Gerald non mi aveva mai raccontato di lei. Me lo aveva promesso, ma ci eravamo dimenticati entrambi di questa promessa. -Non sai quanto. Cosa hai fatto di così grave?- chiedo a Marylin, e lei ridacchia, toccandosi le unghie smaltate. -Diciamo che sono stata un po' ossessiva nei confronti di Gerald. Ero innamorata di lui e niente... Sei sicura di volermi stare a sentire?- spalanco leggermente gli occhi e annuisco:-Ti prego, illuminami. Gerald faceva sempre casino quando volevo parlare di te- guarda a terra per pochi istanti, come persa nel suo dolore, poi comincia di nuovo a parlare:-Mi facevo di cocaina. Poco, eh. Però una volta ho fatto arrabbiare il mio spacciatore perché non avevo soldi, e a quel tempo ero una giovane ragazzina innocente, perciò cercavo ogni compromesso per pagare. Quando mi ha chiesto del sesso, ho rifiutato, e allora se n'è andato. L'ho inseguito, perché se non fossi tornata con la droga dai miei amici mi avrebbero esclusa dal loro gruppo... Gli adolescenti, come sai, sono davvero stronzi. Però poi mi sono imbattuta in lui, che non so bene cosa facesse, ma era una sorta di capo. Difendeva i suoi uomini, gestiva i traffici, faceva i favori più impensabili chiedendo somme altrettanto impensabili, e ai miei occhi era scattato qualcosa. Ho cominciato a chiedergli tutto quello che mi passava per la mente, scordandomi della droga, e avevamo passato un'intera nottata a parlare- mentre mi racconta tutto, io cerco di immaginarmi il Gerald di quel tempo, ma mi risulta estremamente difficile. -Lui era sempre gentile, mi diceva parole dolci, mi abbracciava, mi confortava. Una notte mi ha persino detto che se i miei amici mi avessero escluso, ci sarebbe stato lui per me. Mi ha promesso di darmi la vita che volevo, fatta di parole gentili e fiducia, ma poi ho cominciato a chiedere di più. E lui non voleva darmelo. Ha cominciato a diventare di ghiaccio, e io non riuscivo a stemperarlo con le mie mani tiepide. Ho provato a usare un'altra tattica: forse, se fossi entrata nel suo mondo, mi avrebbe vista sotto una luce diversa. Così, dato che sono una ragazza carina e non so spacciare, ho iniziato a fare la puttana. È stato divertente, eccetto la prima volta. Però tra me e Gerald non cambiava nulla, anzi, peggiorava- racconta tutto con del freddo calcolo, come per cercare di non entrare nelle sue parole, nei suoi ricordi, ma semplicemente dicendomeli per togliersi un peso. La fermerei, ma non posso. Ho avuto questo groppo in gola per troppo tempo, e anche se per lei dev'essere doloroso, devo sentire questa faccenda da qualcuno. -Lui poi, una notte, mi ha chiesto se mi divertivo a finire sempre in pericolo, a fare quello che faccio, e poi mi ha chiesto cosa volevo. Io ho risposto lui. Abbiamo scopato. E lo abbiamo fatto tante volte. Io ero brava, lui pure. Però sapevo che non saremmo mai andati oltre, eppure provavo a farmelo bastare. Nel giro di una settimana, poi, tutto per Gerald è andato in fumo. La polizia aveva arrestato dei suoi ragazzi, perciò doveva pagare le loro cauzioni, come da contratto. È voluto andarci di persona, quell'imbecille, a riempire i loro depositi bancari. È stato beccato. Si è fatto un mese di detenzione domiciliare con la condizione di dover testimoniare e dire più cose possibili, e l'ha fatto. Ha parlato di tante persone, poi se n'è andato dal New Orleans ed è venuto qui, per paura di essere ucciso. Qualcuno ci ha provato, ma non so come, è riuscito a impedirglielo. E io? Io non ne sapevo nulla, perciò sono rimasta a New Orleans a cercarlo, a cercarlo per dirgli che se aveva bisogno, io c'ero- appoggio una mano sulla sua gamba, e lei mi sorride, come per dirmi che è passato, che è il passato. -Ho continuato a fare la puttana finché non ho racimolato abbastanza soldi per mantenermi, poi, con un po' di lavoro gratis, sono riuscita a smettere. Ho cercato di contattare Rich, l'unica connessione che avevo con Gerald, e l'ho trovato a San Diego. Ho deciso di andarci, e dopo tanto casino, nel quale ho cercato di ripulirmi la testa e il corpo, ho provato a parlare con Gerald. Le cose non sono andate proprio come stabilito dal mio piano, però sto provando a farcela- annuisco e la ringrazio per le sue parole. -Adesso che farai?- le chiedo, e lei risponde dopo un sospiro:-Voglio chiarirmi. Dirgli che sono stata una stupida e che non sono più così. Voglio essere sua amica perché lui è stato il mio primo vero amico, e voglio ricominciare da zero. Tre anni fa ero una ragazzina, ero cretina e irresponsabile, adesso invece sono cambiata, e un po' devo ringraziare anche lui- mi rispecchio nelle parole che dice come se fossero un vestito fatto apposta per me, e la guardo negli occhi, vedendo la stessa espressione che ho allo specchio quando mi osservo; ha gli occhi di chi ha passato un'inferno che si è creata da sola, ma da cui poi è uscita trionfante. -Ti capisco. Anche io sono qui per lo stesso motivo- e adesso, è il momento che racconti io la mia storia a Marylin, a questa nuova persona che entra nella mia vita passando da sotto la pelle, in un modo doloroso ma anche piacevole, in questa cornice triste e sotto questi neon bianchi.
Non so perché, ma questo capitolo mi piace particolarmente. Eppure, non è nulla di che.
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ℭ𝔯𝔲𝔪𝔟𝔩𝔢 ✔️
ChickLit(DA REVISIONARE COMPLETAMENTE) Eleanor è strana, è diversa dagli altri. Ma, invece che renderla felice, scatena l'opposto in lei, in quella mente contorta e creata nel modo sbagliato. La fa sentire non accettata, continuamente sotto stress e nervosa...