36: Defense.

8 2 2
                                    


-G, muoviti- mi dice Rich, scuotendomi da un sonno profondo. -Richard Murray, perché sto dormendo su un divano? In un locale?- chiedo visibilmente scosso. -Sei tu che ti sei addormentato. Beh, anche io mi sono addormentato, ma ti ho solo imitato. Dobbiamo tornare a San Diego- mi massaggio la testa mentre mi alzo. -Non siamo neppure a casa?!- non mi ricordo nulla di ieri sera, tranne la telefonata con Eleanor. Lasciamo in fretta il locale e raggiungiamo l'auto quasi a corsa. Voglio tornare a casa il più presto possibile per poter rivedere Madison e poterle raccontare tutto, per poi sorbirmi sicuramente uno dei suoi monologhi sull'università a Seattle, che inizierà tra poco. Racconto a Rich della strana telefonata con Eleanor, e lui risponde semplicemente:-Ma sei serio?- sbuffo mentre sorpassiamo un camion. -Sì- dico esasperato: ho veramente chiamato Eleanor da ubriaco, e non è la prima volta. -Intendo dire che sei serio riguardo a Eleanor? Non è che sarà una botta e via come le altre?- non rispondo, non ne ho bisogno. Credo che lui sappia quanti sacrifici sto facendo per diventare un bravo ragazzo, principalmente per l'Università, ma da qualche parte nel mio cervello contorto anche per Eleanor. Sì, per lei, perché mi piacerebbe averla con me nel presente e nel futuro; anche se ci divideremo, voglio avere la sicurezza che nessun altro la toccherà oltre me, che solo io saprò farle provare le emozioni che ha sempre desiderato provare, l'unico che riuscirà a farsi amare da lei e a farle amare se stessa almeno un po'. -Se lo dici tu...- sussurro, per poi mettermi gli auricolari e fissare un punto indefinito del finestrino tentando di addormentarmi. Rich non ribatte, chiude la bocca e si concentra a farci arrivare a casa sani e salvi.


>Eleanor'sP.O.V.<

Sento dei rumori, ma non ci faccio molto caso: di sicuro Logan e Shaq staranno facendo il solito baccano per prendere le tazze per la colazione. Ma mi sbaglio, perché il rumore proviene da questa stanza: le veneziane si alzano, la luce si proietta sulle mie palpebre pesanti e mi fa vedere tutto arancione. Scosto qualche ciocca di capelli, tiro su la schiena ed ecco, a bloccare il sole, il corpo estremamente accattivante di Gerald, che mi guarda con confusione. -Ehi- dice lui dopo molto tempo di silenzio e imbarazzo,"forse perché tu indossi solo una t-shirt e hai le gambe scoperte...". Appena mi accorgo dello stato in cui mi trovo, prendo con fretta le coperte e mi ci avvolgo come capita. Gerald elimina quel leggero rossore che aveva sugli zigomi e sorride:-Hai delle belle gambe, Eleanor- alzo gli occhi al cielo. -Che ci fai qui?- gli chiedo stizzita. -Anche se tu sei arrabbiata con me, io volevo rivederti...- spiega guardandomi con il mento leggermente alzato, come a sottolineare le differenze d'altezza. -Bene. Eccomi. Ora puoi andare- dico fingendo di sorridere, ma non ci riesco: quella curva sul viso si spegne troppo in fretta, perché Gerald mi fa questo effetto. Non posso mentirgli facilmente. -Sii seria, per una volta. Che ho fatto per farti arrabbiare così tanto?- mi chiede confuso, e lo guardo, ricordandomi del cazzotto di Shaq, dell'ospedale, di Tyler, di tutto il casino che è diventata questa vacanza. -Vuoi l'elenco? Beh, accomodati...- dico, sarcastica come al solito, ma Gerald si siede di fianco a me, impassibile. Sbuffo:-Per prima cosa, sono incazzata a morte col fatto che tu rompa i coglioni a Shaq e a Logan solo perché vuoi parlarmi, quando sai benissimo che io non voglio farlo... Non disturbarli, anche perché mi riferiscono ogni telefonata e non volevo sentirti per un po', per pensare e godermi un po' questa vacanza- annuisce in silenzio, lasciandomi continuare. -Secondo: odio la tua irresponsabilità. Quando ti sei ubriacato talmente tanto da finire in ospedale, non era il fatto in sé ad avermi fatta arrabbiare, ma la leggerezza con cui tu, e Rich, affrontate la questione. Lo sai che una lavanda gastrica è una cosa seria, per quanto essa sia ordinaria?- abbassa lo sguardo. -Lo so, ed ho sbagliato... Ma eri talmente indifferente nei miei confronti che per un attimo ho pensato non ci parlassimo più. Ho pensato di perderti, e mentre pensavo non ho fatto caso a cosa stavo facendo- stavolta annuisco io, per poi continuare. -E per ultimo: perché ti sei tanto inferocito contro Shaq? Ti ripeto che sono stata io a chiedergli di picchiarmi perché in quel momento ero debole e desideravo una punizione al mio comportamento. Tu non sai nulla di me e non avevi il permesso di arrabbiarti così tanto con Shaq!- ora sono di nuovo arrabbiata, e lui si lascia trasportare dalla corrente delle mie parole:-Ti conosco abbastanza da sapere che non devi essere trattata così nemmeno sei vuoi! È normale che le persone a volte siano deboli – mi hai visto all'ospedale – ma non per questo devono meritarsi un sopracciglio e un labbro tagliati e un ginocchio sbucciato! Per non parlare dei lividi!- si porta i capelli indietro, domando le ciocche uscite dalla sua perfetta acconciatura. -Tu sei una bomba ad orologeria, come tutti. Prima o poi esploderai, e ciò che mi piace di te è che lo sai. Nonostante ciò, cerchi sempre di tagliare il filo sbagliato, quello che farà esplodere tutto ciò che hai intorno, te compresa. Se oltre al tuo tentativo di tagliare il filo sbagliato chiedi a qualcuno di aiutarti, peggiori solo la situazione; so che la vita è tua, ma almeno prima di trovare quel filo lascia che ti mostri tutto ciò che perderesti, lasciami almeno provare a farti desiderare di buttare via quella lametta per sempre. Perché se tu esploderai, esploderò anche io, e non solo metaforicamente. Preferisco saperti distante anni luce da me che morta tra le mie braccia- mi avvicino a lui e gli cingo il collo, affondando il viso ancora assonnato nell'incavo della mascella, respirando il suo profumo e cercando di soffocare in questo abbraccio. Cerco consolazione, e le sue parole sembrano perfette. Lui mi asseconda e le sue dita premono tra le costole, lasciandomi senza fiato ma in modo piacevole. Sospiro prima di finire l'abbraccio, e appoggio una mano sul suo sterno, sentendo il cuore battere ritmicamente:-Ma voglio ancora un po' di tempo per me...- spiego, gelida. -Me ne vado subito- risponde prima di lasciarmi un bacio sulla fronte e andarsene dalla finestra, imitando un gatto selvatico. È così libero, così selvaggio che per me è difficile immaginarmelo come un fidanzatino pronto a sacrificare tutto per me –anche se io non voglio un fidanzato del genere.

Mi mordo il labbro, perdendo quella frivolezza che avevo avuto prima di abbracciarlo, aprendo gli occhi.

Ha tentato di giustificarsi, ma con me non funziona: o la faccenda la sistemo da sola, o tra noi due è finito tutto quello che c'è stato.


Speriamo bene... Intanto, se il capitolo vi è piaciuto, ditemi pure che ne pensate nei commenti ;)

ℭ𝔯𝔲𝔪𝔟𝔩𝔢 ✔️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora