Lui. Non penso ad altro, ed è noioso.
Quando mi sono svegliata e l'ho visto seduto per terra, ho subito pensato che era un messaggero di Lucifero, pronto ad accogliermi tra le sue braccia e dirmi che è tutto finito, che è il momento di abbandonarmi. Credevo che fosse il segnale che mi aspettavo. Eppure era così bello per essere dannato: i capelli castani scuri erano tirati indietro, rasati ai lati e con uno strato di gel, gli occhi erano torbidi e, anche se erano scuri, sembravano un deserto desolato; aveva un fisico asciutto, le nocche rotte e scure, qualche graffio superficiale sulla mascella leggermente squadrata, il pomo d'Adamo che andava su e giù vorticosamente mentre pronunciava il suo nome: Gerald. Appena lo aveva detto, avevo subito pensato che fosse il tipico nome regale ed aristocratico tipico di quelle belle famiglie benestanti, eppure aveva la mia stessa disperazione negli occhi, le parole avevano lo stesso tono drammatico, i gesti erano ricchi di nostalgia per qualcosa che non ha mai vissuto. Ci siamo conosciuti, gli ho detto anche troppe cose di me - ma poco importa - e mi è piaciuto parlare con lui, vedere quelle labbra sottili formulare ogni parola, e per la prima volta ho capito cosa vuol dire sorridere e ridere veramente, sentire quella luce flebile dentro di me accendersi. Quando ho visto i suoi tagli mi era sembrato più cupo di me, dato che la pelle era seghettata e tagliata a casaccio, e per un attimo mi sono chiesta come mai il mondo ha voluto catapultare questo delinquente in camera mia, perché ha voluto farmi capire che posso tenere a qualcuno che neanche conosco veramente. Gli ho chiesto se potevo ritrarlo! A pensarci adesso mi verrebbe da sgozzarmi: io non dico mai a nessuno che dipingo, figurati chiedere a qualcuno di posare per me! Eppure adesso riguardo quel disegno e sorrido, pensando a come mi guardava, come esaminava la mia anima con quegli occhi di ossidiana, talmente misteriosi da farmi male. Gli ho chiesto pure di ritornare! Mi metto le mani tra i capelli per l'esasperazione. Ma che mi è saltato in mente? Io non sono mai così aperta, così curiosa e così gentile con qualcuno, e a testimone c'è l'incontro con quel gruppetto di ragazzi a Carlsbad. E anche se continuo a ripetermi che non lo vedrò più e che ho fatto male a far vedere la vera me così presto, ho un desiderio in me, che adesso rivaleggia con il desiderio di morte: voglio rivederlo, voglio conoscerlo meglio, capire com'è passare il suo inferno e capire cos'è per lui il paradiso. Deglutisco mentre l'acqua della doccia scene placando leggermente i miei pensieri e lava i miei capelli pieni di nodi: dopo essermeli districati e asciugati con un colpo di phon, resto in camera a disegnare occhi famelici e giacche di pelle nera, con la consapevolezza che il desiderio di rivederlo vince su quello di morire.
>Gerald's P.O.V.<
Durante tutta la giornata ho lavorato come un asino, accogliendo qualche vecchia conoscenza per estinguere debiti minori: ovviamente Dutch, il capo dell'officina in cui lavoro non ha approvato, ma vedendo la causa di quegli incontri si è subito ammorbidito e ha lasciato che entrassero tutte quelle brutte facce, spesso con delle pistole in mano o un gruppo di armadi con occhiali da sole scuri e smoking. Uno di loro l'ho perfino picchiato perché voleva di più e mi ha minacciato, e dopo aver pulito il sangue sono tornato la persona seria e composta, la maschera che metto durante il giorno, quando non sono nella merda. E volete sapere un po' chi non si decide ad uscire dalla mia testa? Quella ragazza, Eleanor. È stato un incontro strano, inusuale ed eravamo entrambi a disagio, ma voglio rivederla. La voglio, semplicemente. "Ma se hai detto di no alle relazioni romantiche!" la mia vocina ride di me, e io non posso fare altro che darle ragione e darmi una svegliata, convincendomi del fatto che lei è sicuramente fidanzata. Appena rientro a casa, trovo Madison, Rich, una macchina dall'uso sconosciuto e una siringa.
E che cazzo!
