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Harleen dopo la seconda seduta aveva concesso all'uomo di avere l'idratazione necessaria per sopravvivere. Era un mercoledì a Gotham e la dottoressa era di turno, un sole piuttosto caldo quel dolce pomeriggio l'aveva cullata fino all'ingresso dell'Arkham Asylum che si presentava sempre molto freddo e cupo. «Buongiorno Dottoressa Quinzel!» esordì la segretaria mentre la biondina fece cenno per salutarla e si diresse subito nel suo ufficio, si sedette e iniziò a sfogliare la sua raccolta di avvenimenti, li rilesse malamente, ovviamente al termine del suo "lavoro" avrebbe lasciato il manicomio e riordinato tutte le note creando un magnifico libro spiegando la mentalità del criminale più pericoloso di Gotham, alla sola idea si sentiva così eccitata, sarebbe stata la seconda Freud.
I suoi pensieri furono subito distratti da tre bussate alla porta, «avanti!» esclamò la psichiatra vedendo entrare dalla porta il suo collega più fidato che con sguardo terrorizzato e il fiato pesante esordì «Joker é impazzito, devi andare a calmarlo». Le unghie laccate di rosso strinsero per un secondo i braccioli in pelle della grossa sedia da scrivania, ma presto la dottoressa rispose e correndo dietro al collega dalla pelle caramellata, quando arrivò davanti alla cella si fermò di colpo osservando il corpo di una guardia venir tirato fuori, inerme, senza vita dalla cella. Joe, la guardia di destra, spaventato disse «non fa altro che chiedere di te, sta avendo una crisi». "Crisi", Harleen spinta dalla curiosità si fece spazio tra le grosse guardie che intimorite la supplicarono di non chiudere la porta della cella, ma la grossa serratura li confinò in pochi centimetri quadrati, la chioma verde sorrise soddisfatto mentre era stato ancorato al muro da una grossa catena che ad ogni movimento emetteva un suono metallico, «sei più bella ogni volta che ti vedo» disse l'uomo quasi stremato al suolo, il suo aspetto era decisamente deteriorato ed Harleen collegò subito la ricaduta mentale dell'uomo alla fame istintiva. Così si fece allungare dalla porta ad aria compressa del cibo di qualità media in un piatto abbondante, si sfilò i tacchi e si sedette sulle ginocchia a pochi centimetri dal Joker per far sì che non la potesse urtare in qualsiasi modo o assalirla, l'uomo sembrò contento a primo impatto ma quando le labbra piene gli sussurrarono «mangerai ogni volta che risponderai sinceramente ad una mia domanda», la sua felicità scomparì del tutto. Sconsolato annuì, non poteva non cedere, era a digiuno da meno di cinque giorni e già si sentiva morire. Le unghie laccate afferrarono la forchetta in plastica e infilzando un pezzo di pollo, la dottoressa chiese «perché hai avuto questo crollo?», Joker, come un bambino capriccioso cercò di addentare il pasto senza rispondere alla domanda, ma il boccone gli fu tolto dalla bocca «rispondi» disse severamente la donna guardandolo negli occhi. Un sospiro venne dal corpo legato alla catena «non so neanche io cosa mi passa per la testa» sorrise «sarà la fame» continuò a sorridere mentre la biondina scosse la testa «e perché ti sei calmato solo quando sono arrivata io?» continuò a chiedere ma la chioma verde rise di buon gusto «ho risposto alla prima domanda, ora voglio mangiare.» la dottoressa senza dargli contro lo imboccò e vedendolo masticare di buon gusto con gli occhi socchiusi si sentì quasi vicina allo psicopatico accanto a lei. Quando gli occhi ghiaccio di lui fecero contatto con quelli della dottoressa, ella smise di ridere continuando a riproporre la stessa medesima domanda, Joker restò silenzioso per un istante prima di prendere un grosso sospirò «perché vicino a te, mi sento sano» rispose e Harleen non poté nascondere il suo sorriso di compiacimento, senza esitazioni diete una forchettata sostanziosa all'uomo che a bocca piena farfugliò «la risposta era buona? Perché era più sostanzioso il boccone» sorrise facendo ridacchiare la dottoressa.
La bionda di avvicinò di poco al matto prima di vederlo completamente rinvigorito dopo il sesto boccone, «cosa ti ha spinto a finire qua dentro?» chiese Harleen mentre gli occhi del Joker diventarono subito più cupi a quella domanda «devi sapere che là fuori vi é un uomo vestito da pipistrello. É cattivo! Mi ha sbattuto lui qua dentro» enfatizzò la risposta sottolineando in ogni domanda a seguire che la colpa era di questo presunto "Batman", Harleen ovviamente notò questo strano completamento, il clown pareva infatti ossessionato dall'uomo pipistrello, la sua mente gli aveva fatto credere che il supereroe non pensasse ad altro che dar contro a lui.
L'uomo dalla chioma verde mugugnò quando tirò un po' troppo forzatamente la catena che gli stava stringendo il busto «quando mi misurerai la febbre?» sorrise malizioso dopo essere stato imboccato, la dottoressa scosse la testa ridendo «non dovrò mai misurarle la febbre», l'uomo annuì alzando le spalle prima di commentare con «dammi del tu, Harley» e la biondina si sentì completamente stregata dall'uomo davanti a lei, doveva ammettere che aveva una particolarissima strategia per renderla sempre più la preda di quella battaglia.
Finito il piatto Harleen dissetò l'uomo e quando notò che l'angolo delle labbra era sporco di cibo allungò il pollice, pulendogli l'angolo della bocca «avvicinati di più..» sussurrò Joker «non mordo» l'idea la tentava più di qualsiasi altra cosa tanto che l'offerta le sembrò così appetibile da volerla accettare, ma un secondo prima di andare completamente fuori di testa si infilò i tacchi e si alzò in piedi «sono la tua psichiatra, non la tua amante» e così facendo raccattò il piatto ed il bicchiere.
Ma prima di farsi aprire la porta Joker la lasciò in sospeso con una semplice affermazione «oramai non muoio solo per vederti». Non avrebbe mai realizzato che tutte quelle parole zuccherine erano solo il sentiero verso la trappola finale, su cui sarebbe dovuta cadere.

Harleen / Joker x HarleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora