Capitolo 1

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6:30 a

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6:30 a.m. Bluefields, Nicaragua. Mercoledì

Il caldo comincia a farsi sentire già a quest'ora della mattina. Il sole è già alto e i suoi raggi entrano dalle serrande mezze aperte della finestra di una stanza di motel spartanamente arredata. Da quella poca luce che entra si intravede sul letto un uomo che dorme è non sembra aver dormito bene quella notte, per via del caldo, dell'umidità, dai insetti e dalle bottiglie di tequila e birra sparse nella stanza.

I suoni della città cominciano a farsi sentire, specialmente quelli dei vari animali domestici che si trovano in zona. Sopratutto quello di un gallo a cui deve aver guasto il suo orologio interno, perché ha cominciato a cantare già da una buona mezz'ora e più.

L'uomo guarda l'orologio sul comodino e lo riposa con una certa violenza, come se fosse arrabbiato da essersi svegliato cosi presto. Ma nonostante questo si alza. In volto si legge proprio la sua fatica nel dormire. Prende una bottiglia di birra che era rimasta dalla sera prima sul comodino e si avvicina alla finestra. Una volta aperta viene investito dai raggi del sole, distoglie velocemente lo sguardo ma è rimasto quasi ciecato. Fa un paio di passi indietro, si volta verso il tavolino e prende un paio di occhiali da sole e ritorna alla finestra.

Beve la birra e guarda di fuori. Una volta finita la birra, fissa il gallo che lo aveva svegliato e con un lancio che farebbe inviato a un giocatore di baseball, gli lancia la bottiglia colpendolo. Si sentono urla sia di animali che di persone, forse da parte del proprietario che si lamenta. Ma lui non fa un piega. Si comporta come se lo avesse sempre fatto o semplicemente quel giorno lo voleva fare.

Rientra nella stanza, getta gli occhiali sul letto, prende una borsa da una sedia e ne svuota il contenuto anch'essa sul letto. Rovistando tra le cose, prende una bottiglietta di sapone e un asciugamano.

Si è sempre parlato male dei bagni pubblici, o dei bagni dei centri commerciali. Per via che sono molto frequentati e che non sono frequentemente puliti. Ma anche qui i bagni non scherzano. Un bagno piccolo, circa 3 metri quadrati, con il lavandino e il gabinetto che una volta usciti dalla fabbrica erano di un bel bianco splendente e adesso di bianco non hanno più nulla, ora sembrano color sabbia. Con il segno giallo di dove scorre sempre l'acqua.

Ma questo non sembrava che lo preoccupava. Apre l'acqua calda della doccia è inizia a lavarsi. Quando esce, si appoggia al lavandino e fissa lo specchio appannato. Con un mano lo pulisce, e resta per qualche secondo a fissarsi. Sembra che parli con se stesso, ma non una parola esce dalla sua bocca. Sgocciola in bagno, poi prende l'asciugamano, finisce di asciugarsi e si veste. Una camicia a maniche corte chiusa per metà di una taglia più grande, un paio di Jeans e anfibi. Rimette tutte le sue cose nella borsa, si mette gli occhiali da sole e un cappello, prende l'orologio e il cellulare ed esce dalla stanza.

Scendendo dalla scale si dirige verso il bancone della reception. Una donna anziana e seduta di fronte e fa la maglia, dev'essere la madre o una parente del proprietario. Al bancone non c'è nessuno, si gira attorno e non vedendo nessuno a parte l'anziana signora, suona un paio di volte il campanello.

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