e mettendosi le mani nei capelli impazziti.<< Dannazione, dannazione , dannazione!>> ripeté camminando avanti e indietro per la stanza. La testa le pulsava violentemente e nulla di quello che la circondava le era d'aiuto per capire dove si trovasse.

Improvvisamente la porta si spalancò e sulla soglia comparve un uomo, a occhio e croce doveva avere all'incirca la sua età.

Era piuttosto alto e ben piazzato, i capelli biondo cenere portati lunghi fino alle spalle, i suoi occhi , di un giallo intenso , erano incastonati in un viso dai tratti quasi troppo delicati per essere maschili. Se ne stava lì a fissarla con aria beffarda, appoggiato allo stipite e con le braccia incrociate.

<< Buon giorno principessa, dormito bene? Spero che la sistemazione sia stata di suo gradimento>> iniziò ironico.

<< Non particolarmente in verità... essere rapita non concilia il mio sonno a quanto pare ..,>> gli rispose con altrettanta fredda ironia.

<< Ne siamo incredibilmente dispiaciuti Miss, ma la camera che affaccia sul mare era già presa...>> disse ghignando.

Sia non si sarebbe fatta ingannare da quel bel faccino, avvertiva che, dietro la sua calma glaciale, si nascondeva intolleranza e rabbia, sentimenti sicuramente tutti rivolti a lei. Era nei guai.

I figli di Nimes- La Guerra EternaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora