Capitolo 5

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Faccio come dice, prendo una sedia libera che trovo là vicino, la porto verso di lui mentre mi siedo guardando lo schermo del computer. In queste occasioni non so che fare... prendo una penna appoggiata alla scrivania e la guardo, è una semplice penna argento e rossa, ma in questo momento la trovo veramente interessante.
- Ti stai annoiando? - alzo di scatto lo sguardo per guardarlo, mi sta fissando mentre io fisso una penna.
- Si... un po' - almeno qua dentro posso illudermi. Illudermi sul fatto che qualsiasi cosa io dica o faccia non mi arrivi uno schiaffo...
- Allora porta questi a Natsu e digli di farmi una firma qui per favore - mi chiede sorridendo. Io non ci voglio andare da quel rosato...
- Va bene - appoggio nuovamente la penna sul tavolo, alzarmi è davvero uno sforzo fisico per me, in casa cerco di non muovermi troppo per quanti lividi ho, ma qui la vedo difficile.
Mi avvicino alla scrivania di Natsu che si trova dall'altro lato della stanza, mi piego e appoggio alla scrivania con i gomiti, sono praticamente a novanta davanti a un pervertito, ma non ho altra scelta.
- Sting ha chiesto se - lui mi sta guardando ghignando. La sua mano è sul mio sedere e lo sta palpando. Io mi alzo di scatto, mi fa male ma devo resistere per oggi.
- Sting ha chiesto se fai una firma qui! - lo guardo arrabbiata, lui non può toccarmi.
Sbuffa, prende il foglio e legge ciò che c'è scritto, firma dove gli ho indicato e me lo restituisce. Vado verso la sua scrivania e mi siedo nuovamente, dò il foglio a Sting.
- F-fatto... - sussurro.
Riprendo la penna di prima e comincio a fare degli scarabocchi su un post-it. Sento lo sguardo di Natsu addosso.

Stiamo scendendo nell'ascensore, salutiamo Mira e ci dirigiamo verso la macchina. Mi fa salire e poi sale lui, la accende e andiamo verso il centro commerciale. Siamo già fermi al primo semaforo, dopo tanto vedo alcuni negozi e qualche bar. Vorrei una brioche calda, ma so già che lui non me la prenderà mai... La macchina riprende a camminare. Siamo già arrivati al centro commerciale. Lui non mi voleva portare qua, lo vedo da come scende dall'auto. Ha sbattuto la portiera... camminiamo verso l'entrata decorata. Una volta dentro vedo un sacco di negozi bellissimi, sono tutti pieni di vestiti, ogni genere di colore pervade questo posto.

Siamo a casa, abbiamo preso giusto qualche vestito. È stanco, lo vedo dal suo comportamento. Sbuffa spesso e si guarda intorno. Sta ancora lavorando al computer, così per non disturbare provo ad andarmene ma lui mi ferma.
- Lucy - mi richiama.
- Dobbiamo parlare - io mi blocco. Se dice così vuol dire che per lui è importante. Si alza dalla sua sedia e viene verso di me bloccandosi davanti. Mi guarda dall'alto al basso in quanto più alto di me.
- Non mi sono dimenticato di ciò che è successo oggi sai? Quella gonna non andava affatto bene! - mi tira uno schiaffo, ho il segno rosso, la sento bruciare.
Le lacrime scendono, abbasso lo sguardo, quasi dispiaciuta.
Mi prende per le spalle e mi getta a terra, poi come ogni volta comincia con i calci. Mi accovaccio a terra coprendo la pancia. Fa male. Fa sempre male. Lo sento ridere mentre io singhiozzo. Ogni mia lacrima è una sua risata, ogni mio urlo è una sua goduria. Ogni parte del mio corpo fa male. Lui si ferma per fissare il mio dolore compiaciuto. Con calma mi allontano fino ad arrivare a toccare il muro con la schiena. Lui si avvicina sempre più, prende il mio viso dal mento, con la forza. Sento le sue mani che sbattono sulle mie guance che a ogni suo contatto diventano rosse. Mi lascia il mento, ricomincia a tirarmi i calci. È riuscito a prendermi nel momento sbagliato, lo stomaco mi fa male, il sapore di sangue alla bocca. Tossisco facendolo uscire a gocce. È rosso, denso e spaventoso. Stringo più le gambe al petto, mentre le lacrime aumentano. Sento la scarpa sulla mia guancia, sta sfregando facendola diventare più rossa di prima.
- Sei solo una zoccola! - mi urla contro.
- Mi dispiace... - sussurro. Lui lo sente.
- Ti dispiace? Ti dispiace?! Non me ne fotte un cazzo se a te dispiace! - sta continuando a urlare, mi tappo le orecchie con le mani. Un violento calcio colpisce nuovamente lo stomaco. La mia gola ormai sa di sangue, quel sapore di ferro che ogni giorno sento nella mia gola. Finalmente ha smesso. Ho gli occhi chiusi e sento i suoi passi farsi sempre meno rumorosi. Apro gli occhi e ritorno a piangere.

Lui mi fa sempre questo...

Sting Eucliffe, colui che mi ha uccisa interiormente.








(Avviso: aggiornamenti casuali)

Nalu ~ Vestita di lividi [Sospesa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora