67: Flower.

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Il sole che filtra dalle veneziane che coprono l'enorme finestra della stanza degli ospiti mi sveglia, e tento di dormire di nuovo quando mi rendo conto che sono solamente le nove di mattina. Voglio far passare più tempo possibile così sarò vicina a Tyler in un batter d'occhio, ma la voce di Arleene mi sveglia del tutto:-Eleanor, in piedi! Oggi è una bellissima giornata, dobbiamo ancora visitare la Fremont!- mi stropiccio gli occhi e sospiro, cercando di trovare la carica di alzarmi così presto rispetto alla tabella di marcia che mi ero fissata in testa alle tre di stamattina, mentre cercavo di prendere sonno. -Cos'è?- le chiedo mentre scosto le coperte e mi alzo, allungando le braccia e facendo schioccare tutte le ossa. -Una strada molto antica e particolare di Las Vegas. Andiamo a fare shopping!- sorrido all'entusiasmo di Arleene e mi preparo in fretta, mettendomi dei semplici jeans, una maglia nera, degli anfibi e legandomi i capelli in una treccia bassa, perché fa sorprendentemente caldo anche se l'estate sta finendo. Arleene, come ogni mattina, mi fa trovare la colazione pronta, e io la ringrazio prima di mangiare. Ancora rimango perplessa quando finisco di mangiare (quel poco che il mio stomaco sta imparando a digerire) e non vomito nulla, perciò comincio ad apprezzare i sapori e a non vedere più tutto come un'insieme di "troppo salato" o "troppo dolce". Finita la colazione, Arleene prende la sua borsetta, le chiavi dell'auto e mi fa uscire di casa, per poi guidare per le strade trafficate fino a un piccolo parcheggio gratuito. La Fremont Street è un'enorme strada coperta da un pannello luminoso e circondata dai lati da negozi, casinò, alberghi, ristoranti e altri edifici. Scatto qualche foto, come faccio sempre, ma dopo poco Arleene mi prende un braccio e dice:-Fai le foto con gli occhi e seguimi!- e mi trascina nella sua felicità. Tentiamo di nuovo la fortuna in un casinò, ma sfortunatamente perdiamo i 30 dollari giocati, poi Arleene mi trascina in un negozio di abbigliamento e mi costringe a comprarmi qualcosa di nuovo, e così faccio, perché per una volta voglio fare ciò che non ho mai fatto, ovvero fare shopping con un'amica. Dopodiché, Arleene, dato che ha visto che faccio ciò che mi dice, mi infila in un negozio di trucchi, ma riesce solo a farmi comprare del mascara e del eyeliner. -Okay che voglio cambiare, ma non diventerò una festaiola! Queste cose non mi servono- Arleene ride e risponde:-Ci ho provato! Ti va di andare da un tatuatore?- la guardo e sorrido, pensando a quanto pessima sia questa idea. Poi però penso a Tyler, a tutti i tatuaggi che ha e a che faccia farebbe se scoprisse che ne ho uno. -Perché no?- le rispondo, e gli occhi di Arleene si illuminano di una luce nuova, pazza.


Se dovessi pensare a che tipo di tatuaggio farmi, lo sceglierei con cura: una parola che per me ha molto significato, una data importante, l'immagine di qualcosa che mi sta a cuore, di un ricordo. Eppure, mentre sfoglio l'enorme libro che mi ha dato Kwan, un tatuatore coreano, cerco solo quello che mi piace di più. -Dove vorresti fartelo?- mi chiede Arleene, e cerco un punto del mio corpo difficile da vedere, ma neanche troppo nascosto. Decido di farlo dietro l'orecchio, dove parte il muscolo del collo che si unisce all'inizio dello sterno, e decido di optare per un fiore di ciliegio, singolo e colorato, che rappresenti la nuova me, meno depressa della precedente. -Ho deciso questo- dico a Kwan, che mi sorride:-Perfetto. Dove lo facciamo?- rispondo velocemente:-Qua- indicando il retro dell'orecchio destro:-Ottimo punto. Qui sentirai poco dolore, il tatuaggio si attaccherà meglio alla pelle e ti sarà più facile mantenerlo- Arleene mi sorride mentre cominciano tutte le procedure per farmi un piccolo fiore: prima Kwan si assicura che non ci siano peli, perciò fa una ceretta sull'area interessata, poi disinfetta la pelle, l'ago e con una penna fa un breve schizzo, mentre il macchinario si scalda. -Nervosa?- mi chiede Arleene:-No- rispondo io prima di stare completamente zitta e lasciar lavorare Kwan, che dopo mezz'ora di silenzio finisce la parte in bianco e nero del tatuaggio:-Prima che lo colori dimmi che ne pensi- mi fa vedere il risultato, e sorrido pensando alla pazzia che sto facendo: i petali sono delicati, i pistilli disegnati attentamente e sembra quasi un fiore vero. -Perfetto- do il segnale a Kwan che può continuare, e dopo un'altra mezz'ora, il tatuatore mi copre il tatuaggio con un cerotto e mi dà i prodotti che dovrò usare per le prossime due settimane. Pago il conto, che è più salato di quello che mi immaginavo, e prima di pranzo vado in una biglietteria per sentire quali pullman ci sono per San Diego. Prendo un biglietto sola andata per le sei del pomeriggio, e poi io e Arleene ci avviamo all'aeroporto per prendere Markus, il fidanzato di Arleene.

Aspettiamo pochi minuti nei quali cerco di calmare la mia amica, poi tra la folla lei intravede Markus e gli corre tra le braccia: lui è statuario, muscoloso e dai capelli biondi, spenti e tagliati piuttosto corti. Gli occhi azzurri, dolci e sinceri, mi guardano mentre si presenta:-Sono Markus- e io gli rispondo, stringendo quella mano curata e dalle dita grandi:-Io sono Eleanor. Ho sentito tanto parlare di te- Arleene ridacchia e guarda il suo fidanzato come se fosse un'opera d'arte, e io sorrido ai due, sentendo un vuoto nel cuore tipico della vecchia me. -Pranzerai con noi?- mi chiede Markus mentre torniamo alla macchina. -Se volete, mi aggiungo volentieri- Arleene annuisce sorridente:-In fondo, oggi ripartirai, quindi è meglio salutarci per bene, no?- mi fa l'occhiolino e le rispondo, poi Markus chiede:-Dove vai?- e io rispondo contenta:-A San Diego- e Arleene risponde, parlandomi sopra:-Dal suo fidanzato- arrossisco leggermente. Markus mi sorride e dice:-Allora spero per te che sia un bravo ragazzo. Te lo meriti- mi sento in dovere di ringraziarlo, dato che anche lui ha la stessa cordialità di Arleene, spassionata:-Lo è, ma grazie mille- e lui cerca di fare lo spiritoso, dicendo:-Per aver sopportato Arleene quattro giorni devi avere davvero un cuore d'oro- ridiamo tutti e tre e poi saliamo in auto, raggiungendo brevemente un piccolo ristorante vicino a un hotel enorme, il Caesars Palace, che ricorda l'antica Roma, come suggerisce il nome. Io mi limito a mangiare un leggero antipasto, mentre Arleene e Markus mangiano rumorosamente una bistecca al sangue, ridendo e parlando. Io parlo con loro ma ovviamente cerco di non fare l'invadente, perché si sono riuniti da poco e non voglio rovinare il ritorno di Markus, anche se mi sembra una persona molto disponibile, che finisce addirittura per offrirmi il pranzo, anche se lo fa dopo una discussione sul fatto che potevo benissimo pagarmelo da sola. Nel pomeriggio, andiamo a vedere lo spettacolo delle fontane di Bellagio in cui migliaia di litri d'acqua vengono catapultati a centinaia dimetri di altezza, con tanto di musica e gente che applaude a ogni getto spruzzato. Dopo aver visto ben due spettacoli, decidiamo di camminare per la Boulevard South, una strada enorme e molto popolare, ricca di hotel e alberghi particolari, originali e stravaganti. Mentre ammiro il paesaggio e scatto qualche foto, ci mettiamo a parlare dei posti che ho visitato, e Markus sembra particolarmente affascinato:-Quanti stati d'America hai visitato?- faccio un breve calcolo:-Circa 26, 27 se contiamo la mia patria, il Minnesota. Sono anche andata in Canada, in Alaska e ho visitato Cuba- Arleene mi chiede, curiosa e sempre con il suo entusiasmo contagioso:-L'America del Sud l'hai mai visitata?- scuoto la testa:-No, però mi piacerebbe andarci, anche se mi sa che smetterò di viaggiare- Markus mi chiede perché, avvilito, e io gli rispondo seria:-Ho viaggiato per cercare un posto da chiamare "casa", un posto mio, in cui posso rifugiarmi e in cui sentirmi completamente a mio agio, e l'ho trovato- e Markus afferma:-Quindi?- e io gli rispondo, cercando di farlo arrivare al mio punto:-Quindi non viaggio più- lui ribatte, serio:-Eleanor, "casa", da come l'hai descritta, non è un posto, ma una persona, e se l'hai trovata buon per te, sono molto felice, ma ciò non ti impedisce di viaggiare- rifletto sulle sue parole, arrossendo e sapendo che si riferisce a Tyler. -Non dirmi che hai comprato una casa a San Diego, perché non ci credo- mi dice Arleene, e io rispondo a entrambi:-No, non ho trovato una casa intesa come un edificio. È solo che ho passato lamia vita su un'aereo, e adesso che ho trovato un punto fisso in cui rifugiarmi non ho più voglia di viaggiare- Arleene sorride e guarda Markus:-Chissà se un giorno la penserai anche tu così- e lui ride, rispondendo:-Piccola, l'unico motivo per cui viaggio è che porto i soldi per farci vivere al meglio. Viaggiare per piacere non fa per me- e gli sorrido, pensando a cosa farò una volta che sarò a "casa".



Non è il capitolo più bello che abbia mai scritto.

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