Capitolo 1 |Paure

5.3K 220 58
                                    

Correva più forte che poteva. Non riusciva a respirare e si fermò per prendere fiato. Si accasciò sul terreno umido per riflettere. Perchè stava correndo? E da chi stava scappando? Appoggiò la schiena al tronco di un robusto albero. I vestiti erano strappati, i suoi piedi nudi erano incrostati di fango e tra le dita vi erano vari fili d'erba.

Sulla spalla nuda arrivò una gocciolina di un liquido caldo. Poi un'altra e un'altra ancora. Guardò la propria spalla, le goccioline non erano altro che un fluido vermiglio dall'odore ferroso. Si tastò la testa per capire dove si fosse ferita. Ma non trovò niente. Un'altra goccia di sangue le cadde addosso. Passò nuovamente una mano dietro la nuca, sulla fronte, sull'orecchio ma ancora non riuscì a capire da dove provenisse quel sangue.

Osservò queste gocce rosse che s'infrangevano sulla pelle, dividendosi in altre piccole goccioline che schizzavano sul suo viso, mettendo in risalto la carnagione chiara. Alzò lo sguardo e capì che il sangue non proveniva dalle sue ferite, ma da quelle di un corpo nudo, impigliato in una ragnatela.

Il rosso del sangue che colava da molte ferite, contrastava il pallore cadaverico della pelle dell'esile figura. Kassandra poteva scorgere solo la schiena, completamente tumefatta. Dalle forme delicate dei fianchi si poteva benissimo capire che era una donna.

Uno scintillio sulla mano della donna attirò l'attenzione della ragazza, ma venne subito riposta altrove: un gigantesco ragno stava cominciando a tessere un filo attorno al corpo immobile.

Kassandra sarebbe dovuta scappare, ma incuriosita rimase lì ad aspettare che il ragno girasse il cadavere per mostrarne il viso. L'aracnide si accorse della sua presenza e producendo un filo, cominciò a scendere dalla sua tela. La ragazza tentò di scappare e solo in quel momento si accorse di essersi appoggiata a un albero che apparteneva al grosso insetto.

I propri capelli, di un nero luminoso, ora sudici e ricoperti da uno spesso strato di fango, erano attaccati a una grande ragnatela, e anche i suoi piedi erano incollati al tessuto setoso. Le zampe del gigantesco aracnide, pelose e sporche di sangue, urtarono la mano della donna rimasta lassù, un scintillio si fece strada tra i rami per poi cadere ai piedi di Kassandra.

Guardò l'oggetto: era un anello di oro bianco e con lo stemma di una mezza luna. Quello era lo stesso anello che portava la madre di Kassandra. L'insetto era a una troppa poca distanza e Kassandra sentiva sul proprio viso, l'alito ferroso e pungente del ragno.

I suoi otto occhietti rossi, anziché riflettere i suoi tratti delicati, riflettevano un viso dalla mascella pronunciata, e anziché riflettere i suoi due smeraldi, riflettevano due occhi color nocciola. Il viso era di un uomo che Kassandra conosceva fin troppo bene: suo padre.

Un grido proveniente dall'alto le perforò i timpani.

Alzò lo sguardo: sua madre da lassù gridava il nome della persona riflessa negli occhi dell'aracnide -Peter! Peter! Fermati!-. La pelle, dalla bocca all'occhio sinistro, era completamente lacerata, i capelli erano appiccicati gli uni agli altri da una sostanza verde. La donna aveva gli occhi cuciti e sulle guance, o almeno su quel che ne rimaneva, vi erano i rivoli di sangue secco colati dai piccoli buchi delle cuciture.

Il ragno di colpo si trasformò in un lupo e si avventò contro la sua nuova preda, più giovane, un bocciolo ancora chiuso, una frutto ancora acerbo. Kassandra chiuse gli occhi e istintivamente mise le braccia sopra la testa per proteggersi, urlando disperatamente aiuto.

Di scatto, e involontariamente, aprì gli occhi con una violenza tale da strapparsi le palpebre. Il cuore le pulsava e sentiva i battiti tuonarle nelle orecchie, il respiro frenetico pian piano andava a calmarsi. Si sedette e si passò le mani sudaticce sul collo contratto, facendo una lieve pressione per massaggiare e sciogliere i muscoli. Nella stanza accanto, delle grida sovrastavano deboli pianti. Gli stessi pianti e le stesse grida che ogni mattina le davano il buongiorno. I colpevoli dei suoi orribili incubi.

LykaiosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora