Capitolo Trentacinque: Come Facciamo A Scendere?

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Quindi passo i minuti successivi a chiedere in giro dove sia il bagno. Come risposta ricevo il solito, ovvero persone che grugniscono, che alzano gli occhi, che mi offrono bottiglie vuote e che alzano le spalle in modo patetico. Quindi mi lasciano a vagabondare finché non capisco che dovrei cercare al piano di sopra. Salgo le scale barcollando e quasi cadendo, ma riesco ad arrivare in cima. Poi cammino lungo il corridoio buio pieno di gente che si bacia, che beve o entrambe le cose- il che è strano per me. Apro le porte una ad una per cercare il bagno.

"Whoops!" Dico imbarazzata mentre chiudo la porta.

"Uh, no, grazie". Rispondo educatamente e poi chiudo la porta il più velocemente possibile.

"Ugh! Prendetevi una stanza! Oh aspettate..." Mi viene lanciata addosso una scarpa col tacco, ma riesco a chiudere la porta giusto in tempo.

Mi appoggio alla parete e la colpisco con la testa dalla frustrazione. Va bene non riuscire a trovare un ragazzo, ma non va bene non riuscire a trovare un bagno. Come-

"Naomi?"

Alzo lo sguardo al suono del mio nome. In fondo al corridoio c'è una luce- forse perché c'è una porta aperta su una stanza illuminata che fa luce sul corridoio buio. Ma proprio davanti alla porta c'è un ragazzo illuminato da questa luce. Sembra un angelo venuto dal cielo, un principe azzurro, il mio salvatore. Se non avete ancora capito, è Parker. Sembra felice di vedermi ed inizia a camminare verso di me. Inizio a camminare verso di lui. La camminata diventa una corsetta e poi una vera e propria corsa. Sembra una di quelle scene dei film in cui due persone finalmente si riuniscono e corrono lentamente l'una verso l'altra con della musica ispiratrice in sottofondo. Ma è come se la musica sia stata interrotta da un graffio sul disco quando infilo il mio drink nella mano di Parker.

"Tienimelo." Gli dico mentre lo supero.

Batte le palpebre. "Aspetta, cosa-"

Viene interrotto quando sbatto la porta del bagno, che si trova dietro di lui. Qualche minuto dopo esco e sospiro di sollievo.

"Non puoi sapere da quanto tempo stavo trattenendo-"

Vengo interrotta da Parker che mi abbraccia. Resto spaesata, devo elaborare cosa sta succedendo. Gli do dei colpetti sulla schiena in modo impacciato mentre mi stringe di più.

"Ero così preoccupato," Mi dice nel panico. "Dov'eri? Un minuto prima eri lì, e quello dopo non c'eri più. Ti sto cercando da ore, Naomi, ore. Ho chiesto in giro e tutti continuavano a parlare di birra pong e di un robot." Riderei se non mi trovassi in questa situazione.

Indietreggia ma mi tiene comunque per le spalle per guardarmi negli occhi. I suoi occhi azzurri sono ancora agitati per la preoccupazione. Adesso posso dire che si sia sentito preoccupato, preso dal panico, spaventato ed arrabbiato con se stesso.

"No, non è colpa tua. È mia, non avrei dovuto-"

Preme la sua fronte contro la mia. "No, è colpa mia, ma non farmi mai più questo, Naomi. Pensavo di averti persa. Ero così spaventato e preoccupato. Non sai cosa succede a queste feste. Continuavo a pensare:'deve esserle successo qualcosa, deve esserle successo qualcosa'. Se ti fosse successo qualcosa-" Si ferma e chiude gli occhi. "-non me lo sarei mai perdonato."

Lo abbraccio e seppellisco la testa nella sua maglia, stringendone il tessuto. "P-Parker, m-mi dispiace così tanto. Scusami se ti ho fatto preoccupare. Ma sto bene, vedi?"

Mi avvolge di nuovo con le sue braccia e mi tira a sé. "Già, ne sono felice."

"Ugh, prendetevi una stanza." Borbotta qualcuno mentre ci passa vicino.

The Good Girl's Bad Boys: The Good, The Bad, And The Bullied (traduzione italiana)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora