Capitolo 2

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La notte non la passo mai tranquillamente: vivo in un continuo dormiveglia, dal quale mi sveglio per ogni minimo rumore per colpa di un fatto accaduto sempre per colpa di mio fratello. Così appena sento un rumore, spalanco gli occhi, tolgo lentamente il braccio di Mickey dal mio corpo e mi alzo, per controllare che nessuno sia in casa.

Attraverso il corridoio e prendo la mazza da baseball e scendo le scale.

Fortunatamente non trovo nessuno in casa e appena sento dei cigolii dietro di me, sferro il mio attacco con la mazza. Mickey prontamente ferma la mazza con la mano, mentre con l'altra si strofina il volto assonnato.

-Ma che cazzo Clary... qualche giorno mi ucciderai- mi sussurra poco serenamente. Sospiro, lieta che fosse lui, appoggiando poi la mazza a terra.

-Domani scuola, eh?- chiese sedendosi al tavolo, mentre io cercavo di farmi una camomilla e calmarmi, ci provo almeno.

-Si...- dissi poco convinta.

-Wow, non essere troppo entusiasta eh- disse sorridente, mentre se la rideva. Mi voltai a fargli la linguaccia, vedendolo sorridermi e appoggiare il suo volto sul palmo della sua mano, ancora assonnato.

-Vai a letto, Mickey- dissi notando la sua stanchezza. Si alzò pronto ad andarsene ma poi si voltò e si avvicinò.

-Sicura?- mi chiese incerto.

Annuii, sorridendo e vedendolo andare dritto in camera.
Frequentavo l'ultimo anno, avendone perso uno per mio fratello, sono ancora a 19 anni a frequentare la scuola: l'unico modo per aiutare Mickey, era andare bene almeno a scuola anche se i litigi non mancavano mai.

L'indomani Mickey mi accompagnò a scuola e ritornarci è sempre un bel trauma.
Rimasi quasi due ore in punizione e appena uscii dalla scuola, ritrovai Mickey aspettarmi, appoggiato alla macchina con le braccia conserte.

-Di nuovo il sopracciglio spaccato?- mi chiese divertito, appena mi avvicinai a lui. Sorrisi, complice del mio caratteraccio.

-Che ha detto stavolta la biondina?- mi chiese staccandosi dalla macchina e sorridendomi, osservando la gravità del danno sul mio volto.

-Mi ha chiamato puttana succhia cazzi- dissi indignata.

-Ouch- disse con una smorfia preoccupata.

-Gli ho strappato una ciocca di capelli, dato una gomitata nelle costole e un labbro spaccato- dissi intuendo la sua prossima domanda. Mi sorrise a trentadue denti.

-Ecco la mia ragazza- mi disse aprendomi la portiera. Prima di entrare gli lascio un bacio veloce sulle labbra, ma vengo tirata verso di lui che approfondisce il bacio, per poi farmi sedere in macchina.

-Ho delle consegne da fare oggi pomeriggio, ho chiesto ad uno dei fratelli Gallagher di darti ripetizioni sulla tri....trigonometria, era quella no?- mi chiese guardandomi qualche volta, mentre guidava.

-Si...sì, grazie- dissi annuendo, distrattamente.

-Lip, arriverà verso le tre, okay?- mi disse lasciandomi davanti casa.

Scesi e lo salutai vedendolo andare via.
Guardai l'orologio al mio polso: le 14.50, giusto il tempo di entrare e lasciare la cartella e mettermi qualcosa di più comodo addosso.

Feci in tempo a cambiarmi che qualcuno suonò al campanello.

-Sono Lip, piacere- disse allungandomi la mano, un ragazzo sul biondo cenere, occhi celesti e sguardo un po' perso.

-Clary, accomodati- dissi sorridendo, dopo aver stretto la sua mano e invitato dentro casa.

-Scusami per il casino ma sono appena arrivata- dissi appena ci accomodammo in cucina, cercando di togliere quello che potevo da mezzo.

-Non preoccuparti, a casa mia c'è di peggio. Comunque, trigonometria è il problema giusto?- mi chiese sedendosi e aprendo libri e quaderni.

-Sì...- dissi sedendomi, prendendo la penna e iniziando a mordicchiare il tappo, per il nervoso, come ero solita fare.

Iniziò a spiegare e capii solo la metà delle seguenti tre ore di ripetizione.
Appena finimmo, mi buttai sulla spalliera della sedia, esausta.

-Sono esausta- dissi sbuffando, lanciando la penna sul quaderno davanti a me. Lip, sorrise a volto basso, mentre richiudeva i quaderni e li metteva nella borsa.

-Ah, quanto devo darti?- chiesi riferendomi alle tre ore passate a ripetere.

-Nulla, Mickey è come un fratello per me e lo sei anche tu- disse sorridendomi per poi uscire di casa salutandomi con un cenno della mano. Mickey non tardò ad arrivare, ritrovandolo più incazzato che mai al ritorno.

-Ei, piccolo boss, come va?- chiesi avvicinandomi a lui, cercando di farlo ridere un po' e allentare la pressione. Mi scansò e si buttò sul divano.

-Non iniziare a scherzare anche tu, Clary!- disse alzando la voce, buttando la testa all'indietro e sospirando.

-Okay- dissi alzando le mani e sedendomi sulla poltrona di fianco al divano. Mickey, si raddrizzò passandosi la mano in faccia e poi nei capelli, guardandomi.

-E' che mi ritrovo a lavorare con dei rincoglioniti, tutto qui- disse guardandomi e scuotendo la testa, senza speranze. Mi fece segno con il capo di sedermi affianco a lui così feci.

Appena mi sedetti, posò il suo braccio dietro al mio collo, avvicinandomi a lui, facendomi appoggiare la testa sul suo petto.

-La lezione, com'è andata?- mi chiese accarezzandomi i capelli.

-Bene, ho capito solo la metà di tutto quello che mi ha spiegato- dissi ridendo, sentendolo ridere insieme a me.

Passammo la serata a fare zapping al televisore per poi sentire il campanello di casa.
Mickey si alzò e andò ad aprire.

Appena sentii le voci alzarsi mi alzai dal divano e mi diressi alla porta per controllare la situazione: tre soggetti, vestiti di nero erano alla porta che se la stavano prendendo con Mickey.

Di colpo uno dei tre, quello al centro, da un pugno facendo cadere Mickey a terra, sanguinante. Mi fiondo vicino a Mickey, guardando poi torva i tre soggetti.

-Ma che cazzo avete?!?- sbottai guardandoli male. Il più piccoletto mi sorrise, compiaciuto.

Mi alzai e gli diedi un bel destro, di quelli insegnati da Mickey.
Sputò sangue dall'altra parte, per poi darmi un ceffone così forte, da farmi arrivare oltre Mickey. Ero pronta a rialzarmi nonostante il labbro sanguinante, ma Mickey mi fermò.

-Ferma Clary, ferma!- mi ordinò alzando la mano, guardando verso di me.

-Bel gancio destro, puttanella- sentenziò quello che avevo colpito.

Ero pronta davvero a scagliarmi contro di loro ma Mickey continuava a scuotere la testa, nonostante fosse nero dalla rabbia.

-Entro domani sera voglio il carico o verrò a farti visita e dare una bella strigliata alla tua puttanella, intesi?- disse prima di andarsene e sbattere la porta di casa.

Call my name - Mickey MilkovichDove le storie prendono vita. Scoprilo ora