Harleen si aggiustò gli occhiali sul naso piccolo e a punta mentre i tacchi porpora producevano un eco ben scandito nel corridoio silenzioso, era finalmente riuscita a mettere le mani sul protagonista del suo libro, su colui che l'avrebbe resa famosa e tremendamente ricca, almeno così credeva. Le labbra carnose sorrisero alla guardia che la fece entrare dentro la cella, l'ambiente era molto freddo, il detenuto dall'aspetto buffo era legato da una camicia di forza bianca, un sorriso tremendamente inquietante comparì sul volto pallido quando vide la sua nuova psichiatra entrare nella sua camera «ma che angelo che mi hanno portato!» esclamò scaldandosi, la bionda senza tante parole si sedette a fianco a lui che era steso su un tavolo metallico.
Harleen cominciò a buttare giù gli appunti del giorno prima di schiarirsi la voce ed iniziare la loro seduta con una semplice domanda: «Joker, raccontami cosa ti turba», una risata completamente fuori dal contesto le mandò brividi lungo tutta la spina dorsale «dottoressa, perché non mi dice come si chiama prima? Non do confidenza agli sconosciuti» continuò ridacchiando osservando i soffici lineamenti della bionda sorprendersi, che prontamente risposero «Harleen Quinzel ed ora, raccontami, sono qui per ascoltare» Joker sogghignò e si mise seduto sul freddo ferro osservando gli occhi azzurri, le stava sorridendo «i tuoi amici ti chiamano Harley?» la dottoressa spalancò lo sguardo cercando di ricomporsi, parole balbettate a mala pena uscirono dalle labbra rosee «non ho molti amici» ammise abbassando lo sguardo sul taccuino. «Beh, ora ne hai uno...Harley» il sottile tono di voce sembrava calibrato apposta per farla sentire speciale, camuffò un sorriso prima di alzare lo sguardo e notare che quello del clown era già posto su di lei «ti ascolto» riaffermò facendo cenno con la testa di continuare all'uomo davanti a lei che scocciato, roteò gli occhi «le persone sono false.» ringhiò avvicinandosi al volto della dottoressa «hanno la lingua di zucchero ma il cuore di sale, scommetto che anche tu lo sei, Harley.» continuò sorridendole e uno sguardo di terrore si fece spazio sul viso angelico della dottoressa che realizzò quando sarebbe stato complesso scrivere un libro sul Joker. Il clown rise a crepapelle prima di ritornare serio «no, hai l'espressione così innocente» sorrise «non c'é bisogno che io ti racconti di me, ti basta guardarmi per vedere quanto sto bene. Io rido solo esteriormente..il mio sorriso é solo a fior di pelle. Se tu potessi vedermi dentro, sto piangendo..Puoi unirti a me per un singhiozzo?» e a quest'ultima affermazione scoppiò a ridere prima che la dottoressa annotò alcuni appunti «oh stai scrivendo di quanto sono cattivo?» continuò la chioma verde scoppiando in una clamorosa risata. Harleen scosse il capo prima di posare i capelli dietro l'orecchio «Joker...potresti esprimere il tuo dolore più...accuratamente?» fece una richiesta un po' troppo pretenziosa, si aspettava una risposta pertinente all'argomento ma non fu così:
il clown scosse la testa «Lasciami dire cosa sto pensando, dolcezza... Ero nel mio bagno un giorno, quando mi resi conto che ero destinato alla grandezza. Sai come la gente si preoccupa delle apparenze? "Questo é bello, questo no.." Cosa completamente superata per me. Ora io faccio quello che per gli altri é solo un sogno: io faccio arte, finché qualcuno muore. Capito? Io sono il primo artista dell'omicidio a ciclo completo, cara!» ridacchiò nuovamente dondolandosi avanti ed indietro con il busto, lasciando la dottoressa più confusa di prima. A Joker piaceva blaterare, deviare l'argomento, confondere, in fondo era come un enigma, quando si risolveva il primo pezzo del puzzle ci si accorgeva ch'era sbagliato, un misterioso ma affascinante problema che probabilmente non sarebbe mai stato risolto. Harleen cancellò a penna gli appunti presi prima che il Joker si alzò dal tavolo, così fece anche la dottoressa, che anche se era notevolmente più bassa di lui, lo afferrò per il busto e lo fermò «oh se hai un buon odore! Ti mangerei. Ma poi sarei accusato anche di cannibalismo!» scoppiò nuovamente a ridere prima di opporre resistenza alla povera ragazza, la fece indietreggiare fino a quando la schiena coperta dal camice bianco con sopra appesa la targhetta con la firma non fece contatto con il muro della cella «Devi misurarmi la febbre? Perché non vedo l'ora di abbassarmi le mutande..» sogghignò mentre un mugugno soffocato uscì dal corpo schiacciato al muro dal Joker «si sieda!» urlò la dottoressa prima di spingere le spalle potenti e spesse dell'uomo «oh sei una donna decisa, mi piaci Harley!» la stuzzicò, opponendo resistenza alle deboli spinte da parte sua. Harleen ringhiò «non mi chiami così! Sono la sua dottoressa» e fulminò l'uomo che scoppiò a ridere, come aveva fatto nell'ultima mezz'ora, mollò la presa e si piegò sul tavolo «oh mi vuoi punire Harley, perché puoi farlo» rise per poi girare il bacino, rivolgendolo verso quello della dottoressa ancora sconvolta con la schiena aderente al muro, si soffiò un ciuffo biondo via dal viso prima di avanzare verso il Joker che dopo esser riuscito a distrarla si liberò dalla camicia di forza. Uno sguardo di puro terrore si formò sul volto arrossato dallo sforzo, le grosse mani venose afferrarono i piccoli polsi, costringendo la dottoressa a sdraiarsi sul tavolo «lo sai cosa faccio ai miei dottori?» sogghignò all'orecchio della dottoressa prima ch'essa con il tacco color porpora lo spinse via da sé. Premette il pulsante della sicurezza e le guardie dell'Arkham Asylum entrarono tempestivamente nella cella bloccando l'uomo con le mani dietro la schiena, Harleen si alzò e raccattando il suo taccuino uscì dalla cella, ma alle sue spalle fu urlata una semplice frase «di solito i miei dottori non tornano più dopo la prima seduta. Ciao Harley! É stato bello fare la tua conoscenza!» ed una risata aspirata le fu impressa in mente come una canzone su un nastro.«Sta bene?» chiese l'infermiera di turno osservando la donna leggermente scossa, l'anziana le porse un bicchiere d'acqua, le labbra a cuore si dissetarono all'istante prima che la dottoressa notevolmente più calma ordinò «niente pasti fino a dopo domani» disse alzandosi, e prima di uscire dall'Arkham stretta nella sua giacca color pelle finì la sentenza «e punizioni corporali fino al mio ritorno.»
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Harleen / Joker x Harley
FanficHarleen Frances Quinzel, dottoressa laureata di grande successo a Gotham, ma la sua assetata voglia di qualcosa di elettrizzante la spinge a trovare lavoro all'Arkham Asylum. Speranzosa di poter scrivere un libro sulla sua carriera un giorno, la dot...