Devono invadere casa mia proprio quando voglio solo pensare a due occhi nocciola? -Dobbiamo fare il test del sangue per provare che non hai più schifezze- spiega Rich conciso, e sorrido. -E quel sorriso?- mi chiede la pazza, che adesso ha i capelli rosa e avvolti in due chignon ai lati della testa. -Ho conosciuto una ragazza...- borbotto, ma mi sentono lo stesso: Madison mi abbraccia contenta e Rich assume un'aria strana, come se avesse ingerito qualcosa di non commestibile, per esempio del detersivo. -Sei serio? Gerald-che-non-si-innamora-mai adesso vede cuori dappertutto?- rido, e si sorprendono pure della mia risata. -Non proprio- e gli racconto di stanotte, orgoglioso di aver conosciuto quella ragazza in modo totalmente casuale. "Ma se il suo numero civico è il tuo compleanno!" mi rimprovera quel piccolo bastardo dentro di me, mentre Madison preleva un po' del mio sangue e clicca tasti su quell'aggeggio infernale. Non so precisamente dove se lo sia preso, ma l'importante è che funzioni e che mi dica che sono apposto. Tre minuti dopo esaudisce il mio desiderio:-Complimenti, amico!- mi dice Mad, poi aggiunge:-Stasera devi rivederla ad ogni costo!- e mi guarda con i suoi occhioni smeraldo, con un'espressione al limite dello stucchevole. -Non lo so. Non è nel mio stile- Mad sbuffa sonoramente:-G, hai appena trovato l'amore della tua vita e ti tiri indietro?- annuisco e gli lancio uno sguardo carico di vuoto. -Sentite, io non so se voglio veramente avere una ragazza, e probabilmente lei non mi considera neanche in quel senso... Non mi guarda come mi guardano le ragazze nei pub o nelle discoteche- dico giustificandomi, ricordando quegli sguardi languidi da parte di ogni ragazza capitasse sotto i miei occhi: uno sguardo opprimente, asfissiante e odioso, ma che significa "sei carino"; almeno l'aspetto mi gioca a favore, se ho bisogno di qualcosa. -Certo che sei proprio una testa di legno, per non dire di un'altra cosa. Non lo capisci?- mi dice Madison mentre fa una bolla con la sua gomma da masticare, infastidita. -No, non capisco un cazzo- le dico esausto di questa chiacchierata. Di solito non parliamo di queste faccende romantiche, semplicemente perché io non so cosa sia l'amore né come dimostrarlo, e finora mi andava bene così. Perché una serata diversa dalle altre ha cambiato così tanto il mio modo di pensare? Mi è bastato sentirla parlare, e volevo subito proteggerla da cosa faceva, dai suoi tagli e dalla sua insicurezza. Volevo proteggerla dalla parte di lei che deprime il resto della sua vita e farle capire, anche se non lo so nemmeno io, che la vita a volte ci viene incontro. -Lei è diversa dalle altre, non le basta uno sguardo semplicemente perché non sa cosa provi per lei! Dimostraglielo. Portala fuori, circondala di attenzioni, falle capire che te a lei ci tieni sul serio. Falle sentire com'è essere tua- mi dice, seria e con un moto di vita inaspettato da una come lei. Mi convince leggermente, ma la parte più grande di me, quella che sovrasta le altre, blocca subito i miei pensieri vaganti:-Non la vedrò più. Accettatelo, io l'ho già fatto. Stanotte andrò in un'altra casa, e così fino a gennaio. Poi andrò a New Orleans e basta- ma sono un bugiardo del cazzo.
Okay, scusatemi tanto! Tra la scuola e il Lucca Comics (una fiera delle mie parti) solo ora ho trovato il tempo di aggiornare. Grazie mille per le seicento e più letture, per i 112 voti e per i complimenti che mi fate! Vorrei tanto farvi un monumento ma non saprei che materiale pregiato usare... ;) D'ora in poi cercherò di essere più attiva, ve lo prometto. Al prossimo capitolo! :B
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ℭ𝔯𝔲𝔪𝔟𝔩𝔢 ✔️
ChickLit(DA REVISIONARE COMPLETAMENTE) Eleanor è strana, è diversa dagli altri. Ma, invece che renderla felice, scatena l'opposto in lei, in quella mente contorta e creata nel modo sbagliato. La fa sentire non accettata, continuamente sotto stress e nervosa...