Capitolo 1

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"Ti amo...", le sussurro in un orecchio, stringendola a me.

La sento aggrapparsi al mio collo con più forza dopo le mie parole. Mi sfiora la guancia con il naso e posa delicatamente le sue labbra per un timido bacio.

"Ti amo Lexa... ora e sempre... qualsiasi cosa succeda, noi possiamo affrontarlo insieme... io e te", mormora sulle mie labbra prima di accarezzarmi dolcemente.

La vedo andarsene e il mio sguardo si perde nella sua figura.

Questa volta ti prenderò lurido figlio di puttana, non hai scampo, non riuscirai a rovinarmi di nuovo la vita, ti sbatterò in galera e butterò via la chiave... e questa è una promessa.

Clarke è appena andata via e io mi sento più sola che mai.

No, non è possibile, non ci posso credere, questa situazione è surreale, è come se stessi vivendo un incubo.

Il serial killer è tornato, proprio ora che ho ricominciato a vivere, che ho finalmente voltato pagina.

Scuoto la testa ripetutamente come a voler cacciar via tutti i brutti pensieri, ma non ci riesco. Rivedo Costia, il suo corpo privo di vita, la pelle fredda come il ghiaccio, gli occhi aperti, sbarrati, un dolore lancinante mi prende il petto. Istintivamente mi poso una mano sul cuore, lo sento battere forte, comincio a sudare freddo, e la testa inizia a girare, la mia vista si appanna in un secondo... Respira Lexa, respira... Ci mancano solo gli attacchi di panico adesso. Da brava Lexa, inspira ed espira, puoi farcela... Ecco brava così!

Sono ancora concentrata a riprendermi, che non mi accorgo che Anya, prontamente, mi afferra da dietro e mi sorregge. Le mie gambe sono decisamente deboli, se non fosse stato per lei sarei sicuramente caduta a terra.

"Tranquilla Lex, ci sono io... Andrà tutto bene... Dai torniamo in centrale". La sento dire con un filo di voce. Io sono ancora paralizzata dalla situazione e non riesco ad emettere un suono, mi limito ad annuire e a farmi quasi trascinare dalla mia partner.

Andiamo Lexa cerca di reagire, sei sempre stata forte, puoi farcela... Dovrei dar retta alla mia coscienza ma in questo momento non ci riesco. È come se fossi stata appena investita da un treno merci, non riesco a reagire.

Anya mi fa salire dal lato del passeggero della macchina, e premurosamente mi allaccia la cintura.

Tempo due minuti ed è già al volante che impreca per il traffico di New York, riderei se non mi sentissi così svuotata. La mia mente è assalita da un turbinio di pensieri ed emozioni, che non riesco in nessun modo a controllare. Un misto di rabbia, dolore, paura, e preoccupazione mi sta facendo impazzire. Respira Lexa... Non ci riesco. Non riesco ad inalare aria. Mi sento soffocare. Mi sento in trappola. Arriviamo davanti alla centrale, esco di corsa dalla macchina e mi dirigo il più velocemente possibile in bagno, sbatto la porta e alzo la tavoletta del water. Rimetto anche l'anima, insieme al panico che si sta prendendo gioco di me.

Sento sbattere la porta del bagno e Anya che, preoccupata, mi chiama.

"Ehi Lex tutto bene? Parlami per favore...", la sua è quasi una supplica. Respiro ancora a fatica ma cerco comunque di tirare fuori il fiato, e di uscire da questo mio stato catatonico e controproducente. Inalo aria, arranco, e poi finalmente la mia bocca si muove riuscendo ad emettere qualche parola.

"Anya... Sto bene tranquilla... non ti preoccupare... Probabilmente avrò mangiato qualcosa che mi ha fatto male", cerco di sorridere, ma il mio banale tentativo muore sulle mie labbra.

"Lex chi credi di prendere per il culo? Hai presente? Stai parlando con me, Anya, la tua migliore amica, la tua partner da una vita... Tua sorella! Le balle valle a raccontare a chi non ti conosce, e non insultare la mia intelligenza... Vorrei ricordarti che c'ero anche io, so benissimo, come ti senti...". Mi giro verso Anya, e nei suoi occhi posso leggere una combinazione di rabbia e preoccupazione che non vedevo da tanto tempo.

NYPD - The story continueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora